Venezia in un weekend

Consigli pre-partenza

A Venezia non ci sono ascensori e i suoi numerosi ponti sono, ovviamente, fatti a scale. Si cammina e si balla (a bordo dei vaporetti) tantissimo. Perciò viaggiate leggeri e soprattutto con ai piedi solo scarpe molto comode.

Giorno d’arrivo

Sicuramente arriverete in treno, alla Stazione Santa Lucia, o con l’autobus, a Piazzale Roma.

In entrambi i casi potrete prendere il vaporetto. Il numero 1 è spesso affollato ma il suo percorso è molto suggestivo: attraversa lentamente tutto il Canal Grande. Consigliato per raggiungere il vostro albergo o il vostro appartamento, dove lascerete lo zaino e calzerete le vostre scarpe da ginnastica più comode.

Anche se in questo giorno non avrete molto tempo per visitare i numerosi palazzi e musei, potrete comunque scoprire alcuni dei luoghi più emblematici di Venezia.

Piazza San Marco è il punto di partenza del nostro itinerario, trattandosi della piazza italiana più famosa al mondo, insieme a Piazza San Pietro. Qui, in mezzo a una discreta folla di turisti, potrete bere un caffè in uno degli esclusivi bar sotto ai portici, il Caffè Florian e il Caffè Quadri, dove ascolterete inoltre splendida musica dal vivo. Prendetevi tutto il tempo per aggirarvi tra le stradine che costellano la Basilica di San Marco e il Palazzo Ducale, di cui potrete visitare più comodamente gli interni l’indomani. 
Consiglio alternativo: se volete evitare la folla, il momento migliore per godere di Piazza San Marco è la sera intorno alle 23:00. Ottima location per una passeggiata romantica.

Dopo aver attraversato Piazza San Marco, seguite le indicazioni per raggiungere il Ponte di Rialto, il più antico ponte di Venezia. Perdetevi tra le calli circostanti e godetevi il panorama. Importante: a Venezia avrete probabilmente problemi con il gps, dunque per orientarvi affidatevi ai cartelli e alle indicazioni dei negozianti locali.

Dopo la vostra passeggiata pomeridiana, attendete l’ora di cena sorseggiando uno spritz, l’aperitivo preferito dai veneziani. Ve lo consigliamo in due speciali varianti: a base di Cynar e a base di rabarbaro.

E se volete concedervi una cena unica, andate alla scoperta del sestiere Castello. A Via Garibaldi, il ristorante Nevodi offre un menù di pesce fresco per niente turistico. Qui potreste infine completare la vostra escursione serale con una passeggiata all’Arsenale. Ma non fate tardi, domattina si parte presto!

Primo giorno

L’itinerario del vostro primo giorno inizia alle 8:30 in Piazza San Marco, andrete presto per mettervi in fila per la visita al Palazzo Ducale. Qui vi perderete tra le sue affascinanti stanze, visiterere le prigioni e il famoso Ponte dei Sospiri.

Dopo aver visitato Palazzo Ducale, potrete raggiungere l’edificio religioso più importante di Venezia, la Basilica di San Marco. Dai suoi balconi si gode di una vista straordinaria in tutte le stagioni. E per una vista ancora più panoramica, ritornate in piazza e salite sul Campanile. Dal suo belvedere è impossibile non innamorarsi di questa città!

Camminando verso il sestiere di San Polo, raggiungerete nuovamente il Ponte di Rialto. Attraversandolo, arriverete al Mercato di Rialto, un luogo vivace, pieno di colori, odori e sapori. Se alloggiate in appartamento, qui è il posto giusto dove acquistare il pesce per organizzare una cena “a casa” molto speciale.

Camminando in direzione sud, verso il sestiere di Dorsoduro, arriverete a Campo Santa Margherita, la piazza più frequentata dagli universitari. Qui si trovano alcuni dei locali più gettonati dove mangiare a prezzi imbattibili. Il ristorante più consigliato della zona si chiama Orient Experience, che offre una cucina afghana davvero di qualità a prezzi ottimi. 

Dirigetevi ancora a sud fino a giungere alle Gallerie dell’Accademia, uno dei musei più grandi del mondo. Poco lontano da qui, ancora a sud, potrete ammirare la Basilica di Santa Maria della Salute e la Punta della Dogana. Dopo aver visitato la Basilica, prendete il vaporetto per raggiungere il sestiere di Cannaregio, a nord del Canal Grande. Qui respiretere una vita cittadina più autentica e meno turistica.

Scendendo invece alla fermata “Ferrovia”, potrete attraversare il Ponte delle Guglie, fino al ghetto ebraico, un luogo impregnato di storia e di malinconia.

Una volta imboccate le Fondamenta della Misericordia, vi consigliamo di passeggiare senza fretta e di camminare senza meta, per scoprire la magia in cui è avvolta Venezia, con i suoi palazzi da sogno, circondati da piccoli canali silenziosi.

