5 cose che non piacciono al tuo cane

Grandi compagni di giochi e di vita, i cani non parlano la nostra lingua, ma riescono comunque a comunicare con noi con il linguaggio del corpo. Ma siamo sicuri di riuscire sempre a interpretarli correttamente? Spesso pensiamo che alcuni nostri comportamenti siano graditi quando, invece, possono risultare invasivi e poco piacevoli per loro. Leggi questo articolo e scoprirai 5 cose che non piacciono ai cani!

Passeggiare di fretta

La passeggiata è il loro momento preferito perché possono esplorare il mondo che li circonda. Per farlo i cani usano l’olfatto e i circa 300 milioni di recettori all’interno del proprio naso, utili a riconoscere gli odori e immagazzinare informazioni sull’ambiente e sugli altri animali. Mettere fretta al cane durante l’uscita quotidiana, strattonandolo o richiamandolo continuamente, lo priva della fondamentale occasione di esplorare, facendolo tornare a casa frustrato e infastidito. Lasciagli il tempo necessario per annusare e conoscere ciò che lo circonda e ti ringrazierà!

Abbracci

Pur essendo dei gran coccoloni, molti cani non amano essere abbracciati perché li fa sentire costretti. Meglio dunque avvicinarli e farli appoggiare a noi, in modo da creare una forma di contatto che non li limiti in alcun movimento. Accarezza il tuo cane mentre ti è vicino e lascialo libero di allontanarsi non appena vorrà.

Sconvolgere la loro routine

La pappa, la passeggiata, il pisolino, i giochi: tutto è parte della routine giornaliera del cane, abitudinario per natura e solito compiere determinate azioni in particolari momenti del giorno. Non rispettare la sua routine potrebbe creargli stress e ansia, quindi meglio impegnarsi a essere sempre costanti e attenti nei suoi confronti.

Manicure

In natura i cani consumano le unghie raspando o camminando, ma una volta assunta una vita sedentaria avranno bisogno dell’aiuto umano per una bella accorciatina. Tagliare le unghie può essere un’esperienza poco piacevole per il nostro cane se non sappiamo come farlo. Per evitare di incidere il vaso sanguigno all’interno di ogni unghia, meglio portare il cane da un professionista e far sì che l’animale non viva questo momento come uno shock.

Rimproveri

Dopo aver fatto merenda con una ciabatta o rotto il tuo vaso preferito, il cane potrà sembrarti rammaricato. In realtà secondo alcuni esperti i cani non sono in grado di provare emozioni complesse come la vergogna o il senso di colpa, e quello sguardo basso è solo una conseguenza della nostra reazione al fattaccio. Iniziamo a rimproverarlo con un tono di voce alto e infastidito, puntandogli il dito contro per esprimere tutto il nostro disappunto. Tale reazione non fa capire al cane cosa ha fatto ma lo confonde e spaventa. Meglio dunque cercare di prevenire certi eventi educando l’animale a comportarsi come vorresti!

Articolazioni “croccanti”

“Crick”, crock”, “crack” sono tutti rumori originati dalle articolazioni. Esatto, non dalle ossa. 

Quando dalla posizione eretta pieghiamo le ginocchia per compiere uno squat, sentiremo con molta probabilità quel caratteristico scricchiolio a livello dell’articolazione.

Le articolazioni hanno la funzione di mettere in comunicazione due o più ossa consentendo movimenti più o meno ampi. Esistono articolazioni mobili (come quelle di ginocchia, caviglie e spalle), semimobili e fisse, tutte ricoperte da un tessuto cartilagineo che ha il compito di ammortizzare il movimento articolare impedendo alle ossa di sfregare tra loro. Le articolazioni sono inserite in una particolare capsula rivestita da una membrana che, per filtrazione del plasma, produce il liquido sinoviale (o articolare), con funzione protettiva e lubrificante.

Il liquido sinoviale contiene molecole di ossigeno, azoto, idrogeno e anidride carbonica che, al variare della pressione, passano allo stato gassoso come avviene in una bibita quando apriamo la lattina, raccogliendosi in piccole bolle. Quando avviene il movimento e la capsula articolare si allunga, possono accumularsi nello spazio vuoto e scoppiare, provocando il caratteristico “crock”. Un’altra teoria ritiene invece che gli scricchiolii siano del tutto fisiologici, dovuti allo spostamento di tendini e legamenti sulle superfici dei capi ossei durante il movimento. 

