Dormire ininterrottamente sarebbe affascinante, per carità, ma siamo realisti: avremmo potuto vivere senza la sveglia? Sicuramente sì, al massimo saremmo stati più sereni, meno efficienti, con un “fisso lavoro precario” e senza una concezione precisa del giorno e della notte.
Scherzi a parte, andiamo a vedere come ci si comportava prima di questa epocale invenzione, chi l’ha presentata al mondo, e come si è evoluto il prezioso strumento.
Il primo famoso testimone di un sistema simile alla nostra sveglia è il filosofo greco Platone. Utilizzò la clessidra, l’oggetto che si usava all’epoca per misurare il tempo, per costruirne una personale. Al posto dei granelli di sabbia la riempì d’acqua e aggiunse due sifoni con aperture strettissime, in modo tale che quando il liquido aveva riempito il recipiente, fuoriusciva dai sifoni un suono simile a un fischio. Lo stesso sistema veniva usato da diversi popoli del suo tempo, ma al posto dei sifoni veniva aggiunto un meccanismo all’interno della clessidra che emetteva un forte suono una volta che l’acqua aveva raggiunto il livello (e quindi l’orario) desiderato.
Più avanti arrivò il cristianesimo, e con esso le cattedrali e le chiese con le campane. Nelle città cristiane perciò la sveglia veniva data dagli addetti alle campane.
Nel 1787 ci fu il primo prototipo di sveglia, ma il suo inventore non fu abbastanza lungimirante e cosciente della scoperta. Levi Hutchins infatti la utilizzava per svegliarsi alle 4 del mattino, quando il sole non era ancora sorto, poiché doveva recarsi molto presto alla sua orologeria. L’oggetto rimase appannaggio esclusivo di Hutchins, probabilmente perché era stata progettata per suonare sempre e solo alle 4 del mattino, perciò di sicuro non si fecero le corse per averne una.
Il primo brevetto ufficiale risale infatti a un secolo più tardi, al 1876.
In quel periodo iniziarono a svilupparsi le fabbriche, e anche gli imponenti stabilimenti avevano un sistema per svegliare gli operai che, soprattutto nei primi periodi, abitavano tutti nei pressi del posto di lavoro. La sveglia si chiamava factory whistle: un marchingegno a vapore posto sul tetto dell’edificio, che a un certo orario sprigionava un rumore sordo.
La tecnica più curiosa è però l’ultima in ordine cronologico, prima che la sveglia entrasse nelle case di tutti, o quasi. All’inizio del Novecento era infatti attiva la figura del Knocker up (letteralmente “bussatore”): aveva il compito di andare porta a porta con un bastone e bussare alle porte dei dormiglioni, anzi spesso batteva direttamente sulle finestre delle camere da letto.
Il brevetto del 1876 appartiene alla Seth Thomas Clock Company, un’azienda orologiera molto famosa in America. Queste sarebbero le parole di Seth Thomas Junior, nella richiesta per il brevetto: “Ho realizzato un orologio di piccole dimensioni piuttosto conveniente, con una cassa principalmente di metallo e con una parte posteriore in legno, particolarmente adatto per essere prodotto facilmente, con poca spesa e poco lavoro, pensato sia per essere messo su uno scaffale che su un tavolo o a una parete. Si tratta di qualcosa che non ha bisogno di novità, ma ho utilizzato dei sistemi particolari per la carica, l’incastonatura e la regolazione e per fermare l’orologio quando desiderato”.
Il primo step dell’evoluzione del “fastidioso” oggetto risale al 1940, quando James Reynolds propose la prima radio-sveglia, che permetteva alle persone di svegliarsi con una melodia piacevole.
Il secondo e ultimo passo dell’evoluzione è invece arrivato insieme al telefono cellulare: pochissimi affezionati utilizzano ancora la sveglia da comodino, la maggior parte di noi la imposta direttamente sul proprio smartphone.
Ormai quasi tutti i telefoni sono dotati di particolari applicazioni che ci permettono di monitorare le nostre ore di sonno. Altre non smettono di riprodurre un suono assordante finché non facciamo qualche passo con il cellulare in mano. E poi ce ne sono tante, tante altre: possiamo svegliarci nel modo che ci risulta più adatto, l’obbiettivo è sempre lo stesso.
Vale la pena però di menzionare un’app nata nel 2011, che non ha ancora avuto successo su scala mondiale, ma che rende sicuramente il risveglio un atto più divertente del solito.
Si chiama Wakie e ad inventarla è stato Arachick Adjamian, un giovane sviluppatore di app armeno.
Nel 2011 insieme ad altri suoi colleghi mise in rete un sito che permetteva di prenotare una sveglia, tramite un sistema simile alle sveglie telefoniche negli alberghi.Il discreto successo del sito spinse i giovani a trasferire Wakie sugli smartphone, riuscendo, dopo diversi passaggi burocratici, ad avere l’ok di tutti i sistemi operativi.
Ma come funziona?
Si installa l’app, ci si iscrive tramite l’indirizzo Facebook o numero di telefono e inizia l’avventura: da questo momento in poi si può svegliare o essere svegliati da chiunque utilizzi l’app da qualsiasi parte del mondo. Ci si sveglia tramite una telefonata che può durare al massimo 50 secondi, durante i quali gli utenti possono conoscersi e scambiarsi qualche battuta, per un risveglio più piacevole. Dopo aver dato la disponibilità a svegliare qualcuno, il sistema invia automaticamente una notifica contenente il profilo della persona che vuole essere svegliata; se si accetta, parte in automatico la telefonata.Nel caso in cui nei 50 secondi ci sia un’interesse comune, l’applicazione dà la possibilità di ricontattarsi poiché possiede un forum, tramite il quale si possono rintracciare gli utenti che hanno interagito.Se invece non c’è nessuno disponibile a chiamare, l’applicazione fa partire automaticamente la telefonata con un messaggio registrato. Il problema risulta quando chi dorme non risponde: non è ancora stata trovata un’alternativa efficace.
Gli sviluppatori credono molto nella loro invenzione: affermano che il cervello, dovendo rispondere a delle domande, nonostante i pochi secondi a disposizione, fa un grande sforzo cognitivo, perciò in sostanza a fine telefonata si è sicuramente attivi e pronti ad alzarsi dal letto.
L’app, gratuita su tutti i dispositivi, nel 2014 contava già un milione e mezzo di iscritti in tutto il mondo. Oggi gli amministratori sono a lavoro per rendere l’esperienza sempre più divertente e pratica.