3 funzioni dell’acido citrico

L’acido citrico è una sostanza naturalmente presente negli agrumi, ma può essere acquistato puro e utilizzato per le pulizie domestiche. A contatto con l’acqua forma una soluzione acida, ottima per contrastare il calcare e sgrassare.

È molto più ecologico dell’acido acetico contenuto nell’aceto ed ha il vantaggio di essere inodore.

Ecco come usarlo:

1) Anticalcare per superfici

150g di acido citrico in 1L di acqua creeranno una soluzione da utilizzare su rubinetteria, sanitari e superfici, per sciogliere il calcare e non lasciare aloni.

2) Disincrostante per lavatrice

la stessa soluzione può essere versata nel cestello della lavatrice per un lavaggio a vuoto, in modo da disincrostarla a fondo. Ripetere questo trattamento una volta al mese garantirà una maggior durata alla tua lavatrice!

3) Un aiuto per scarichi otturati

Come già spiegato in un precedente articolo, unire aceto e bicarbonato non serve a niente, perché i due composti si neutralizzano a vicenda. Vale anche per l’acido citrico, perciò meglio diffidare delle ricette magiche che promettono di sturare il tuo lavandino mischiando acidi e basi. In ogni caso, l’acido citrico è un acido più forte dell’aceto e può quindi servire (DA SOLO) per sciogliere la pasta di calcare e residui organici che spesso ostruisce le tubature.

4 passi per l’ambiente

Vorresti fare di più per l’ambiente ma sei pigro? Non scoraggiarti: ci sono delle piccole azioni che puoi compiere tutti i giorni senza troppo sforzo, per prenderti cura del pianeta, risparmiare energia e risorse, mangiare meglio… e chissà che l’entusiasmo non ti faccia diventare sempre più ecologico!

Con l’acqua calda fai solo la doccia, con quella fredda tutto il resto

Sapevi che ben il 90% dell’energia che serve per fare un semplice bucato viene utilizzata per riscaldare l’acqua? Inizia subito a risparmiare – sull’energia e in bolletta – usando solo l’acqua fredda. E non preoccuparti delle macchie: i detersivi di ultima generazione sono efficaci già a temperature basse. 

Attenzione, quanto viaggia il tuo cibo? 

Negli USA e nella maggior parte dei Paesi europei, le mele viaggiano per migliaia di chilometri prima di raggiungere i loro punti di vendita. Una mela prodotta da un coltivatore locale viaggia al massimo per un centinaio di chilometri. Scegliere cibo locale significa un sacco di cose: prezzo inferiore, maggiore freschezza, meno benzina, meno gas serra e meno energia sprecata. Inoltre, se scegli di acquistare i tuoi cibi da supermercati che favoriscono le piccole filiere – come Pam Panorama – o direttamente dai produttori, aiuti l’economia della zona in cui vivi e un commercio più equo.

Lavati responsabilmente

I saponi – compresi i detersivi per la pulizia della casa, per i piatti e per la lavatrice – sono derivati del petrolio e possono contenere elementi chimici dannosi per la salute e per l’ambiente. Scegli prodotti ecologici sia per la casa che per l’igiene personale, come quelli a marchio Akalia Bio di Pam Panorama. Aiuterai il pianeta e sceglierai il meglio per la tua stessa pelle.

Visto, ma non si stampi

Stampare una copia? No, grazie. Pensaci bene, avere una copia cartacea di un documento, di un contratto, di una mail, di un elenco, è davvero necessario? Non ti basta poterla consultare digitalmente? E se proprio devi stampare, puoi farlo usando meno fogli, magari diminuendo la dimensione dei caratteri e la spaziatura tra i fogli e utilizzando sia il fronte che il retro di ogni foglio? 

Negli USA vengono utilizzati circa 50 milioni di tonnellate di fogli di carta ogni anno, che equivalgono a più di 850 milioni di alberi. Stampa meno, salva le foreste.

Chi va piano, risparmia

La velocità, le improvvise accelerate e le frenate brusche posso essere causa di un piccolo aumento dei consumi di ogni guidatore. Se guidi con più tranquillità, il risparmio di carburante può arrivare al 33% sulle autostrade e fino al 5% nei centri urbani. Inoltre, più corri, più la distanza che puoi percorre con un pieno diminusce. Perché non rallentare, viaggiare più in sicurezza e risparmiare denaro?