Quello che deve allarmarci, più che il rumore, è il dolore: se compiere alcuni movimenti articolari diventa doloroso, occorre rivolgersi il prima possibile a un medico per indagare le cause. 

Per prevenire l’insorgere di patologie articolari degenerative come l’artrosi o infiammatorie come l’artrite, sarà importante muoversi. Il movimento infatti lubrifica le articolazioni prevenendone la degenerazione. Diverso invece sarà il ruolo dell’attività fisica nel caso ci siano già delle patologie: i movimenti non dovranno andare a sovraccaricare le articolazioni già compromesse, privilegiando invece stretching leggero ed esercizi finalizzati al recupero della mobilità articolare.

Kiwi in 5 ricette!

Indovina ki wiene a cena?

Novembre è il mese giusto per portare in tavola dei succosi kiwi, frutti ricchi di vitamina C e perciò preziosi per il nostro sistema immunitario soprattutto nei mesi più freddi. Leggi questo articolo per scoprire come usare i kiwi in un originale menù!

Bruschette squacquerone e kiwi

Se non avevi mai pensato di usare questo frutto per una ricetta salata, è arrivato il momento di ricrederti. Usa del pane raffermo per delle bruschette da decorare con kiwi freschi e un formaggio morbido come lo squacquerone, sostituibile con della ricotta ben sgocciolata.

Salsa al kiwi

Passiamo al secondo: un pesce delicato come l’orata si abbina perfettamente al gusto fresco e acidulo del kiwi. Realizza una salsa con dei kiwi non troppo maturi e olio d’oliva per condire il tuo pesce esaltandone ancor di più il gusto!

Insalata di kiwi

Abbina il frutto a verdure di stagione come carote, radicchio e finocchi. Aggiungi una fonte proteica (degli straccetti di pollo scottati oppure del tofu) per un piatto unico ricco di vitamine e sali minerali, oppure condisci con dell’olio extra-vergine d’oliva e servi come contorno.

Crostata al kiwi

Sei un amante dei dessert freddi? Allora questa crostata senza cottura fa al caso tuo. Una volta realizzata la base con biscotti tipo digestive, farciscila con un delicato ripieno di ricotta e decora la superficie con kiwi freschi tagliati a rondelle. Se pensi sia meglio servire ai tuoi ospiti delle monoporzioni, prepara invece dei golosi cestini con kiwi e altra frutta fresca!

Bavarese di kiwi

Chi non resiste ai dolci al cucchiaio, non potrà fare a meno di assaggiare questa originale bavarese. Per prima cosa, ammolla la colla di pesce in acqua fredda per 5-10 minuti. Porta il latte a bollore, dopodiché aggiungi la gelatina strizzata. Fai sciogliere e lascia raffreddare. Frulla i kiwi sbucciati e setaccia il composto ottenuto. Unisci il mix di latte e gelatina e frulla ancora una volta. A parte monta la panna, poi incorporala alla crema di kiwi mescolando delicatamente con una spatola. Inumidisci gli appositi stampini e versavi dentro il composto. Lascia riposare almeno 2 ore in frigo, dopodiché sforma i tuoi dolci e decorarli con delle fettine di kiwi.

La memoria muscolare

Hai sempre giocato a calcio, almeno fino all’ultimo anno di liceo. Poi sono arrivati gli esami di maturità, l’inizio della vita universitaria e il pallone è finito inevitabilmente in un angolo. Ma quando una sera, a distanza di anni, gli amici ti propongono una partitella, ecco che il corpo si ricorda improvvisamente come si fa.

La memoria muscolare è un effetto noto a tutti coloro che, professionisti o meno, hanno suonato uno strumento o praticato uno sport per molto tempo e hanno smesso per un periodo più o meno lungo. Quando ricominciano a esercitarsi, è la memoria muscolare che aiuta il corpo a compiere i movimenti specifici della disciplina e a riacquistare più velocemente la massa muscolare persa nel periodo di fermo.