A questo punto sarà quasi ora di aperitivo. Fermatevi in uno dei numerosi bar tipici e assaggiate i “ciccheti” al baccalà mantecato e le uova sode con l’acciuga. Dopo di che, dirigetevi di nuovo verso il Canal Grande per fare un giro romantico in gondola al tramonto.

Secondo giorno

Se volete conoscere a fondo i musei di Venezia, potrete farlo oggi. Ma noi vi consigliamo di approfittare della giornata per scoprire le isole più interessanti della laguna.

Di prima mattina, prendete la linea LN del vaporetto nella fermata di Fondamenta Nuove o a San Zaccaria. L’imbarcazione vi porterà all’Isola di Torcello, dove potrete ammirare la splendida Basilica di Santa Maria dell’Assunta, fondata nel 639, e salire sul suo campanile.

Dopo aver visitato l’Isola di Torcello, prendete nuovamente il vaporetto LN per raggiungere la vicina Burano, l’isola con le case colorate, originariamente così dipinte per aiutare il rientro a casa dei pescatori durante le mattine di nebbia. Se volete provare una prelibatezza culinaria della zona, vi consigliamo gli spaghetti alle vongole, una vera e propria delizia!

Fareste a questo punto in tempo a visitare l’Isola di Murano, famosa in tutto il mondo per i suoi vetri artistici.

A questo punto, visitate le isole, la miglior maniera di salutare Venezia è quella di raggiungere nuovamente Piazza San Marco. Quando arriverà la triste ora d’abbandonare la Senerissima, non c’è altro luogo che vorrete rivedere.

7 cose che (forse) non sapevi su Budapest

Ampi vialiparchi lussureggianti e raffinate terme: la capitale dell’Ungheria è una meta felice per tantissimi turisti da tutto il mondo, ma forse non tutti sanno che…

  1. Budapest è l’unione, avvenuta nel 1873, delle città Buda e Óbuda, situate sulla sponda destra del Danubio, con Pest, ubicata sulla riva opposta del fiume.
  2. La metropolitana di Budapest è la seconda più antica d’Europa. Quella di Londra, la prima del mondo, risale al 1863, mentre la metropolitana ungherese venne inaugurata nel 1896. La linea più antica, la M1, è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dell’Unesco nel 2002 ed esiste anche un film interamente ambientato nei sotterranei della metro di Budapest, “Kontroll”, girato nel 2003.
  3. L’impressionante palazzo gotico del Parlamento è il terzo per grandezza al mondo, dopo quello rumeno e quello argentino. Vanta 691 stanze, con 268 metri di lunghezza e 118 metri di larghezza.
  4. La Grande Sinagoga è effettivamente la più grande d’Europa: ci sono ben 2,964 posti a sedere!
  5. Memento Park: in quest’area possiamo trovare 42 statue raffiguranti Lenin, Marx, Engels e vari leader comunisti della storia ungherese.
  6. Budapest è la città natale di Houdini, il celebre mago; di László József Bíró, inventore della penna a sfera, e di Ernő Rubik, padre del cubo che porta il suo nome.
  7. Nei pressi della grande Basilica di Santo Stefano si trova una statua in bronzo che raffigura un poliziotto grassoccio. Secondo la credenza popolare, strofinare la sua pancia porta fortuna: come si può vedere dalla lucidità di questo punto rispetto al resto della statua, in molti hanno provato a verificare l’attendibilità della diceria!

5 cose che (forse) non sapevi su Bucarest

Un centro storico che non invidia Parigi, ricco di cultura e vita notturna, abbracciato da paesaggi bucolici della campagna: Bucarest è una meta turistica estremamente interessante e ricca di sorprese. Per esempio, ecco cinque fatti che (forse) non sapevi:

  1. Il nome: secondo la leggenda, la città è stata fondata da un pastore di nome Bucur (che in rumeno significa felice, gioioso) come tappa del suo cammino di transumanza dai Carpazi al Mar Nero. 
  2. Bucarest non ebbe mai una cinta muraria. In caso di attacchi da parte di invasori, gli abitanti si rifugiavano insieme ai propri beni e bestiame nei dintorni, nell’impenetrabile Foresta di Vlăsia o nelle Paludi di Călugăreni, una vera trappola per i nemici. 
  3. Il Palazzo del Parlamento è la struttura più pesante del mondo, il secondo edificio più grande del mondo per estensione e il terzo in volume. Costruita dal leader comunista Ceaușescu, il suo nome originale era “Casa del Popolo” ed è stato costruito interamente con materiali del Paese. 
  4. A pochi passi dalla città troviamo il più grande centro termale d’Europa, che conta ben 3000 metri quadri di piscine! La tradizione termale in Romania è molto radicata e deriva da due fattori: la dominazione romana e il fatto che un terzo delle sorgenti minerali d’Europa si trovano proprio sul territorio rumeno. 
  5. Dracula è un eroe nazionale! Vlad III di Valacchia, detto “l’Impalatore”, difese la popolazione rumena a Sud e a Nord del Danubio. “Dracula” è un patronimico: come lui stesso, suo padre fu membro dell’Ordine del Drago, fondato per proteggere il cristianesimo in Europa orientale.