Homebanking per risparmiare

Ci sono banche che inviano ai propri clienti centinaia di milioni di documenti cartacei per posta ordinaria. Uno spreco enorme, se si pensa alla quantità di alberi e risorse che si possono risparmiare semplicemente grazie a una connessione internet e un sistema di home banking ben concepito. Inviare le proprie comunicazioni in formato elettronico non solo aiuta  le foreste, ma fa risparmiare alla banca stessa molto denaro e velocizza le pratiche burocratiche più all’ordine del giorno. Scegli una banca che parli con te via mail, sito e app, avrete entrambi da guadagnarci!

Ammorbidente fai-da-te

Quante volte ti è capitato di dover fare il bucato, cercare l’ammorbidente in ogni angolo della casa e scoprire di non averne più? Se la risposta si aggira tra “troppo spesso” e “ogni volta”, allora queste alternative all’ammorbidente tradizionale fanno al caso tuo.

Fruga nella dispensa e crea il tuo ammorbidente fai da te.

Aceto 

Presente in tutte le cucine e i supermercati, l’aceto è uno dei “rimedi della nonna” più usati in casa. Grazie alla sua composizione, agisce sui tessuti rendendoli morbidi e soffici al tatto, senza bisogno di ricorrere all’ammorbidente! L’unica raccomandazione è di non versarlo direttamente sui capi da trattare né insieme al detersivo, bensì sempre nell’apposito scomparto della lavatrice. In questo modo una sostanza acida come l’aceto non entrerà a contatto con i detersivi, di per sé alcalini, preservandone il potere lavante.

Acido Citrico

Questa sostanza, più ecologica dell’aceto e così utile in casa, può essere acquistata in polvere o granuli, presso farmacie, supermercati ed erboristerie. È un ingrediente col quale realizzare un efficace ammorbidente casalingo per ottenere un bucato davvero morbido. Inizia disciogliendo in un contenitore di plastica 500 ml d’acqua di rubinetto circa 3 cucchiai di acido citrico. Chiudete il contenitore col proprio tappo e agitate il composto. Calcola di usare circa 50 ml di prodotto per ogni lavaggio in lavatrice, versando l’ammorbidente fai da te nell’apposito scomparto. Per profumare i tuoi capi, unisci al prodotto creato poche gocce di olio essenziale.

Palline di alluminio

Prendi un foglio di alluminio, appallotolalo e inseriscilo in lavatrice insieme al tuo bucato. Fai partire il lavaggio e attendi. L’alluminio sarà in grado di catturare la forza elettrostatica generata durante il lavaggio e ammorbidire i tessuti, persino quelli più delicati.

Regione che vai, pane che trovi

Lo mangiano in tutto il mondo ma è soprattutto in Italia che il pane occupa un posto speciale a tavola. Dal sud al nord, ogni regione dello stivale vanta le proprie varietà, frutto della tradizione popolare e della valorizzazione delle materie prime locali. Scopri in questo articolo quali sono i tipi di pane più diffusi sul nostro territorio!

Mafalda

Partiamo dal sud con un pane nato in territorio palermitano, probabilmente nell’Ottocento. La mafalda (o muffoletta) è una pagnotta realizzata con farina di grano duro e ricoperta di “cimino”, ovvero semi di sesamo. Viene farcita con panelle o fegato (meusa) per diventare uno degli street food più in voga per le strade del capoluogo di regione siciliano!

Pane cafone

Risalendo lo stivale, in Campania troviamo il cosiddetto pane cafone, caratterizzato da una mollica soffice e una crosta croccante. Preparato con lievito madre, è il classico pane contadino dal gusto genuino e difficilmente imitabile.

Puccia salentina

La puccia è un panino a lunga lievitazione, molto soffice e perfetto per essere farcito con pomodorini, capperi, olive e acciughe. Ne esistono diverse varianti (tra le principali ci sono l’uliata e la liscia), preparate con ingredienti leggermente diversi a seconda della città.

Pane carasau

Una serie di sfoglie croccanti e sottili, perfette per uno sfizioso spuntino o per preparare piatti più elaborati come delle gustose lasagne. Il pane Carasau è un pane unico nel suo genere, tipico della Sardegna e dalle origini molto antiche. Scopri qualche curiosità in più in questo articolo.