Le cellule muscolari, a differenza di altre nel nostro corpo, contengono più nuclei detti mionuclei, responsabili delle varie attività cellulari. Dal momento che ogni mionucleo può gestire solo un determinata porzione di cellula, questa per crescere deve incrementare il numero di mionuclei avvalendosi delle cellule satelliti, situate fra le fibre muscolari e la guaina di tessuto connettivo che le ricopre, detta endomisio. Durante il lavoro che porta a sviluppare ipertrofia (ossia un aumento del volume del muscolo), le cellule satellite donano il proprio nucleo alla cellula muscolare che avrà, di conseguenza, più nuclei. Maggiore il numero di mionuclei, maggiore sarà la capacità della cellula di sviluppare ipertrofia.

Fino a qualche anno fa si pensava che, in assenza di stimoli allenanti, le fibre muscolari perdessero volume ma che anche i mionuclei diminuissero. Studi recenti hanno invece mostrato come nelle persone già allenate che smettono di praticare sport, il diametro delle fibre si riduce, mentre il numero di mionuclei rimane quasi invariato. Serviranno ulteriori studi per confermare questa tesi ma al momento ci aiuta a capire meglio il funzionamento della memoria muscolare: quando una persona inizia nuovamente ad allenarsi, non avrà lo stesso diametro muscolare di prima ma avrà comunque un numero sufficiente di mionuclei per recuperare più velocemente la massa muscolare.CONDIVIDI

Gli indispensabili in cucina

Cosa non può mai mancare nella tua cucina? In questo articolo abbiamo selezionato otto utensili indispensabili per tantissime ricette, dalla più semplici a quelle più elaborate.

Marisa: un nome singolare per un utensile essenziale. Secondo alcuni studiosi, il nome richiamerebbe quello di Maryse Monpetit, pasticcera alla corte di Francesco I di Francia nel ‘500. Lo strumento è infatti molto usato in pasticceria per raccogliere creme e impasti. I bordi arrotondati della spatola ti aiutano a raggiungere anche le parti curvilinee del recipiente. Inoltre, visto che la testa dello strumento è in silicone o altro materiale morbido, usarla ti permetterà di non graffiare pentole e padelle.

Frullatore a immersione: dalla maionese alle varie farciture per torte, il frullatore ad immersione è lo strumento maneggevole ed economico per realizzare qualsiasi tipo di composto cremoso, dolce o salato.

Cucchiaio di legno: secondo la tradizione, questa particolare posata viene realizzata in un pezzo unico di legno duro, solitamente di faggio o in essenze aromatiche come il ginepro, per passare il suo profumo ai cibi. Trattandosi di un materiale che non conduce calore, il cucchiaio in legno è anche ideale per mescolare pietanze molto calde.

Schiumarola: un grande cucchiaio forato, dal corpo in plastica e con la testa in acciaio, per prelevare dall’olio bollente cibi fritti oppure scolare la pasta fresca senza danneggiarla.

Casseruola: Con un bordo alto, due maniglie e un coperchio, la casseruola è ideale per preparare risotti e stufati. Sin dall’antichità è stata impiegata per cotture complesse e lunghe, sul fornello oppure in forno, a seconda del materiale (rame, ghisa, ceramica) con cui è realizzata.

Sac à pochedecorare muffin, cupcake, torte non sarà più un problema! Con questo utensile potrai guarnire con precisione i tuoi dessert, realizzare golose meringhe o farcire le tue preparazioni. Usa un beccuccio diverso a seconda del risultato desiderato e sbizzarrisciti!

Tortiera a cerniera: perfetta per cotture al forno oppure per dolci a crudo come una ricca cheesecake. Grazie all’anello esterno rimovibile, avrai un dolce dalla forma impeccabile e pronto da servire.

Termometro: ideale per tantissime preparazioni, specie per un fritto a regola d’arte, croccante e dorato. Tieni monitorata la temperatura dell’olio per evitare di raggiungere il punto di fumo e la formazione sostanze potenzialmente cancerogene.

Bici: anche in inverno si può

In Svezia, in Norvegia e in Olanda sono in tanti ad utilizzare la bicicletta anche nei mesi più freddi a dimostrazione che, con qualche accortezza, si può pedalare tutto l’anno per raggiungere il posto di lavoro, fare la spesa o vedere gli amici. Ecco i nostri consigli per non rinunciare al piacere di una buona pedalata neppure in inverno!

