Birre invernali

Per chi al vin brulè preferisce sempre una buona pinta, ecco quali sono le birre più adatte alla stagione invernale: speziate, corpose e dal gusto unico!

Le caratteristiche

Le birre che possono essere sorseggiate anche durante i mesi più freddi (incluse dunque anche quelle natalizie) condividono alcune caratteristiche peculiari, come la gradazione alcolica elevata e i sentori tipici di malto, caramello e cannella. Più strutturate rispetto a quelle tradizionali, le birre invernali raggiungono o talvolta superano il 6-7% vol. e, vista la loro complessità, possono sostituirsi al vino e abbinarsi a piatti sostanziosi a seconda della tipologia scelta.

Chiara o scura?

Le birre invernali sono per la maggior parte ambrate e scure, corpose e profumate per accompagnare al meglio i piatti che portiamo più spesso in tavola durante l’inverno. Una birra più chiara (Lager o Ale) si abbina meglio a piatti a base di carne bianca, mentre le birre più scure (Stout e Porter) possono anche essere usate come ingrediente per la preparazione di brasati e stufati di carne rossa

Dimensioni

Un ulteriore fattore da considerare è il formato delle birre invernali, oggi disponibili anche nel formato lattina ma inizialmente reperibili solo in bottiglie da 0,75l. Questo le rende perfette per essere portate in tavola in alternativa al vino durante una cena con amici, oppure per diventare un’originale idea-regalo!

Zuppa o minestra?

La minestra deve il suo nome al verbo “amministrare”, dato che veniva sempre servita e dosata dal capofamiglia al resto dei membri. Viene preparata cuocendo in brodo (vegetale o di carne), vari tipi di verdure e può essere arricchita da pasta, riso o orzo.

La zuppa, invece, non contiene alcun cereale e viene solitamente accompagnata da pezzi di pane abbrustolito o crostini, i quali assorbono parte dei liquidi e la rendono più densa rispetto alla minestra. Tra l’italiano zuppa e l’inglese soup o il tedesco souppe: non noti una certa somiglianza? Questo perché tutti derivano dal termine gotico suppa, che identificava la fetta di pane messa verticalmente nella scodella prima di versare il brodo, e utilizzata al posto del cucchiaio.

Le verdure utilizzate per preparare sia zuppe che minestre sono generalmente di stagione e variano in base alle coltivazioni locali delle varie regioni. In Calabria e in Sicilia vengono spesso preparate delle zuppe a base di legumi, come lenticchie o fave, mentre in Toscana sono tipiche la zuppa di cavolo nero e la storica Ribollita, un piatto di cui puoi leggere di più in questo articolo.

E il minestrone?

Denso e servito spesso con pasta, riso o altri cereali, è il compromesso perfetto per chi non sa scegliere fra minestra o zuppa. Non solo: se lo si frulla, è il modo migliore per far mangiare le verdure cotte anche ai più piccoli!

Il vin Brulé

Se fa freddo e scarseggiano le foglie sugli alberi, è la stagione del vin brulé!

Il vino accompagna l’umanità almeno da 6000 anni, e il vin brulé almeno dal tempo dei Romani. Ci è giunta infatti la ricetta di Marco Gavio Apicio, uno dei primi gastronomi della storia, del suo conditum paradoxum: un vino scaldato e aromatizzato con miele, pepe, foglie di nardo, zafferano e datteri.

La tradizione ha continuato nei secoli: nel Medioevo ne troviamo traccia, verso la fine del Duecento, nel volume “Tractatus de modo preparandi et condiendi omnia cibaria” dove viene chiamato Ipocras, per via della leggenda che attribuisce l’invenzione della bevanda a Ippocrate, padre ellenico della medicina.

Nel Mondo

  • Il glögg svedese: prevede l’aggiunta di zucchero, anice stellato, cardamomo, cannella, chiodi di garofano, zenzero, noce moscata, arancia, uva passa e mandorle. La grande particolarità è però l’impiego del cognac, sostituito a volte dal rum scuro (oltre alla base del vino, naturalmente). A fine Ottocento questa bevanda inizia a essere venduta nei mercati, in bottiglie dipinte a mano in occasione delle feste, dando inizio alla sua associazione con il Natale e con i mercatini tipici di questa stagione.
  • Gluhwein: la versione tedesca, a base di vino rosso, cardamomo, chiodi di garofano, alloro, cannella e scorza di agrumi. Accompagnato dai classici dolci lebkuchen e speckulatius o dal più noto bratwurst.
  • Brulé” significa “bruciato” in francese, ma in Francia la variante del vino caldo speziato si chiama Vin chaud (“caldo”), e prevede l’aggiunta di un goccio di cognac.
  • In Inghilterra troviamo il “mulled wine”, che include tra i suoi ingredienti arancia, limone, cannella, noce moscata, semi di finocchio, anice stellato, chiodi di garofano, cardamomo e zenzero.
  • In questa stagione nel Regno Unito ha grande popolarità anche il sidro di mele caldo, aromatizzato con la stessa combinazione di spezie, più miele e whisky.

