È proprio il momento di una bottiglia di vino.
Già, bottiglia. Non è reato immaginare solo il liquido (bianco, rosso o rosato che sia) quando sentiamo questa espressione: è ciò che percepiamo e gustiamo davvero. Perché allora dovrebbe interessarci il recipiente che lo contiene?
Perché quegli odori e quei sapori non arriverebbero nel nostro calice, se non esistesse un contenitore adatto.
Il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università diPisae il Dipartimento di Scienze e Innovazione tecnologica dell’Università di Alessandria hanno condotto uno studio al fine di identificare il miglior materiale per conservare il vino.
Sono stati analizzati tre tipi di contenitore: bag in box, tetra brik e bottiglie di vetro; e quattro tipi di tappo: sughero, materiale polimerico, a corona e a vite.Per una visione completa questi materiali sono stati testati su quattro tipologie di vino, che avevano diversa sensibilità all’ossidazione.
Le bottiglie in vetro scuro sono risultate il miglior contenitore: conservano un’alta concentrazione di antiossidanti naturali, possiedono poco nichel (materiale tossico) rispetto agli altri e hanno un maggior contenuto di sostanze volatili, capaci di accentuare profumo e gusto della bevanda.
Il tappo più funzionale sarebbe quello di sughero e si consiglia di conservare le bottiglie in posizione orizzontale: garantirebbe una miglior conservazione di tutti gli aromi.
Lo studio non si è limitato a definire il tipo di contenitore, ma si è concentrato anche sulle sue dimensioni ideali.
Per garantire una miglior conservazione, è importante ridurre al minimo la superficie di scambio di ossigeno tra il vino e l’esterno. La Magnum (1.5 litri) è stata incoronata regina delle bottiglie: al diminuire del volume del contenitore utilizzato, aumenta infatti il rapporto tra la superficie esposta e il volume. Anche se la Magnum non è la più grande bottiglia di vetro in commercio, è quella con il miglior rapporto tra volume e superficie esposta.
A titolo informativo, andiamo a vedere tutte le dimensioni riconosciute dal regolamento UE, e quindi tutti i tipi di bottiglia commerciabili:
Approfondiremo la storia di questi nomi biblici, regali e facoltosi in un’altra occasione, ora ci concentreremo su un componente della lista: la bottiglia standard, la più utilizzata in commercio. Perché proprio questa particolare unità di misura?
Esistono varie teorie che potrebbero rispondere alla domanda.
1: il vetro entrò nel mondo del vino intorno al 1700, quando ci si accorse delle sue proprietà conservative. A quel tempo non esistevano fabbriche e macchinari capaci di produrlo, perciò veniva letteralmente “soffiato”. Si pensa che i vetrai avessero un’ottima capacità polmonare. Riuscivano infatti a gonfiare e quindi creare in un solo colpo delle bottiglie di vetro da 60-70 centilitri. La capacità massima si sarebbe arrestata a 0.75L e ciò spiegherebbe la dimensione delle prime bottiglie.
2: un’altra teoria si riferirebbe a una scelta mirata, e non necessaria. Gli antichi calici da osteria contenevano in totale 0.125L di vino. Per riempire 6 bicchieri ci sarebbe bisogno esattamente di una bottiglia da 0,75. La nostra domanda è: chi dice che una bottiglia di vino dovesse essere condivisa tra 6 persone, o che comunque 6 fosse il numero di commensali ideale?
3: in questo caso si ha un collegamento con un’antica unità di misura, utilizzata soprattutto in Inghilterra: i galloni. Si pensa che ogni cassa di vino poteva contenere solo 2 galloni e gli inglesi decisero di inserire 12 bottiglie per ogni cassa: il risultato è 0,75 litri a bottiglia. Anche in questo caso permangono troppi dubbi.
L’origine della bottiglia standard rimane perciò poco chiara, ma ci si può chiedere perché ancora oggi rimanga il contenitore più utilizzato. A detta degli esperti sarebbe più facile da trattare, le strutture di cartone che le contengono sarebbero più facilmente costruibili e si adattano meglio al trasporto.