No alla pigriza e neppure all’avventatezza

L’inverno ti rende pigro e letargico? Oppure la noia ti fa fare scelte spericolate? Sono entrambi atteggiamenti sbagliatissimi per muoversi in bicicletta durante la stagione fredda. Puoi tranquillamente usare la tua bici in città anche in inverno, anzi, è proprio in questa stagione che possiamo avvertirne più chiaramente i benefici – maggiore risposta immunitaria, migliore respirazione e tonicità del corpo -, ma ci sono degli aspetti che non possiamo assolutamente trascurare prima di metterci in sella.

Sarà decisivo innanzitutto scegliere il corretto abbigliamento e dedicarsi a una particolare manutenzione della bici. Il ciclista deve, sì, essere riparatissimo dal freddo e dalla pioggia, ma bisogna anche limitare la sudorazone. Inoltre, le ruote e i freni devono essere spesso controllatied essere adatti a prevenire eventuali slittamenti e scivoloni.

Vediamo insieme cosa ti serve passo per passo… o meglio, pedalata per pedalata!

Abbigliamento

Per proteggersi dal freddo occorre scegliere attentamente gli indumenti più adeguati da indossare, che garantiscano un’ottima traspirazione e l’evaporazione del sudore, la libertà di movimento e la termoregolazione. Ecco cosa scegliere:

Scarpe

Le calzature devono proteggere dal vento e dell’acqua. Le scarpe più tecniche, reperibili facilmente in ogni negozio per sportivi e amanti del trekking, sono sempre realizzate in materiale idrorepellente e in grado di mantenere il piede caldo. L’interno della scarpa dovrà essere traspirante, per non creare umidità, e l’esterno strutturato per impedire all’acqua di infiltrarsi e bagnare tutti i calzini!

Calze

Scegli calze tecniche, disegnate per comprimere adeguatamente alcune parti del piede e della caviglia. Saranno inoltre perfettamente traspiranti e termoregolanti. Se sei un ciclista abituale e vai in bici ogni giorno, l’alternativa migliore sarà una calza (o calzamaglia, per i più freddolosi) in lana merino, materiale 100% naturale che non trattiene il sudore e assicura un’ottima termoregolazione.

Guanti e copricapo

Anche qui, il consiglio è di acquistare guanti con interno traspirante ed esterno idrorepellente e antivento. Se non senti il bisogno di guanti troppo tecnici, sono ugualmente validi anche guanti in lana o pile. La stessa regola vale anche per il berretto, anche se un copricapo completamente in lana potrebbe non bastare a ripararti dal vento.

Vestiti traspiranti

Prima regola per proteggere il corpo del ciclista: vestiti a cipolla! Ogni ciclista di città esperto sa che dovrà vestirsi a strati, con abiti che tengano caldo e senza sudare. I negozi per sportivi offrono una scelta infinita di capi tecnici adatti alle esigenze di ogni ciclista: maglie, giacche, salopette e pantaloni. Prova quello che si addice di più al tuo ritmo di pedalata, alle tue esigenze fisiche e alle tue abitudini.

Attrezzatura

Anche l’attrezzatura e la manutenzione della bici sono essenziali per poter pedalare in sicurezza tutto l’inverno. Ecco le cose che non devono mancarti.

Parafanghi

Sono utili perché non consentono all’acqua e allo sporco di alzarsi troppo da terra sporcando gli abiti indossati.

Copertoni invernali

Elemento imprescindibile se si usa la bici per sport, ma possono risultare utili anche nel quotidiano.

Telaio

Potresti acquistare una vernice specifica da spruzzare sul telaio perché resista meglio ad acqua e fango.

Luci

Come durante il resto dell’anno, è bene controllare che anche in inverno le luci funzionino regolarmente. Ricordatevi che sono essenziali per segnalare la vostra presenza anche nelle giornate più nebbiose, piovose e buie.

Freni

Devono essere utilizzati con attenzione, specie sulla strada bagnata, ed è essenziale che rispondano perfettamente al comando: quindi non dimenticate di regolarli ed equilibrarli.

Catena

Occhio alla lubrificazione! Deve essere fatta con regolarità e monitorata con costanza.

Verdure e spezie: accoppiate vincenti

Ogni verdura ha delle spezie o erbe aromatiche in grado di valorizzarla: vediamo qualche abbinamento vincente per mangiarle più volentieri!