Come passare tre giorni a Roma

Roma, la città eterna,è un’eterna sorpresa. Nasconde infiniti luoghi da vedere (e rivedere) ad ogni visita. Anche chi ci vive da sempre ne scopre continuamente di nuovi, tra angoli segreti e posti sconosciuti: tra scorci nuovi che sembrano apparsi nottetempo, percorsi alternativi che costeggiano le vie più antichi, giardini raramente aperti al pubblico, chiese e sale di palazzo riapparse dopo anni di cure e restauri.

Vi proponiamo una piccola guida di Roma per aiutare a scoprire questa meravigliosa città in soli uno, due o tre giorni. Abbiamo selezionato le cose che è possibile fare gratuitamente, i posti dove mangiare e i posti insoliti da vedere.

Cosa vedere a Roma al vostro arrivo

Se non siete mai stati a Roma e volete visitarla in un solo giorno non potrete evitare i luoghi simbolo più belli e conosciuti dell’Urbe.

Tappa obbligata dunque a San Pietro e ai Musei Vaticani. Inoltre, il biglietto di ingresso ai Musei Vaticani dà diritto alla visita della Cappella Sistina. Vi consigliamo di acquistare il biglietto onlinee di andarci di buon’ora; la fila per godere dello spettacolo è sempre lunga. Vi resterà poi un po’ di tempo per visitare anche il Foro Romano e il Colle Palatino: procedete con calma e regalatevi una passeggiata all’aperto tra antichità, pini secolari e scorci mozzafiato.

Cosa vedere a Roma in uno o due giorni?

Cosa vedere a Roma in 36 ore? Ecco un itinerario, lontano dai percorsi turistici, delle cose da vedere se restate due giorni a Roma.

Primo giorno

Prima tappa alleTerme di Caracalla:una delle terme romane meglio conservate. Avrete anche la possibilità di immergervi in una passeggiata all’interno del bel parco che le circonda. L’ingresso costa 6 euro.

Procedete in direzione del centro e andate a scoprire tre delle gallerie d’arte più belle e meno conosciute di Roma, tutte in zonaCampo dè Fiori. Una è la Galleria Varsi dove ammirerete principalmente graffiti e street art. Le altre due sono la Dorothy Circus Gallery, che espone pop art surrealista, e la Galleria Lorcan O’Neill, che propone retrospettive di importanti artisti contemporanei.

Per cena, spostatevi dal centro e dirigetevi nel popolarissimo quartiere di Centocelle. Una volta qui, il consiglio è di cenare da Menabò, che offre cucina romana creativa. Il ristorante è molto intimo, con pochi posti a sedere: consigliatissimo prenotare prima.

Per il dopocena raggiungete un altro quartiere ricco di vita eppure poco turistico: il Pigneto. Se preferite un cocktail l’indirizzo da segnare è ilCo. So. Cocktails & Social – segnalato persino dalNew York Timesper il suo cocktail “Carbonara”. Se invece preferite la birra andate nell’ormai storicoBirra Più, dove troverete buone birre artigianali in bottiglia e alla spina. Per ballare o sentire musica live, sempre al Pigneto c’è il Klang, un locale dall’atmosfera quasi berlinese che offre un fitto calendario di concerti live di elettronica e new wave!

Secondo giorno

Il secondo giorno andate alla fermata Metro B Cavour e fate un breve visita al Mercato Monti, che ospita diversi banchetti di designer e artigiani locali. Da lì vi risulterà semplice muovervi verso Trastevere, per il pranzo, ma occhio ad evitare i ristoranti trappola per turisti. Scegliete il Pianostrada Laboratorio di Cucina, dove potrete assaggiare ottimi panini ideati secondo la tradizione romana, come il Pane Alici, un panino al nero di seppia con crema di stracciatella, acciughe tartufate e rucola. Dopo pranzo vi rilasserete passeggiando per Trastevere, godendo appieno degli scorci sul Tevere e dei locali storici dove sorbire caffè e amari.

Per il pomeriggio vi terrete liberi per una visita al museo MACRO, il museo ospitato in una ex fabbrica della birra Peroni, che offre mostre ed eventi sempre nuovi. Due le sedi: quella principale in via Nizza e l’altra è nel quartiere Testaccio.

Per cenavi consigliamo di andare all’Osteria di Monteverde: fra i piatti più notevoli il polpo alla griglia e gli spaghetti con pecorino e baccalà. Prezzo per 2 persone: circa 60 euro.

Dopo cena rimanete a Monteverde; c’è la Vineria Litro da provare. Oppure spostatevi a Campo de’ Fiori e dirigetevi al Bar del Fico per un bicchiere di vino, un cocktail o una birra artigianale.

Terzo giorno

A questo punto vi consigliamo di visitareSan Paolo Fuori le Mura, la seconda basilica più grande della città, che si trova a Garbatella. L’ingresso costa 4 euro.