Michetta

Conosciuto anche come rosetta, questo pane a forma di stella è tipico della Lombardia, farcito spesso con salumi e formaggi per un pasto veloce ma gustoso.

Pane valdostano

Arriviamo al nord, al confine con Francia e Svizzera, per gustare un pane a base di farina di segale – ingrediente che gli conferisce il caratteristico colore bruno –, dalla mollica piuttosto compatta e una crosta parecchio sottile.

Alimenti in frigo: come evitare gli sprechi

In Italia lo spreco alimentare domestico è pari a 145 kg annui a famiglia, dovuto in parte alla cattiva conservazione, problema che si può contrastare con semplicità.Ridurre gli sprechi di cibo a casa è un buon proposito che spesso non si riesce a mantenere. Sistemare gli alimenti nel frigorifero in modo corretto è il primo passo per evitare di gettare nella spazzatura parte della spesa settimanale.

Non solo frigo

Il frigorifero non è indicato per tutti gli alimenti. Alcuni cibi, infatti, non hanno bisogno di essere refrigerati, anzi, potrebbero esserne danneggiati, come per esempio la frutta esotica, gli agrumi (il freddo può farli diventare amari), i pomodori, i fagiolini, i cetrioli e le zucchine; il pane diventa raffermo più velocemente con le basse temperature e neanche gli alimenti caldi vanno riposti in frigorifero, per evitare condense e bruschi innalzamenti di temperatura sul ripiano.

Il controsenso delle scorte

Meglio non cedere alla tentazione di fare scorte abbondanti. Il frigorifero non deve essere sovraccaricato. L’aria fredda al suo interno deve circolare intorno ai cibi e, se non c’è sufficiente spazio tra i prodotti, la corretta distribuzione della temperatura verrà ostacolata, con il rischio di una cattiva conservazione degli alimenti.

Riciclare gli avanzi

La frutta molto matura in generale è poco gradita, ma può essere riciclata aggiungendola allo yogurt o per preparare dei frullati e dei frappé. Verdura e tuberi non freschissimi possono contribuire ad arricchire il minestrone surgelato. Se sono rimasti vari pezzi di formaggi molli si può ottenere una crema da usare per condire la pasta, per inzuppare i crostini di pane o per rendere più gustose le carni. Il burro scaduto ha una seconda chance per togliere i cattivi odori dalle mani: basta spalmarne una piccola quantità e procedere al lavaggio tradizionale con acqua tiepida e sapone.

Disposizioni e contenitori

Gli alimenti cotti devono essere posti in contenitori puliti e forniti di coperchio o avvolti con pellicola per evitare che perdano umidità a contatto con l’aria. L’involucro non deve toccare le pareti del frigorifero, perché potrebbe gelare e trasferire il troppo freddo al cibo. Al momento di sistemare la spesa è buona norma porre i prodotti appena acquistati dietro o sotto quelli già presenti nel frigorifero. Questo sistema aiuterà a consumare gli alimenti entro la data di scadenza e a ridurre gli sprechi.

Questione di temperatura

Carne e pesce vanno nella parte più fredda del frigorifero (di solito il comparto più in basso). La parte centrale è adatta a uova, latticini, dolci a base di creme e a quegli alimenti da conservare in frigorifero “dopo l’apertura”. Nei cassetti della parte bassa si conservano le verdure e la frutta, dopo averli tolti dalle confezioni in plastica, da consumare rapidamente per evitarne il deterioramento. Le mensole all’interno della porta sono i punti più caldi del frigorifero, da destinare ai prodotti che necessitano solo di una leggera refrigerazione (per esempio, bibite e burro).

La curiosità

Per togliere i cattivi odori dal frigo, basta mettere mezzo bicchiere di bicarbonato nello scomparto più alto.

La scienza delle mele

L’autunno è il tempo delle mele: la maturazione naturale di questo frutto, infatti, cade proprio tra agosto e ottobre, a seconda delle varietà e della zona di coltivazione. Ma allora com’è possibile che le troviamo tutto l’anno? Che sortilegio è mai questo? Le scienze e tecnologie ambito agro-alimentare ci hanno permesso di migliorare la resa delle coltivazioni e ridurre gli sprechi. Eccone qualche piccolo assaggio… al gusto di mela! 