  • Carote: il loro sapore dolce si abbina bene a spezie piccanti come zenzero, paprica e pepe nero. Sono deliziose anche saltate in padella con la curcuma o il curry, spezie che accendono ulteriormente il loro colore
  • Gli asparagi, più delicati, prediligono l’abbinamento con dragoncello o con aneto
  • I cetrioli si possono consumare solo crudi: provali con una manciata di semi di sesamo e magari una spruzzata di salsa di soia dolce
  • broccoli sono ottimi alla mediterranea, con capperi e peperoncino, ma anche con la noce moscata. Se vuoi provare qualcosa di diverso, punta sulla paprica: lessali per una ventina di minuti, scolali e mettili a saltare 10 minuti in una padella antiaderente, con dadini di pane, sale, olio e abbondante paprica per avere un contorno originale e dal gusto insolito.
  • Le cipolle caramellate vengono esalate dalla cannella, magari con l’aggiunta di una manciata di uvetta per un contorno agrodolce dal successo sicuro
  • Con le melanzane, se usi il basilico non sbagli mai
  • finocchi, come i cetrioli, sono ottimi con il sesamo: provali in insalata, oppure cotti con un cucchiaio di tahin.
  • Puoi servire i fagiolini con un trito di menta, erba cipollina e aglio, oppure aggiungere all’acqua di cottura qualche foglia di alloro, specie in una zuppa
  • Anche i piselli vengono impreziositi dalla menta. Prova anche a saltarli con riso basmati, carvi e semi di senape, per poi mantecare con un po’ di yogurt bianco! 
  • Con i peperoni puoi sbizzarrirti con aglio, capperi e origano, oppure dare alla tua ricetta un tocco orientale con il curry 
  • pomodori, come noto, sono ottimi nelle ricette con il basilico o l’origano, ma deliziosi anche con qualche filetto di erba cipollina
  • Gli spinaci acquisteranno un sapore tutto nuovo con il pepe giamaicano e lo zenzero
  • Se prepari un piatto a base di porri, non dimenticare di aggiungere un pizzico di timo
  • Le zucchine si prestano a squisite frittate con menta o mentuccia tritata
  • Infine, la zucca diventa ancora più gustosa con qualche fogliolina di salvia, o magari in versione vellutata con la curcuma.

Ti abbiamo stuzzicato? Buon appetito! 

Da dove viene la cheesecake?

La cheesecake è uno dei dessert che rappresentano gli Stati Uniti. Ma sei sicuro sia nata lì? In questo articolo ti raccontiamo dove nasce la ricetta originale e in che mondo ha raggiunto la Grande Mela.

L’armonia tra la base di frolla, una crema al formaggio e pochi altri ingredienti è ciò che rende la cheesecake un dolce speciale. In base al tipo di formaggio scelto si potrebbe dire che quasi ogni paese ha la sua variante: quella italiana a base di ricotta, la tedesca che prevede l’uso del quark (un formaggio fresco tipico) e la più famosa, quella statunitense, realizzata con il formaggio spalmabile.

Dall’Egeo all’Atlantico

Prima di approdare nelle pasticcerie newyorkesi, la cheesecake era una specialità greca risalente al V secolo a.C. Veniva chiamata plakous, una crema di formaggio di pecora arricchito con farina e miele, cotta all’interno di un tegame in coccio. Solo nel tardo Medioevo acquisì la forma di una torta vera e propria, caratterizzata da una base di pasta sfoglia.

Il primo libro di cucina inglese, The Forme of Cury (1390), raccoglieva le ricette dei cuochi alla corte del re Riccardo II, includendo il procedimento per realizzare ben due tipi di cheesecake: la “Sambocade,” a base di fiocchi di formaggio, albumi e acqua di rose, e la “Tart de Bry” (parola riferita alla tecnica di preparazione del formaggio e non alla tipologia) fatta con del formaggio vaccino semi-morbido, tuorli e zenzero grattuggiato. Per i successivi cinque secoli, non ci fu libro di cucina senza almeno una ricetta di questo dolce.

Visto l’amore degli inglesi per la cheesecake, la sua ricetta non poteva non raggiungere le colonie americane. Qui, dal 1700 al 1930, veniva preparata con i fiocchi di formaggio, che le davano una consistenza particolarmente granulosa. Per renderla più cremosa, si iniziò ad usare il cosiddetto cream cheese.  