Intorno a mezzogiorno potrete concedervi una visita allaCentrale Montemartini, un’ex centrale termoelettrica inaugurata nel 1912 e inattiva dal 1963 che ad oggi è uno autentico scrigno segreto: ospita circa quattrocento sculture di età antica. Parte degli interni originali è stata conservata: attorno alle statue si possono ancora osservare gli enormi macchinari della centrale.

Prima di lasciare Roma vi consigliamo di mangiare una pizza da Emma, vicino Campo dei Fiori. La pizza è tipicamente romana, con la crosta bassa, l’impasto croccante e sottile, e i salumi sono della vicina Salumeria Roscioli.

Le cose da fare, oltre a quelle già consigliate, sono tante. Preparatevi a ricevere qualche altra dritta nella seconda parte!

Formiche per amiche

Stanco di guardare teneri gattini che giocano e allegri cagnoloni che si rotolano nell’erba? Non hai tempo da dedicare ai giochi o alle passeggiate e non vuoi acquistare costosi giocattoli per intrattenere il tuo pet?

Abbiamo la soluzione per te: da oggi sarai un allevatore di formiche!

Non fare quella faccia: le formiche sono animali incredibili. Alcune specie hanno scoperto l’agricoltura e l’allevamento prima di noi, crescendo piante, funghi o afidi di cui cibarsi. Sono in grado di instaurare dinamiche di cooperazione molto complesse e possiamo di fatto guardare alla colonia come ad un unico organismo, le cui parti non sono in grado di sopravvivere da sole ma collaborano seguendo mansioni specifiche. Come fanno le cellule del nostro corpo.

Ti abbiamo convinto? No? beh, continua a leggere lo stesso, potresti cambiare idea.

Fondazione

La fondazione di una nuova colonia è la fase più delicata. Non richiede procedure molto complesse, ma è necessario essere molto attenti nell’eseguirle bene.

La regina

Dopo l’accoppiamento, la formica regina cerca un luogo riservato e protetto per deporre le uova e fondare la sua colonia. Questo viaggio si chiama sciamatura e può avvenire tra la primavera e l’autunno. Alcune specie, dette claustrali (da claudo = chiudere) si sigilleranno in un piccolo tunnel senza mai alimentarsi fino alla deposizione delle uova. Altre, dette semiclaustrali, avranno bisogno di uscire saltuariamente per mangiare.

Puoi inserire la tua regina in una provetta ricreando un ambiente ideale. Riempi la provetta ben pulita con acqua per circa 3/4, quindi inserisci un batuffolo di cotone ben pressato a confinarla. Questo creerà un ambiente sufficientemente umido. Inserisci delicatamente la regina nella parte vuota della provetta, vicino all’imboccatura, e chiudila con un ulteriore batuffolo di cotone, assicurandoti che lasci filtrare un po’ d’aria ma non permetta all’ospite di uscire.

La provetta va posizionata al buio, in un luogo dove la temperatura rimanga costante, tra i 25 e i 28°C, limitando i controlli a una volta ogni 10-15 giorni. Se si tratta di una formica claustrale, in occasione del controllo dovrai somministrarle del cibo: può bastare un moscerino ogni due settimane. Una piccola goccia di miele, adagiata su un pezzetto di carta da forno, può essere un piccolo incentivo per la regina sia claustrale che non. Ricorda comunque di eliminare tutti i resti di cibo dopo il pasto, per evitare la crescita di muffe, che sono il più grande nemico della tua colonia.

Se noti uneccesso di muffanella provetta, preparane una nuova e accostane il bordo a quella vecchia, illuminando quest’ultima con una luce intensa per indurre la regina a cambiare sede.

La prima generazione

La regina inizierà a deporre qualche uovo da subito o dopo qualche settimana. Se dopo un mese non ha deposto uova, potrebbe essere stressata o sterile.

Con pazienza e un pizzico di fortuna, nel giro di un paio di mesi avrai la prima generazione di operaie. A questo punto avranno bisogno di nutrimento e di uno spazio esterno in cui cercare il cibo.

Inserisci la provetta in un contenitore trasparente ben pulito, rimuovendo il cotone che chiude la provetta. In questo spazio, che chiameremo arena, inserirai il cibo per la tua colonia: qualche fonte di zuccheri come frutta e piccole gocce di miele e delle fonti di proteine, come insetti che puoi trovare fuori casa o in un negozio di pesca. Non offrire loro prede vive e ricorda di tenere l’arena sempre pulita, rimuovendo eventuali avanzi.

Quando la colonia conterà 50-100 operaie, a seconda della specie, è il momento di trasferirla in un formicaio. Ma di questo parleremo la prossima volta.

La scelta del formicaio

L’altra volta abbiamo parlato di come portare una regina a fondare la nuova colonia; ora che le operaie hanno raggiunto il centinaio, è il momento di spostarle in un formicaio!

Forma

La maggior parte dei formicai “domestici” consiste in un nido vero e proprio, con le gallerie osservabili attraverso un vetro, e un’arena, lo spazio, normalmente aperto, dove le formiche potranno procacciarsi il cibo che somministrerai loro.