Etilene

Le mele sono frutti climaterici: significa che, una volta raccolte, iniziano ad emettere etilene, un ormone vegetale gassoso che induce la maturazione del frutto stesso e di quelli circostanti. L’azione del gas induce la trasformazione dell’amido contentuto nella polpa in fruttosio, rendendola più succosa e dolce. Il rilascio di etilene aumenta man mano che il frutto matura ed è per questo che “una mela marcia rovina tutto il cesto”. Altri frutti con questa caratteristica sono banane, kiwi, cachi, meloni, pere, pesche e pomodori: possono quindi essere colti acerbi e lasciati a maturare in casa. Altri come albicocche, uva, lamponi, cetrioli, agrumi e peperoni, invece, non sono climaterici: se raccolti precocemente, quindi, non completeranno mai del tutto la maturazione. 

Test di maturazione

Il tempo di raccolta è estremamente importante per la corretta conservazione e la resa organolettica del frutto. Lo stadio di maturazione  viene verificato attraverso dei test che valutano le proprietà fisiche e chimiche di alcuni frutti raccolti come campione. Uno di questi consiste nell’immergere le fette di mela in una soluzione di ioduro di potassio, che tingerà di blu scuro l’amido, lasciando bianco il fruttosio.Questo permette di valutare lo “stadio d’amido” della mela, cioè la quantità di amido che non si è ancora trasformato in fruttosio. 

Altri test misurano altri aspetti, come l’acidità del succo, la durezza della polpa o la quantità di clorofilla. I parametri ottimali dipenderanno dalla varietà della mela: le Granny Smith, ad esempio, avranno un’acidità e una durezza maggiore rispetto alle Golden. 

Conservazione

Una volta constatata la maturazione ideale dei campioni, le restanti mele destinate al consumo andranno raccolte nel minor tempo possibile, quindi conservate in celle ad atmosfera controllata. Nell’aria viene immesso azoto, che va a sostituire l’ossigeno, rallentando così la respirazione dei frutti. L’anidride carbonica va tenuta entro valori specifici, insieme a temperatura e umidità. 

Eventuali trattamenti per evitare la comparsa di muffe e la proliferazione di microrganismi in questa fase delicata dovranno rispettare tempistiche specifiche: il principio attivo dovrà essere completamente decaduto al momento della vendita del prodotto. 

Mela elettronica

Una volta pronte per la consumazione, le mele devono essere trasportate fino al negozio: nello spostamento bisogna fare attenzione ad urti e ammaccamenti. Per misurare gli impatti si utilizza spesso la “mela elettronica”, uno strumento a forma di mela in grado di misurare gli impatti meccanici a cui la merce viene sottoposta durante la selezione e il confezionamento. I dati vengono trasmessi ad un palmare, permettendo al produttore di valutare eventuali criticità e modificare il processo. 

A casa

Le mele possono essere conservate a temperatura ambiente, lontano da frutti climaterici che non vogliamo veder maturare troppo in fretta. Se invece vogliamo sfruttare proprio questa loro caratteristica per far maturare un kiwi o un avocado, basta metterli insieme in un sacchetto per un paio di giorni! Nel frigo le mele possono durare anche sei settimane, ma attenzione agli sbalzi di temperatura, che potrebbero alterarne la consistenza!

Non ci sono più le banane di una volta?

Sono il prodotto ortofrutticolo più scambiato al mondo e percorrono anche 10.000 km per arrivare sulle nostre tavole: come fanno le banane ad arrivare perfettamente mature nei nostri supermercati? Perché sono praticamente uguali in tutti i negozi? È vero che non sono più quelle di una volta? 

Ecco qualche risposta e un’interessante considerazione sul loro processo produttivo. 

Il viaggio delle banane 

A rendere la banana più adatta al commercio su lunga distanza rispetto ad altri frutti è sicuramente la sua anatomia: la buccia spessa protegge la polpa dagli urti e dall’attacco di insetti e parassiti, e non essendo edibile non richiede particolari accorgimenti. 

In più si tratta di un frutto climaterico, come la mela, il kiwi, il melone e l’avocado: la sua maturazione continua anche dopo che è stata raccolta e può essere ritardata o accelerata controllando la temperatura e la quantità di etilene a cui viene esposta. 

