Un’altra Atlantide

Un’altra Atlantide

In Italia, tra mete storiche e paesi fantasma, non mancano le città sommerse, realtà più o meno antiche che le acque hanno sorprendentemente preservato, lasciando intatti monumenti, edifici e piazze. Una di queste è proprio Baia, nel Golfo di Napoli, un esempio unico di protezione archeologica e naturalistica.

Il parco sommerso si estende per circa 177 ettari e  fa parte del contesto dei Campi Flegrei, sito in una zona d’origine vulcanica caratterizzata dal fenomeno del bradisismo, ossia un innalzamento o abbassamento del livello del suolo molto veloce rispetto ai tempi geologici che ha provocato negli ultimi 2000 anni l’inabissamento di Baia. Intorno al I a.C. questa città era infatti una fiorente stazione commerciale, munita di due porti – Portus Julius e Lacus Baianus – nonché sede della flotta imperiale romana. Ancora oggi sono visibili i resti di ville imperiali come quella dei Pisoni e A Protiro, edifici, botteghe e centri termali, le cui acque risentivano dell’influsso della Solfatara di Pozzuoli e dove i patrizi romani amavano ritemprarsi. Persino Cesare soggiornava a Baia, in una ricca villa che sorgeva sulla sommità dell’attuale castello aragonese.

Alla fine degli anni ‘20, mentre veniva dragato il piccolo porto di Baia dove al tempo attraccavano i battelli della linea per Procida e Ischia, furono dissotterrati pezzi di pavimenti a mosaico, marmi e anche parti di statue. Ulteriori testimonianze di questo angolo paradisiaco compreso tra Cuma e Pozzuoli giungono a noi tramite un vaso di vetro del IV d.C., noto come “vaso Borgia”, sul quale erano raffigurati gli edifici che il navigante poteva osservare veleggiando lungo la costa oltre Capo Miseno. Tra questi erano visibili persino delle palizzate per l’ostricultura, un’attività molto florida e redditizia a Baia per via delle acque tiepide e stagnanti del bacino sul quale sorgeva.

Non sarà possibile visitarla come tutte altre città antiche (ad esempio la vicina Pompei) ma il fascino di Baia sta soprattutto in questo: nel dover letteralmente immergersi nel passato per ammirarne i resti.