Esistono modelli in diversi materiali, ma puoi anche costruirne uno spendendo molto poco, seguendo uno dei tanti tutorial disponibili online. La scelta del materiale si dovrà basare sulla natura delle tue formiche: le specie che colonizzano gli alberi preferiranno il legno,quelle che scavano nel terreno si troveranno meglio con argilla, gesso o calcestruzzo aerato.

Le dimensioni

Gli spazi dovranno essere proporzionati per la colonia e crescere gradualmente con essa: le operaie dovranno essere in grado di tenere puliti gli ambienti per evitare la proliferazione di funghi e batteri. Meglio quindi cominciare con un formicaio di accrescimento, di dimensioni ridotte, da collegare ad uno più grande in futuro. Anche l’arena deve essere inizialmente contenuta: uno spazio troppo ampio rappresenterà uno stress per la colonia, che si sentirà meno al sicuro.

Arena

Puoi collegare l’arena al nido in diversi modi, riproducendo il classico formicaio aperto verso l’alto, con l’arena soprastante, oppure utilizzare una scatola trasparente forata lateralmente, da collegare con un tubo all’uscita di una delle galleria; va bene anche la confezione del gelato (purché pulita!).

Sta a te scegliere se e come arricchirla, ma è poco consigliabile l’utilizzo di sabbia e terriccio, perché le operaie potrebbero portare i granelli nel nido per barricarsi, impedendoti di vederle attraverso il vetro.

Sicurezza

L’arena è uno dei punti più critici per la possibile fuga delle formiche: c’è chi la chiude con un coperchio o con reti a maglie fitte, ma queste soluzioni penalizzano la circolazione dell’aria, esponendo l’ambiente a marciumi. Meglio utilizzare del lubrificante a base di vaselina, spalmandolo sul bordo alto del contenitore.

Gli esperti consigliano caldamente di applicare ai bordi un risvolto “a tetto” verso l’interno, che obblighi le formiche a camminare a testa in giù per poter uscire: mantenendolo ben oliato, non saranno in grado di mantenere l’aderenza alla superficie.

Alimentazione

Le formiche hanno esigenze nutrizionali diverse a seconda della specie, ma si tratterà principalmente di proteine e carboidrati.

Per le prime puoi somministrare latteuova e insetti, per i secondi puoi introdurre nell’arena dei batuffoli di cotone imbevuti di acqua e miele. Ricorda di porre il cibo su un piattino o un tappo di bottiglia e di non lasciarlo nell’arena troppo a lungo se viene avanzato.

Come avrai constatato, il mantenimento di una colonia è più semplice ed economico di quanto possa sembrare.

Presso forum e siti specializzati come formicarium.it troverai tutte le informazioni necessarie per l’avvio e il mantenimento della tua colonia: pronto per questa avventura?

I mille talenti dei pappagalli

“Gli manca solo la parola”: una frase spesso riferita a un cane. Ebbene, chi conosce le qualità dei pappagalli sa bene che a loro non solo sanno parlare, ma sono dotati di una creatività davvero sorprendente.

Origini

Il fossile più antico finora rinvenuto risale a circa 55 mila anni fa ed è stato trovato in Nord Europa. A quanto pare questo uccello tropicale sarebbe nato nella non affatto tropicale Danimarca, ma c’è una spiegazione: a quei tempi le temperature erano molto più elevate.

OK, ma come fanno a parlare?

Parte del merito va alla loro grande intelligenza, ma sono anche avvantaggiati dal loro apparato respiratorio, molto simile al nostro. Muovendo il collo, infatti, riescono a modificare la curva della trachea, modulando tono e durata del suono e riproducendo anche un timbro simile al nostro.

Ma non si limitano a parlare

Ciò che stupisce è quanto riescano ad essere creativi e simpatici: un esempio? Vai sul web e digite: “Snowball il pappagallo”.E’ diventato una star nel 2008 quando in un video si esibì in una danza a ritmo di musica.
Qualche tempo più avanti la sua carriera ha impennato. E’ riuscito, senza perdere mai il ritmo, a mostrare più di dieci passi di danza.
Qualcuno glielo ha insegnato? La sua addestratrice dice di aver provato a trasmettere qualche movimento della testa e le solite alzate di zampa, ma è rimasta a bocca aperta quando ha scoperto di aver creato un coreografo di fama mondiale!

Ma le loro doti non si fermano alla danza: sanno persino suonare!

Un esemplare che vive in Australia è famoso per essere la rockstar delle palme. Con il becco rompe un bastoncino, lo posiziona in una delle due zampe, e inizia a suonare la batteria, a volte con una rapidità disarmante. Il bello è che lo fa per sedurre: si posiziona davanti alla femmina e completa lo spettacolo scuotendo le piume. La reazione? Neanche un accenno di “applauso”.

Parlano, cantano, suonano, ballano… e si laureano.