Questo permette ai coltivatori di giocare d’anticipo, raccogliendo i caschi quando sono completamente formati, ma ancora verdi. A raccolta avvenuta sarà importante non interrompere la catena del freddo: le banane sono conservate a 13°C per tutto il viaggio, che può durare anche più di un mese. Una volta giunte a destinazione, il loro metabolismo viene riattivato in locali riscaldati e in presenza di etilene, gas che viene poi prodotto in quantità crescente dai frutti stessi via via che maturano. 

Banana-boom

Ovviamente non è sempre stato così: in assenza di impianti refrigeranti e navi a motore, era difficile prevedere con certezza lo stato di maturazione che i frutti avrebbero raggiunto prima dell’arrivo. Le correnti e i venti sfavorevoli potevano rallentare il viaggio, le temperature esterne potevano variare. L’introduzione dei motori a vapore rivoluzionò completamente il commercio, facendo nascere nuove rotte per mare e per terra; ecco che, già all’inizio del Novecento, le banane venivano esportate e riscuotevano successo in tutto il mondo. La varietà più coltivata e commerciata era la Big Mike o Gros Michel, caratterizzata da una buccia piuttosto spessa e una polpa molto dolce.

Banane perdute

Con la rapida crescita della domanda, crebbe anche l’offerta: se prima le banane venivano esportate principalmente da Cuba e dall’Ecuador, ora la produzione si espande al resto dei Caraibi, all’America Centrale e al Sud America. Anche nel Sud-Est Asiatico e nelle aree tropicali e sub-tropicali di Africa e Australia iniziano a sorgere sempre più monocolture. 

Ma un grosso imprevisto era dietro l’angolo: tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta le piantagioni di Big Mike furono devastate dalla Malattia di Panama, causata da un fungo, il fusarium oxysporum, che rendeva improduttivi i banani. 

Ad esserne immune era la Cavendishcultivar selezionata intorno al 1830 dai botanici inglesi e nominata in onore di William Cavendish, Duca del Devonshire; dava frutti un po’ meno dolci e dalla buccia meno spessa, ma la sua resistenza al fusarium la rese un valido sostituto. È la varietà che troviamo ancora oggi in tutti i supermercati del mondo… Ma forse non per molto ancora. Purtroppo anche i funghi si evolvono: un nuovo ceppo di fusarium, detto Tr4, si sta diffondendo a una velocità allarmante tra le piantagioni di Cavendish e al momento non sembra esserci una soluzione all’orizzonte.

Monocoltura e malattie

Questa storia ci offre uno spunto per una considerazione che botanici e agronomi hanno fatto da tempo: le monocolture sono modelli estremamente fragili.

Le piantagioni sono composte da banani “gemelli”, riprodotti per talea e tutti con lo stesso patrimonio genetico, senza che avvenga mai un rimescolamento dei geni (come avviene normalmente con la riproduzione sessuata). Questo permette ai coltivatori di ottenere frutti senza semi (i semi delle banane selvatiche sono molto grossi e duri) e sempre simili tra loro per forma e proprietà organolettiche, ma rende anche la coltivazione molto più vulnerabile. Per un virus o un parassita non c’è terreno più fertile di un raggruppamento di individui tutti uguali, con gli stessi punti deboli

Un esempio tutto italiano di questa fragilità e delle sue tragiche conseguenze è quello della Xylella nel Salento, che da anni avanza e distrugge gli olivi secolari sui quali si basa gran parte dell’economia della regione.

Viene quindi da chiedersi come sarà l’agricoltura del futuro: soppianteremo la monocoltura a favore di un altro modello o troveremo nuovi strumenti per farla funzionare? 

La strana coppia

Sempre più pizzerie, insieme a una fitta lista di birre in bottiglia e alla spina, offrono una carta dei vini per chi vuole abbinare alla sua pizza preferita un bel calice di rosso o di bianco. Pensi che vino e pizza insieme stonino? Leggi questo articolo per ricrederti!

Sebbene vini come Champagne, Barolo o Amarone potrebbero sembrare “sprecati” insieme a una pizza, bisogna sempre considerare gli ingredienti con cui si sceglie di condirla. Che sia bianco, rosato o rosso, c’è sempre un vino adatto alla pizza: tutto sta nel trovare la giusta combinazione di tannini e condimenti!

La Margherita, la regina delle pizze, si compone di ingredienti semplici: pomodoro, mozzarella (vaccina o di bufala), olio e basilico. Provala con dei bianchi freschi come Soave o Lugana; il rosato Cerasuolo d’Abruzzo oppure un rosso autoctono campano come il Gragnano. Vini di facile beva che esaltino tutto il gusto e la semplicità che caratterizzano questa pizza!

