Riciclare non basta

Consumi risme di carta da un solo lato, pensando che il bidone della differenziata ti assolva da tutti i tuoi peccati? Abbiamo pessime notizie per te.

Riciclare non basta

Raccolta differenziata

Un concetto relativamente recente nel nostro Paese: fino a metà degli anni ’90 (e in realtà anche oltre) erano rare le famiglie italiane che separavano diligentemente la carta dalla plastica e pochi i Comuni che si impegnavano a chiederlo ai residenti.

Di passi avanti ne abbiamo fatti: se nel 1997 i rifiuti riciclabili conferiti separatamente erano solo il 9,4%, nel 2017 siamo arrivati al 55,5%L’Italia rappresenta oggi un esempio virtuoso di economia circolare.

Peccato che una pratica così utile non sia accompagnata da una strategia altrettanto valida di riduzione dei consumi; se la nostra attenzione alla separazione dei rifiuti è aumentata molto, non è diminuita la nostra produzione totale di spazzatura. Tendiamo a pensare che un foglio di carta riciclata sia a “impatto zero”, ma non è affatto così: solo una parta di quella carta sarà di recupero e per raccoglierla, trasportarla e ritrasformarla occorrono risorse e non sempre rinnovabili.Tutte operazioni che hanno un costo energetico, economico e ambientale.

Sia chiaro, meglio investire risorse nella reimmissione dei rifiuti nel ciclo produttivo che stoccarli in una discarica, bruciarli o, ancora peggio, abbandonarli nell’ambiente. Dobbiamo però essere consapevoli dei costi di quello che utilizziamo e scartiamo, per trovare una soluzione che vada al di là dei bidoni separati.

Plastica

Noi diciamo “plastica”, ma si tratta di molti polimeri diversi tra loro… E non tutti sono riciclabili. Trattandosi di materiali sempre più eterogenei, ricliclarli è complicato: non tutto quello che buttiamo nel bidone sarà recuperato. I più consumati sono polietilene (PET)polipropilene PP, riciclabili (per fortuna) ma solo per un limitato numero di volte.

Vetro

Il riciclo del vetro è vantaggioso per due motivi: riduce la necessità di materie prime e abbassa i costi energetici di fusione fino al 25%. Il problema principale di questo materiale è il suo peso, che richiede più energia per essere trasportato rispetto a imballaggi più leggeri.

Alluminio

Come nel caso del vetro, l’alluminio è riciclabile – idealmente – al 100% e il suo riciclo ha costi molto più bassi della produzione in termini sia energetici che ambientali. Rispetto al vetro è più leggero da trasportare.

Carta

Se dispersa nell’ambiente ha un impatto minore di quello della plastica, ma il settore cartario italiano è uno dei maggiori utilizzatori di energia elettrica (7 miliardi di kWh) e gas naturale (15% del consumo industriale nazionale). La produzione di tipo continuo richiede energia e l’asciugatura dei fogli necessita di calore.

Non ci sono dubbi: riciclare è meglio che produrre da zero. Il problema dei rifiuti, riciclabili e non, è che ne produciamo troppi, circa 180Mt l’anno in Italia.

Due soluzioni

La soluzione migliore è sempre quella che non ci piace: consumare un po’ meno. Limitare i prodotti usa-e-getta quando non sono necessari: dischetti di cotone per il viso, carta assorbente , tovaglioli di carta, bottiglie di plastica e stoviglie monouso possono tranquillamente essere rimpiazzati nella maggior parte delle occasioni.

Per consumare un po’ meno, dobbiamo anche buttare un po’ meno: ci torna utile il concetto di riuso, che – attenzione – non va confuso con il riciclo.

  • Riciclo: reimmissione nel ciclo produttivo come materia prima o prodotto intermedio.
  • Riuso: riutilizzo di un prodotto senza doverlo trasformare

Un foglio stampato può essere usato sul retro per fare un disegno, prendere appunti, lasciare un messaggio sul frigo o annotare la lista della spesa.

Il barattolo dei sottaceti può essere messo in lavastoviglie e riutilizzato come contenitore per alimenti (ad esempio conservare per un paio di giorni la zuppa avanzata).

La maglietta che non mettiamo più può essere regalata a un amico. È rovinata? Sicuramente non troppo per diventare uno straccio per le pulizie in casa.

Ricordiamo poi che comprare oggetti e vestiti di seconda mano è un gesto responsabile dal punto di vista ambientale e sociale. Ogni manufatto richiede il tempo e il lavoro di qualcuno: dare una nuova vita a un oggetto significa valorizzare questo lavoro… E anche il nostro, visto che risparmieremmo un po’ di soldi.