Ad Harvard c’è Alex, il professore di tutti i pappagalli.

Alex sa riconoscere le differenza tra i materiali, come carta e plastica.

Alex sa fare i calcoli: per sei mesi è stata testata la sua abilità e ha avuto un successo dell’85%. Praticamente un 110, senza lode, ma complimenti.

Cosa devi sapere

Se dopo aver letto questo articolo stai pensando di adottarne uno, tieni conto del fatto che si tratta di un animale simpatico ma esigente, intelligente ma geloso, ma soprattutto longevo! Un parrocchetto può vivere 30 anni, altre specie possono anche superare i 50. Un impegno da non trascurare.

Non facile da gestire perché ha bisogno di molte attenzioni e, quando raggiunge la maturità sessuale, si lega a una sola persona e diventa possessivo, al punto da diventare aggressivo verso gli altri abitanti della casa. Se non riesce a sfogarsi può arrivare all’autolesionismo strappandosi le penne.

Quando è ben istruito però, regala soddisfazioni. Riesce addirittura associare il significato alle parole che riproduce. Ad esempio, potrebbe dirti buongiorno al mattino o grazie quando riceve il cibo.

Cani in città: istruzioni per l’uso

L’estate per i cani può essere una stagione divertente e stimolante per passare più tempo con i proprietari in piacevoli attività all’aria aperta o per andare in vacanza tutti insieme. Che si resti in città o si trascorrano dei giorni al mare o in montagna, è opportuno adottare alcune semplici precauzioni per garantire il benessere dei nostri beniamini e non incorrere in problemi o spiacevoli conseguenze.


Cani in città


Come vale per gli umani anche per i cani vige la regola di non uscire nelle ore più calde. Pure Fido può essere soggetto a colpi di calore e un caldo eccessivo rischia di mettere a repentaglio i cuscinetti delle zampe. 
Oltre a rappresentare un punto di appoggio, i polpastrelli svolgono infatti altre importanti funzioni: sono uno dei mezzi attraverso i quali il cane elimina il sudore, servono a mantenere l’equilibrio e ammortizzano l’impatto del peso quando salta o corre.
Più esposti sono i cani di piccola taglia o a gambe corte: il contatto ravvicinato, ad esempio, con l’asfalto rovente, aumenta esponenzialmente il rischio.

Infine, mai lasciare un animale in macchina, anche all’ombra: può esporlo al pericoloso colpo di calore. Se ci si accorge di un animale in un’auto irrequieto e che respira affannosamente, contattare subito le forze dell’ordine. 



Cani in campagna

Gli animali che vivono all’aperto devono sempre avere a disposizione acqua fresca e una zona ombreggiata. Sì ai bagni in sicurezza che rinfrescano ed hanno un effetto benefico sulla muscolatura. Capitolo gelati: zuccheri e lattosio non sono ideali per i cani. Detto questo, un cucchiaino di gelato alla panna o allo yogurt ogni tanto ci può stare. No al gelato come abitudine e in quantità consistente visto che, anche per loro, un alimento freddo ingerito velocemente può causare congestione. Cani al mare: Andare in spiaggia è molto divertente per i cani, ma sabbia e acqua di mare possono causare irritazioni della pelle. Dopo ogni bagno ricordarsi quindi di sciacquarli con acqua dolce, in particolare tra i polpastrelli. Attenzione che non ingeriscano sabbia e corpi estranei: possono causare lesioni in bocca o agli organi interni. Sempre consigliabile un asciugamano tutto per loro con cui creare una sorta di “cuccia estiva”, il più possibile ombreggiata. In caso di esposizione al sole utilizzare una crema solare ad alta protezione sulle parti glabre (naso, zona perianale, eventuali cicatrici) e comunque mai lasciarli sotto i raggi nelle ore di canicola.Pianificare sempre con anticipo un trattamento antiparassitario: pulci, zecche e flebotomi possono veicolare moltissime patologie.


Cani in montagna

I cani possono accompagnare i proprietari in escursioni anche in alta quota, purché siano in buone condizioni di salute, soprattutto dal punto di vista cardiocircolatorio. La prima raccomandazione è una visita veterinaria per stabilire le condizioni fisiche dell’animale e l’impegno fisico che può sostenere. Per i soggetti cardiopatici sconsigliate le escursioni oltre gli 800 metri di quota. Per il caldo, lo sforzo e l’altitudine il cane deve bere più del solito: ottime le ciotole in silicone alimentare pieghevoli o una bottiglietta tutta loro. Consigliati in dotazione anche una corda lunga e qualche moschettone, un kit di primo intervento, della crema per i polpastrelli e qualche snack. I cani hanno una digestione lenta, quindi è meglio somministrare il pasto completo al ritorno a casa.


Pelo o non pelo?