La prima “New York cheesecake” è opera di Arnold Reuben, un immigrato tedesco proprietario di diversi ristoranti di Manhattan. Reuben scoprì la ricetta durante una cena e decise di sperimentare sostituendo i fiocchi con il formaggio spalmabile. Il risultato era sorprendente, molto più ricco e cremoso; e quando Reuben decise di servire la nuova cheesecake ai suoi clienti, questi se ne innamorarono perdutamente.

Ma quindi cotta o cruda?

Sebbene la cheesecake originale venisse cottaoggi viene realizzata anche a crudoomettendo le uova e aggiungendo uno stabilizzante come la gelatina per dare maggiore consistenza al formaggio. Alle cheesecake senza cottura si abbina bene il gusto fresco degli agrumi ma è possibile anche seguire la tradizione e decorare il dolce con della confettura di frutta prima di servirlo.  

Cibo e Buonumore

Gli alimenti del buonumore

Diversi studi hanno cercato di individuare i meccanismi che portano alla depressione, evidenziando come la nostra serenità sia influenzata dalla presenza nell’organismo di alcuni sostanze dette “neurotrasmettitori”, il cui compito è veicolare le informazioni tra le cellule del sistema nervoso. In particolare i neurotrasmettitori coinvolti in questo processo sono tre: la serotonina (che favorisce la serenità e il benessere), la dopamina (in grado di farci provare interesse verso le cose) e la noradrenalina (che aumenta la nostra carica vitale). 
 Che ruolo ha il cibo in tutto questo? Semplice, ci sono alcuni alimenti che contengono due sostanze, il triptofano e la tirosina, da cui è possibile sintetizzare questi neurotrasmettitori del benessere. Arachidi, mandorle, pollo, tacchino, bresaola, pesce azzurro: tutti ricchi di triptofano, sono anche alimenti che ben si prestano ad essere inseriti in una dieta bilanciata. Lo stesso si può dire per i legumi secchi, i semi oleosi, il lievito di birra e i formaggi, ricchi di tirosina. 
Ci sono poi altre sostanze, presenti in diversi alimenti e in grado anch’esse di influenzare positivamente il nostro tono: le metilxantine eccitanti del tè, del caffè e della cioccolata, l’acido folico (contenuto in abbondanza in insalate verdi, spinaci e legumi) che alza i livelli di serotonina, il magnesio che migliora la resistenza allo stress, le vitamine del gruppo B che intervengono nella trasformazione del triptofano, e tante altre ancora. Scegliere alimenti ricchi di questi principi è il primo modo per “confortarsi” con il cibo in maniera efficace.

Il cibo dei ricordi

Ma l’effetto dei comfort food non è legato solo alla chimica. Ognuno di noi ha un cibo cui è particolarmente legato, in grado di portarci indietro con la memoria e suscitare emozioni intense ogni volta che lo si assaggia. È proprio da queste proprietà evocative che nasce il concetto di “comfort food”: cibo che soddisfa un bisogno emotivo, ben al di là del semplice piacere del gusto. Tutto può quindi essere “comfort food”, dipende dalle esperienze di ognuno di noi: la zuppa di pollo che ci preparava la mamma quando eravamo malati, il minestrone della nonna, l’arrosto che si mangiava tutti insieme a Natale, il latte caldo con il miele bevuto la sera prima di andare a letto… E la maggior parte di questi cibi non solo è in grado di faci sentire subito meglio a livello emotivo, per le associazioni mentali e i ricordi che riesce a stimolare, ma anche a livello fisico, grazie ai nutrienti che fornisce.  

Minestrone, latte tiepido, miele, brodo di pollo

Non è un caso che la mamma in inverno ci preparasse proprio il brodo di pollo fumante: se, in generale, la consistenza liquida e il calore del brodo danno ristoro e conforto, quello di pollo contiene in più alcuni ingredienti attivi sul sistema immunitario. Queste sostanze regolano, tra l’altro, la secrezione di muco, e la loro presenza potrebbe spiegare l’efficacia del brodo di pollo nel bloccare le manifestazioni tipiche del raffreddamento come il “naso che cola”. Per non parlare del latte tiepido con il miele, che subito ci riporta con la mente all’infanzia, ricco di calcio, proteine ed eccellente contro tosse e raffreddore per le proprietà emollienti e antimicrobiche del miele.