In Italia

Più apprezzato nel Nord, tipico in particolare del Trentino Alto Adige.

La ricetta nostrana prevede scorze di aranciachiodi di garofanocannella, e zucchero. Si consiglia il vino schiava come il St Magdalener Alto Adige DOC, e di non farlo mai bollire: cuocilo al massimo a 70 gradi per 5/10 minuti e gustalo in buona compagnia!

L’albero di Natale e altre curiosità

Come ci è finito un albero con le luci nel vostro soggiorno?

L’adorazione degli alberi era un elemento ricorrente in diverse culture pagane europee. Sono stati i Luterani, nella Germania del XVII secolo, a incorporarlo nella tradizione cristiana

Quando il tedesco Principe Albert sposò la Regina Vittoria d’Inghilterra nel 1840portò con sé questa usanza, che venne arricchita dalla famiglia reale inglese con l’impiego di decorazioni, candele e regali. Otto anni dopo, una foto dell’albero addobbato comparve in un giornale di Londra, innescando una moda che presto divampò nel Paese e nel mondo. 

La data

L’albero è soltanto uno degli elementi della tradizione natalizia che immerge le proprie radici in remoti tempi precristiani. 

Il solstizio d’inverno rappresentava un momento particolare per popolazioni in tutto il globo, dalla Polinesia, all’Africa alle Americhe. Papa Giulio I, nel 340 d.C., ha assorbito questi festeggiamenti all’interno del mondo cristiano fissando la nascita di Gesù il 25 Dicembre. Prima, questa era segnata a seconda delle fonti il 29 Marzo, il 6 Gennaio o a Giugno, l’opzione più quotata dagli storici. 

Babbo Natale

Babbo Natale? Il mito nasce a partire da San Nicola, vescovo di Myra (oggi Demre, in Turchia) negli anni di Papa Giulio I. Si racconta che ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli, rapiti e uccisi da un oste, e che per questo era considerato il protettore dei bimbi. A dirla tutta, San Nicola sarebbe anche il patrono di marinai, pescatori, mercanti, prostitute, farmacisti, profumieri, studenti, avvocati, bottai (costruttori di botti) e vittime degli errori giudiziari. Ancora oggi in Germania, Belgio e Paesi bassi è spesso San Nicola a portare i doni il 6 dicembre.

Carne: i tagli della tradizione contadina

Continuiamo il nostro viaggio nel mondo della macelleria. Ogni sezione del bovino ha delle caratteristiche proprie e alcune ricette si prestano più di altre ad esaltarne le qualità. Dopo aver visto i tagli di prima, vediamo oggi quelli di seconda: 

  • Pesce: si trova nella parte posteriore, vicino all’attaccatura della gamba.
    Indicato per le cotture lunghe come stracotti, bolliti, stufati e spezzatini.
  • Fesone di spalla: dalla parte anteriore, ma non ha nulla da invidiare ai tagli posteriori. Si tratta di un’ottimo bilanciamento qualità/prezzo.
    Da questo taglio si possono ricavare delle ottime bistecche, scaloppine e brasati.
  • Copertina o cappello del prete: dai muscoli della spalla anteriore. Si trovano leggere venature di grasso ed è ideale per spezzatino, bollito, lesso e arrosto.
  • Fusello di spalla: come indica il nome, proviene dalla spalla del bovino. Una carne saporita, che ricorda il girello di coscia ed è indicata per spezzatini, stracotti, bolliti e stufati.
  • Taglio reale: dalle prime quattro fette di questo tagli si possono ricavare dei gustosi tomahawk steak, ed è una carne ottima anche come arrosto.
  • Muscolo di spalla (e geretto di coscia): la grande presenza di connettivo lo rendono ideale per il bollito o spezzatino. È un taglio saporito e con una grande tenuta in cottura. Dal geretto posteriore si ricavano gli ossobuchi più pregiati, e in caso di carne di scottone sono validi anche se ricavati dalla sezione anteriore.
  • Petto: ricavato dalla parte che dal collo va verso la pancia, si tratta di un taglio grasso, suddiviso in punta di petto e fiocco. Se la carne è di qualità ed è stata disossata e lavorata con cura, è ideale per bolliti, brasati e cottura al forno. 