Ecco il dilemma: tosare o no? Il pelo degli animali serve a proteggerli dal freddo durante l’inverno, ma anche a regolarne la temperatura corporea d’estate. Quindi rasare completamente un cane è una scelta generalmente sconsigliata; meglio una tosatura mirata, indicata però solo per alcune razze, il cui pelo si aggroviglia facilmente favorendo l’attaccamento di parassiti e corpi estranei. Golden Retriever, Pastore Maremmano, Terranova o i cani nordici in generale, invece, non vanno tosati perché le razze con pelo folto e sottopelo hanno anche una pelle delicata e non avere queste accortezze significa esporli a problemi dermatologici.

I gelati per cani

Gelato ai cani: si può?

La prima domanda che sorge spontanea a ogni proprietario è se il gelato faccia male al proprio cane. In realtà, dipende dagli ingredienti contenuti. 
Farlo in casa è l’opzione da preferire poiché sono da evitare tutti i tipi di gelati che sceglieremmo per noi “umani”.

Al loro interno, infatti, ci sono delle sostanze per noi innocue ma che possono invece rivelarsi nocive per il nostro cane come i conservanti, il cacao, lo zucchero o il latte, nel caso in cui l’animale sia intollerante al lattosio.

Non utilizzate mai il cioccolato – e in nessun’altra preparazione dedicata ai vostri amici a quattro zampe – poiché risulta tossico.

Intolleranza al latte



Latte e latticini sono adatti ai cani? Alcune ricette di ghiaccioli e gelati per cani suggeriscono di utilizzare lo yogurt vaccino ma esiste il dubbio che i nostri pelosi possano essere intolleranti al lattosio. Gli stessi veterinari esprimono pareri diversi al riguardo, dunque la questione è controversa. Se siete in dubbio o sapete che il vostro cane è intollerante ai latticini, vi suggeriamo di sostituire lo yogurt classico con lo yogurt vegetale, ad esempio yogurt di soia.
Anche lo zucchero raffinato non è per nulla benefico per i nostri amici quattro zampe quindi, se lo volete usare come ingrediente per la preparazione, optate per dello yogurt al naturale e senza zucchero.

Gli strumenti

Prima di iniziare a preparare i gelati per cani, ti indicheremo di cosa avrai bisogno:


Contenitore per fare gelati. Se non ne hai uno apposito, puoi usare dei bicchierini di plastica o altri recipienti simili che possano andare bene.


Snack per cani a forma di bastoncino. Ti aiuteranno a tenere il gelato in mano, e in più il cane li può mangiare senza problemi!


Minipimer. Fondamentale per ottenere un risultato omogeneo.


Gli ingredienti principali



Come base per fare i bau-gelati in genere si sceglie del latte vegetale di riso o yogurt bianco senza zucchero. Lo yogurt, dato il basso contenuto di lattosio, non fa male ai cani, anzi, rappresenta un ottimo integratore in particolare per quelli che seguono diete casalinghe.

Se preferisci, puoi usare anche dello yogurt senza lattosio o direttamente dell’acqua: vedrai che il tuo cane apprezzerà lo stesso!

Gelati alla frutta e alla… Verdura!

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Gelati alla frutta, alla verdura o…entrambi! Ma attenzione, non tutti i frutti e non tutti gli ortaggi risultano digeribili ai nostri compagni di vita, se non addirittura tossici. Qui un elenco di ingredienti generalmente tollerati, nutrienti e apprezzati da Fido da combinare come preferisci. Per ogni variazione alimentare si raccomanda comunque di consultare il proprio veterinario di fiducia.


Mirtilli: uno dei frutti principali per prevenire le malattie del cuore nei cani. Prima di somministrarli, togliere i semi che si trovano all’interno 


Mela: sia per le proprietà digestive che per quelle astringenti risulta ideale per curare diarrea e altri problemi di stomaco. E’ ricca di vitamina C, calcio e proprietà antinfiammatorie

Pera: ottima fonte di fibra e potassio quindi, oltre a favorire il transito intestinale, aiuterà a prevenire problemi cardiovascolari; ottime per i cani che soffrono di diabete


Banana: a piccole dosi può fare bene al tuo cane e aiutarlo a favorire il transito intestinale se soffre di stitichezza

Albicocca e pesche: fonti naturali di antiossidanti e composti principalmente di acqua, aiutano a prevenire l’obesità. Ricorda di dare questa frutta al cane senza nocciolo né buccia.


Fragola: come i mirtilli, rappresentano uno dei migliori frutti antiossidanti. Ideali per mantenere la salute del manto
 
Carota: ottima scelta grazie alle sue proprietà antiossidanti, depurative e digestive aiuta anche a rinforzare i denti e fa bene alla vista

Spinaci: altro ottimo ortaggio per cani ma solo se proposti crudi, ben lavati e tagliati, altrimenti potrebbero restare creare ostruzioni nel cavo orale


Sedano: potente antiossidante naturale. E’ diuretico, antinfiammatorio, aiuta a digerire e a rafforzare il sistema immunitario. Ideale per animali con artrite, allevia il dolore

Attenzione al pungiglione

Non scappare!

A tutti noi è capitato di sentire qualcosa ronzarci intorno e, riconoscendo un’ape, una vespa o addirittura un grosso calabrone, avere l’istinto di scappare via. Questo comportamento è fortemente sconsigliato, vediamo perché.

