La sigla Cruelty free (senza crudeltà) indica i prodotti, alimentari e cosmetici, per i quali non è stato effettuato alcun precedente test sugli animali o che, nel caso del cibo, non contengono ingredienti di origine animale.
Acqua, luppolo, orzo e malto sono gli ingredienti base della birra e rientrano a pieno titolo nella gamma di merce appena descritta. Sostanzialmente, è uso comune considerare la nostra amata birra una bevanda totalmente vegetariana e vegana: non è esattamente la verità.
Mai sentito nominare la colla di pesce?
Si tratta di una sostanza colloidale ottenuta dall’essiccazione delle vesciche natatorie di alcuni pesci, come lo storione. Serve a rendere più limpida e cristallina la birra, andando a isolare sostanze che altrimenti rimarrebbero in sospensione, come lieviti esausti o proteine.
Alcune birre dolci e cremose sono ottenute con l’aggiunta di minime quantità di lattosio proveniente da latte bovino.
Altri tipi, detti Honey Beer, vengono prodotti mediante l’uso del miele, una sostanza naturale ma di origine animale, per conferire alla bevanda un pizzico di dolcezza.
Gli ingredienti appena menzionati sono detti “aggiuntivi”. La legge consente di ometterli dalle etichette se utilizzati in minime quantità, come spesso accade.
Sono sul mercato, inoltre, altre categorie di birra prodotte con alimenti di origine animale. In tal caso però si tratta di un tratto distintivo e unico, perciò i produttori lo specificano a partire dalla descrizione del proprio prodotto. Ne sono un esempio la Mercer’s Meat Stout, realizzata con estratto di carne o la Voodoo Doughnut Maple Bacon Ale, con bacon tra la lista degli ingredienti. Si nota che l’indicazione è presente già nel nome della birra: nella primaMeat (carne), nella seconda Bacon.
Le birre artigianali si contraddistinguono perché, nella maggior parte dei casi, non si servono di sostanze che migliorano gusto, colore o consistenza. Possono essere utilizzati piuttosto aromi vegetali, ma alcune prediligono ancora l’utilizzo del miele.
Se non è rintracciabile nell’etichetta, come si fa a sapere quale birra è possibile inserire in una dieta vegetariana o vegana?Esistono diverse associazioni animaliste che hanno stilato una lista di birre “Vegan Friendly”.
È sempre più diffusa inoltre la certificazione VEGANOK, uno standard etico comprendente una vasta gamma di prodotti. Se su una confezione di birra si distingue tale sigla, si può essere sicuri che la derivazione di tutti gli ingredienti non sia di origine animale.
Crescono esponenzialmente le iniziative volte a convincere i birrai di tutto il mondo a produrre birra vegana, 100% naturale, che si sposa con la richiesta di riduzione dell’impatto ambientale generato da questo settore.
Il brand di abbigliamento Patagonia ha recentemente creato un proprio stile di birra, la Hopworks, ottenuta interamente da ingredienti vegetali. Kernza è invece il nome del grano utilizzato, apparentemente amico dell’ambiente, in quanto i produttori affermano: “Crediamo nell’agricoltura rigenerativa biologica … sequestra carbonio e coltiva efficacemente colture senza fertilizzanti chimici o pesticidi”.
Dopo quasi tre secoli di storia la Guinness ha deciso nel 2016 di convertirsi al “Cruelty free”: niente più colla di pesce nella produzione, sostituita da sostanze vegetali.
Anche gli Inglesi, che occupano una grande fetta della produzione brassicola, si stanno adattando alle richieste dei consumatori: muschio, alghe e sterzanti stanno via via prendendo il posto delle precedenti sostanze aggiuntive.