Colesterolo buono e cattivo

È coinvolto nel processo di digestione, grazie alla formazione della bile; partecipa alla produzione di vitamina D, utile per la salute delle ossa; favorisce la costruzione della parete delle cellule, in particolare del sistema nervoso; è il precursore di ormoni come il testosterone e gli estrogeni: è il colesterolo!
Allora perché ne sentiamo parlare sempre come un pericolo? Scopriamolo!

Cos’è il colesterolo

Il colesterolo è un grasso presente nel sangue, trasportato da composti organici chiamati lipoproteine, che vengono distinte in bassa alla densità: se bassa verranno chiamate LDL, se alta HDL. Se il colesterolo viene trasportato da LDL si parla di “colesterolo cattivo”, perché si può depositare nelle pareti delle arterie promuovendo la formazione dell’aterosclerosi, ovvero del restringimento dei vasi o, nei casi peggiori, della loro otturazione. Questi sono fattori che concorrono enormemente allo sviluppo di malattie cardiovascolari come infarto e ictus. Se invece il colesterolo è quello che transita con HDL è considerato “buono”, perché di fatto aiuta a rimuovere il colesterolo che forma le placche sulle arterie e lo trasporta al fegato.

Il colesterolo viene prodotto per circa l’80% dal nostro organismo e introdotto per il restante 20% dall’alimentazione di origine animale. Quando l’organismo funziona correttamente, più assumiamo colesterolo e meno ne produciamo e viceversa, per mantenere il giusto equilibrio di questa molecola nel nostro corpo.

Se questo bilanciamento si interrompe c’è il rischio che si presenti la ipercolesterolomia: quando il livello di colesterolo supera i 240mg/dl. Si tratta di una condizione che riguarda il 38% degli italiani, ed è un dato purtroppo in crescita: nel 2002 la percentuale della popolazione affetta da questa condizione era del 24%. Tra le cause riscontriamo: una dieta scorretta, condizioni genetiche, diabete, problemi endocrini, il fumo e la sedentarietà.

  • Verdura, frutta, legumi e cereali sono alimenti che combattono direttamente la ipercolesterolomia, grazie alla presenza di fibre, steroli vegetali e antiossidanti.
  • Limitare i grassi: insaccati, uova, formaggi in eccesso. Meglio consumare il latte scremato e lo yogurt a bassa percentuale di grassi. Ma soprattutto vanno tenuti d’occhio i grassi saturi: è consigliato limitare burro, lardo e strutto a favore di oli vegetali.
  • Carne: preferire quella bianca e i tagli magri. Il pollame è da consumare senza pelle. Il pesce? Va benissimo! È consigliato per due o tre pasti a settimana, soprattutto quello di piccole dimensioni come la sardina e lo sgombro. I molluschi e i crostacei sarebbe meglio limitarli a un pasto a settimana.
  • Limitare la frittura o la cottura alla brace.

È infine consigliato non fumare e fare attività fisica.

Come apparecchiare secondo il galateo

Magari non sei quel tipo di persona. Non ti formalizzi. Mangi sulla tovaglietta, un solo piatto per tutte le portate, microonde e via. È normale, non ti è mai pesato, semplicemente preferisci fare altro del tuo tempo libero. 

Tutto bello, finché non ti trovi, tuo malgrado, ad ospitare una cena formale. La forchetta va a destra o a sinistra? 

E i bicchieri? E tutte queste posate minuscole? 

Niente panico: ecco qui una guida sintetica con tutto quello che devi sapere per fare un’ottima figura. 

Tovaglia

Idealmente dovrebbe cadere su ogni lato di circa 30 cm. Il consiglio è quello di stenderla la sera prima e inumidirla con un nebulizzatore, in modo da distendere le pieghe, altrimenti puoi pensare di darle un colpetto di ferro da stiro. 

Piatti

Per un evento formale sono d’obbligo i sottopiatti, da disporre a uguale distanza (idealmente almeno 60 cm) l’uno dall’altro. 

Se è previsto un antipasto, disponi il piattino sopra al piatto piano. Se invece si inizia già con il primo, adagiavi sopra direttamente la fondina

Se la pietanza prevede scarti (gusci, carapaci, noccioli), ricorda di disporre dei piatti anche per quelli. 

Posate

Forchette a sinistracoltelli e cucchiai a destra. Per utilizzarle, i commensali dovranno prenderle dall’esterno verso l’interno (per interno si intende il bordo del sottopiatto. 

Le posate da dessert vanno posizionate in corrispondenza del piatto, in alto. Partendo sempre dal piatto, va messo prima il coltello per dolci e formaggi con il manico verso destra, poi la forchettina con il manico a sinistra e infine il cucchiaino con manico a destra

Se c’è solo la forchetta, il manico andrà a destra.

Naturalmente inserisci le posate necessarie al menu.