Perché pungono

C’è differenza tra la famiglia delle api, della quale fa parte anche il bombo (un’ape di taglia molto grande), e la famiglia delle vespe, che comprende anche i calabroni.

L’ape punge al solo scopo di difendere l’alveare, quindi se proviamo a scacciarla o a scappare via, l’insetto si sentirà minacciato e attiverà il meccanismo di difesa.

Vespe e calabroni usano il pungiglione per lo stesso motivo, ma sono generalmenete più aggressivi, perciò può capitare che attacchino solo perché si sta occupando uno spazio a loro vicino.

Il pungiglione

“Mi ha fatto male, ma almeno è morta.” Vero per le api, falso per le vespe.

A occhio questi due insetti sono abbastanza distinguibili: l’ape ha una forma più “arrotondata” e presenta alcuni peletti. La vespa invece è liscia, ha una forma allungata e mostra una netta divisione tra torace e addome.

Il pungiglione della prima è accolto in una tasca addominale interna e viene tirato fuori solo in caso di pericolo. Ha una particolare conformazione “a uncino”, perciò quando si attacca ad uno strato elastico come la pelle umana, rimane incastrato. Nel tentare di allontanarsi dopo aver sferrato l’attacco, l’insetto si separa dal suo pungiglione, al quale sono attaccati gli ultimi segmenti addominali. E’ per questo motivo che, dopo la puntura all’essere umano, l’ape muore.

Il pungiglione delle vespe, invece, fa parte del loro apparato riproduttivo ed è liscio, per cui questo insetto può pungere varie volte senza mettere a rischio la propria vita.

Le possibili conseguenze

Entrambe le famiglie di insetti, quando pungono, iniettano una sostanza velenosa che causa immediatamente rossore, prurito e gonfiore, oltre a un dolore più o meno intenso.

Contemporaneamente rilasciano nell’aria un particolare ormone capace di comunicare il pericolo ai “parenti” nelle vicinanze.
Per questo motivo subito dopo una puntura è bene allontanarsi, avendo cura di non compiere movimenti bruschi, per evitare altri attacchi.

I sintomi immediati sopra descritti, che si manifestano nella zona della puntura per un diametro di circa 2-3 cm, sono considerati normali e poco pericolosi, ma il veleno può provocare reazioni ben più preoccupanti.
Secondo le stime disponibili, nel corso della vita, almeno 9 italiani su 10 vengono punti da un ape, una vespa o un calabrone e fino all’8% sviluppa una reazione allergica.

La professoressa Maria Beatrice Bilò, specialista in allergologia, chiarisce: “Quando il rossore e il gonfiore si estendono a un’area maggiore di 10 centimetri possiamo essere di fronte a una lieve reazione allergica, definita ‘reazione locale estesa’, che in genere tende a ripetersi nel corso di punture successive. I sintomi più gravi, che compaiono generalmente entro mezz’ora dalla puntura, sono invece rappresentati da orticaria, prurito diffuso, vomito, mancanza del respiro, stordimento e perdita di coscienza.

Shock anafilattico

Uno degli eventi più temuti in seguito alla puntura di un insetto è il famoso shock anafilattico, una violenta reazione allergica che si manifesta con tachicardia, pallore, orticaria e difficoltà respiratorie. In questi casi bisogna agire nel minor tempo possibilechiamare immediatamente i soccorsi sanitari e, durante l’attesa, stendere la persona in posizione supina con le gambe sollevate di circa 30 cm, possibilmente facendo in modo che il capo sia più in basso del bacino. Questa posizione favorisce il ritorno venoso a cuore e cervello.

Se a pungere è stata un’ape, bisogna estrarre il pungiglione il prima possibileraschiandolo con le unghie o con una carta di credito. Meglio evitare di usare le pinzette o schiacciare con le dita, perché la compressione aumenterebbe il rilascio del veleno.

La buona notizia è che difficilmente scoprirai di essere allergico a qualcosa direttamente attraverso uno shock anafilattico. Questa reazione violenta non si manifesta quasi mai alla prima esposizione all’antigene. Insomma, devi essere già stato punto e aver riscontrato sintomi simili, ma più lievi e non mortali. Alla comparsa di orticaria e vertigini in seguito a una puntura, comunque, non bisogna assolutamente sottovalutare i sintomi: chiama il 118.

Un grande “tranquillante” è offerto dalla professoressa Bilò:

“Tutti i pazienti che hanno manifestato reazioni gravi a seguito di una puntura di imenotteri possono beneficiare dell’immunoterapia specifica, impropriamente chiamata vaccino, che consente una protezione superiore al 90%. Questo significa ad esempio che un paziente allergico al veleno di vespa che ha avuto uno shock anafilattico, facendo l’immunoterapia specifica, può essere ripunto senza problemi, con riduzione dello stress legato alla imprevedibilità dell’evento e netto miglioramento della qualità della vita.”