E chi non conosce quella sensazione di conforto che si prova quando, di rientro dal lavoro in una fredda sera invernale, si può finalmente gustare un piatto di minestrone di verdura fumante. Anche in questo caso coccolando la mente ci prendiamo cura del nostro corpo, grazie ai minerali, le fibre e i preziosissimi fattori antiossidanti contenuti nei diversi ortaggi, pronti ad alzare le nostre difese immunitarie e a proteggerci dai malanni della brutta stagione. 

Comfort food, non junk food!

Purtroppo oggi i ritmi serrati che la società impone hanno creato confusione, e l’idea di “comfort food” (generi di conforto) ha finito nella testa di molti per associarsi a quella di “junk food” (cibo spazzatura): snack pronti, dolci e salati, che gratificano scatenando meccanismi puramente fisiologici e che,  per la loro composizione ricca di grassi e zuccheri, rischiano di creare veri e propri problemi di salute se diventano la panacea contro tutti i momenti di malinconia, noia o tristezza. La naturale attrazione per il gusto dolce, la simpatia per il salato, la preferenza verso il croccante e per quella sensazione vellutata che i grassi conferiscono ai cibi, sono alla base del successo dei junk food, primi tra tutti patatine in busta e popcorn. Salatissimi e molto calorici, sono i principi del junk food, da relegare al ruolo di rare trasgressioni alimentari. Senza dimenticare anche tutti quei dolci che forniscono unicamente calorie “vuote”, non associate cioè alla presenza di fattori nutritivi utili. L’elenco è lungo: caramelle, barrette ripiene di mou o di crema al cocco, gelatine dolci… ma nessuno di questi snack avrà mai il requisito fondamentale del perfetto comfort food: ingredienti sani, uniti a ricordi belli e amore.

Questione di mobilità

Anche se non sei uno sportivo, la mobilità rimane una capacità fondamentale, da allenare per muoversi meglio nella vita di tutti i giorni. Il termine mobilità descrive la capacità di un’articolazione di muoversi all’interno della capsula articolare in modo regolare e per un lasso di tempo prestabilito. Insieme a forza, resistenza, velocità, e coordinazione, la mobilità è una capacità motoria di base che ci permette di compiere i movimenti nella loro totale ampiezza, riducendo il rischio di infortuni.

Perché è importante?

La mobilità è utile per migliorare la forza e la performance fisica e per ridurre i dolori a carico delle articolazioni, specie se esposte a processi infiammatori e/o degenerativi come l’artrosi. Mobilizzando le articolazioni rallenteremo la loro usura e bilanceremo gli stimoli derivanti non solo dall’allenamento ma anche dagli sforzi quotidiani. A qualunque età, infatti, la flessibilità e l’elasticità contribuiscono a una maggiore libertà di movimento e al miglioramento della forma fisica generale. 

Nell’allenamento della forza, eseguire degli esercizi di mobilità prima e soprattutto dopo la sessione aiuterà a rendere il muscolo più elastico e a ridurre la tensione accumulatasi. Nella vita di tutti giorni, dedicare almeno 10 minuti alla mobilità servirà a richiamare sangue alle articolazioni, lubrificandole e preparandole all’esecuzione di qualunque movimento.

Come incrementarla

La mobilità può essere allenata tramite esercizi statici, attivi o attivo-passivi, ossia svolti con l’ausilio di elastici e bastoni. Gli esercizi andranno scelti in base alle nostre capacità e andranno via via complicandosi per poterle migliorare. L’importante sarà essere costanti: non incrementeremo la mobilità se non la alleneremo regolarmente.

Ecco alcuni utili esercizi di mobilità:

– Rotazioni: ruotando il collo, le braccia e il bacino andremo a incrementare la mobilità delle singole articolazioni

– Stretching laterale: utile a mobilizzare la colonna vertebrale

– Affondo e rotazione delle spalle: serve a mobilizzare l’articolazione delle spalle e distendere i muscoli ischiocrurali, situati nella parte posteriore della coscia.

– Squat e distensione della schiena: mobilita l’articolazione della caviglia e delle anche, favorendo l’allungamento della schiena.