Chi ha guardato almeno una puntata di Cortesie Per Gli Ospiti saprà che il cucchiaio da dessert non è lo stesso che si usa per il caffè. Se vuoi servire un tiramisù ma non hai il cucchiaio apposito, puoi portarlo nel piattino insieme al dessert, senza farlo trovare in tavola sin dall’inizio. 

Bicchieri

I bicchieri vanno in alto a destra rispetto al piatto, a formare una diagonale tra la punta del coltello e il centro del tavolo. Prima quello per l’acqua, poi quello per il vino e infine la coppa per lo spumante. Se hai in programma un brindisi, il flute va portato in tavola al momento, insieme allo spumante.

Tovaglioli

Il tovagliolo (rigorosamente di stoffa) può essere adagiato sul piatto, al centro, oppure a sinistra, oltre le posate. Evita gli origami troppo fantasiosi: basta piegarlo in quattro e poi a metà per ottenere un rettangolo. 

Pane

Puoi portarlo in tavola con la seconda portata, già tagliato, negli appositi cestini, oppure disporre un piattino per il pane per ciascun ospite (liscio, senza la scanalatura di quello del caffè) su un centrino, a sinistra delle posate da dessert. 

Decorazioni

Se non hai un centrotavola, puoi disporre addobbi più piccoli. L’importante è che non creino disturbo alla visuale e, se si tratta di fiori freschi, non abbiano un odore troppo forte. 

Infine, ricorda che secondo il Galateo “Buon Appetito” non si dice! 

Argentina: carne e molto altro

La carne argentina è la più rinomata di tutte. A cosa deve la sua fama?

Dall’Europa, le prime mucche sono arrivate nella Pampa argentina nel 1556, diffondendosi nelle provincie centro-meridionali fino a contare già nel XVIII secolo 40 milioni di capi. 

Gli animali circolavano in libertà e chiunque poteva catturarli. 

La generosità del suolo e le condizioni climatiche hanno migliorato i tratti delle razze Shorton, Hereford e Aberdeen Angus. Questo, insieme all’impiego dell’allevamento estensivo e al particolare processo di lavorazione, hanno reso la carne argentina la più celebre del mondo. 

I lavoratori della campagna, chiamati “gauchos”, a mezzogiorno sospendevano le attività per disporre i tagli di carne su grossi spiedi vicino al fuoco e poi condividere i gustosi risultati. 

Da qui nasce sia l’adorazione nazionale per la carne sia il rituale dell’asado, che significa “grigliata” ma anche molto di più. Si tratta di un momento conviviale composto da una serie di elementi sociali che si ripetono a ogni incontro. Uno tra tutti: l’applauso per l’addetto alla griglia al momento della presentazione della portata principale. 

Alcuni dei tagli più tipici dell’asado argentino:

  • Tira de asado: taglio intercostale, simile alle costolette. Probabilmente il taglio più antico e più diffuso.
  • Vacio: la traduzione letterale sarebbe “vuoto”… ma è tutt’altro! Un taglio che viene dal fianco del bovino, tenero e saporito. In Italia si chiama “bavetta di manzo”
  • Entraña: è il diaframma della mucca. Una cinquantina di anni fa era considerato uno scarto, oggi una prelibatezza!
  • Matambre: “mata-hambre”, ovvero “ammazzafame”, il controfiletto.
  • Colita de cuadril: in Italia chiamato “spinacino”, dal gruppo muscolare delle zampe posteriori. Un taglio succoso, per veri intenditori.
  • Una menzione va fatta alle frattaglie che accompagnano ogni asado: chorizos (una specie di salsiccia), morcillas (una specie di sanguinaccio), chinchulines (intestino), e mollejas (animelle).

La carne viene spesso e volentieri accompagnata da una speciale salsa chiamata “chimichurri”, a base di aglio, olio e prezzemolo. 

Le empanadas

Principalmente di carne ma anche con tonnoverdureformaggio: sono le empanadas! Un piatto simile al panzerotto ma cotto al forno, e presenta caratteristiche diverse a seconda della regione di riferimento. 

Dulce de leche

Siamo arrivati al dolce, e non possiamo non parlare della prelibatezza più semplice e comune: il “dulce de leche” (“dolce di latte”). Si tratta di una crema dalla consistenza simile a quella della nutella, dal sapore travolgente e dalla preparazione modestissima: si ottiene cuocendo per 4 ore latte e zucchero

Yerba mate

Per digerire il tutto, al posto del caffè, ci si affida al “mate”. Un infuso consumato dai nativi guaranì da prima dell’arrivo di Colombo, a base di erba mate, un rampicante, bevuta tradizionalmente in un recipiente di zucca essiccata e filtrata tramite una cannuccia di ferro, la “bombilla”. 

Buon appetito, anzi… ¡buen provecho!