Le pizze a base di formaggi (gorgonzola, brie, taleggio) possono essere facilmente accompagnate da vini di corpo medio-forte, ad esempio il Verdicchio (vitigno a bacca bianca) o il Dolcetto (a bacca scura).

Le pizze vegetariane, solitamente difficili da abbinare, chiamano vini leggeri e anche semi aromatici come il Sauvignon o, se nel periodo giusto, del vino Novello.

Passiamo alle pizze con affettati oppure con carni saporite come la salsiccia, dal gusto spiccatamente sapido e robusto. Se con una base di pomodoro, scegli dei bianchi come Chardonnay, Greco di Tufo o Inzolia. Per chi ama le pizze bianche, via libera a rossi amabili come il Lambrusco, a un più corposo ma fruttato Montepulciano oppure un bel Sangiovese.

L’effervescenza di spumanti Metodo Classico e/o Charmat aiuta a pulire la bocca nel caso si sia scelta una pizza “grassa”, come una 4 formaggi o una bianca condita con Mortadella, burrata e granella di pistacchi.

Con la pizza, dunque, meglio il vino?

Non per tutti, naturalmente: se sei legato alla tradizione, difficilmente rinuncerai alla tua birra! Quello che puoi provare a fare è scegliere uno stile adatto agli ingredienti della tua pizza. Se invece hai voglia di sperimentare, scegli un buon vino e gustalo insieme alla pizza preferita!

L’abc del brodo

In questi mesi è proprio difficile sedersi a tavola se non c’è qualcosa di caldo ad aspettarci: l’inverno è la stagione perfetta per gustare zuppe, minestre e piatti a base di brodo. Ma sai come prepararlo?

Le basi

Un buon brodo è solitamente preparato lasciando bollire carnepesce verdure in abbondanza, in modo che l’acqua di cottura si arricchisca di sapori. Naturalmente si possono aggiungere anche delle spezie: se scegli di realizzare un brodo di pollo, prova a profumarlo con  dei chiodi di garofano e termina con del prezzemolo fresco e pepe a piacere. Se invece hai scelto di usare delle carni rosse, dal sapore più deciso, opta per qualche foglia di alloro. Per quanto riguarda il sale, ricorda di aggiungerlo solo verso fine cottura, per evitare di avere un brodo troppo sapido una volta che parte dell’acqua sarà evaporata. Durante la cottura ricorda di schiumare di tanto in tanto il brodo con un colino a maglie fini per rimuovere il grasso in eccesso salito in superficie.

Per tutti i gusti

Il brodo è una ricetta che si adatta a tutti, gli amanti della carne (bianca e rossa), del pesce oppure di preferisce le sole verdure.

Iniziamo dai brodi di carne rossa, molto saporiti per via dei tagli usati. Questi sono i cosiddetti tagli di seconda o terza categoria, ricchi di grasso e adatti a cotture molto lunghe. Per un ottimo brodo si può usare anche la carne bianca, di pollo o tacchino, cuocendo in abbondante acqua parti come ali, collo e costato. Attenzione a non usare il solo petto, indicato per cotture più rapide come la griglia.

C’è poi il brodo di pesce, dal gusto delicato e molto meno grasso rispetto a quelli di carne. ​​I pesci da preferire sono nasello, sogliola, orata e gallinella di mare, tutti da sfilettare prima di essere aggiunti in pentola con le verdure che preferisci. In questo caso, via libera all’uso del vino bianco per profumare il tuo brodo, insieme ad aromi come timo e pepe bianco.

Ultimo ma incredibilmente versatile, il brodo di verdure. Questa ricetta è perfetta per utilizzare tutti gli ortaggi che potresti aver avanzato, come mezza cipolla, una patata, e le ultime due carote rimaste in fondo al cassetto del frigo. Mondale e mettile a bollire in una pentola capiente, ricordandoti sempre di aggiungere il sale verso fine cottura.

In base agli ortaggi scelti, potrai usare il tuo brodo vegetale come base per zuppe e minestre dalla consistenza cremosa, aggiungendo ad esempio dei legumi, oppure più liquida, scegliendo verdure più ricche di acqua. Con quali spezie esaltare il gusto del tuo brodo vegetale? Scoprilo qui.