All’inizio del Novecento si consolidò in America l’idea, diffusa dai circoli Puritani, che l’alcool aumentasse il disordine pubblico e diminuisse la produttività. Quest’ultimo aspetto stava particolarmente a cuore agli industriali e lo stesso Henry Ford supportò il “Movimento della Temperanza” promosso dalla Anti-Saloon League.
Mentre il movimento proibizionista cresceva, i produttori di alcolici non furono in grado di organizzarsi per tempo nel difendere i propri interessi; nel 1913 la US Brewers Association appoggiò la National German-American Alliance, organizzazione a difesa delle tradizioni tedesche, tra cui proprio la birra, sul suolo americano. Quando però l’America entrò in guerra contro la Germania, la mossa si dimostrò controproducente: l’associazione fu sciolta e il Proibizionismo entrò in vigore nel 1920.
I cittadini si rivolsero così al contrabbando di alcolici da Messico e Canada e a locali segreti dove era possibile accedere solo con una parola d’ordine. Questo portò naturalmente alla preferenza di distillati particolarmente alti in gradazione: maggiore la concentrazione di alcool, minore il volume dei colli da nascondere.
Diversi stili di birra furono dimenticati e tornarono in auge solo negli anni più recenti.
Si tratta di uno stile nato a Louisville dopo la guerra di secessione, ad opera degli Irlandesi e Tedeschi immigrati a metà Ottocento che cercavano di ricreare una birra simile a quella europea, nonostante la mancanza degli ingredienti originali. Utilizzava materie prime locali e di rapida produzione come il mais e il malto d’orzo esastico. Era una birra rossa molto economica e si consumava principalmente nei saloon.
Una Pilsner bionda e ben luppolata di ispirazione tedesca, sempre a base di malto esastico e mais. Questo stile era divenuto popolare nella zona di New York.
Una Porter americana, leggera e dal sapore vagamente caramellato, che non perde però l’amarezza che contraddistingue queste birre scure invecchiate. Può essere aromatizzata con liquirizia, melassa, caramello o anice. Nativa della Pennsylvania, i produceva partendo da melassa e mais.
Si definisce “distico” un orzo la cui spiga produce due “colonne” di chicchi, tetrastico quando ne ha quattro ed esastico quando ne produce sei.
I malti prodotti con orzo europeo sono distici, mentre in America sono diffusi quelli esastici. Anche se più poveri di zuccheri a favore delle proteine, i malti esastici sono più ricchi di enzimi che favoriscono la fermentazione e venivano quindi utilizzati dai Tedeschi in America per produrre le birre a bassa fermentazione, bilanciandolo con aggiunte di riso o mais, più ricchi di amido.
Dopo il Proibizionismo, data la crisi economica e un generale disinteresse dei consumatori, la varietà di birre in circolazione rimase molto limitata. Principalmente si trattava di prodotti industriali, molto leggeri e privi di sapore. Verso la metà degli anni ’60, però, le cose iniziarono a cambiare, grazie anche alle maggiori possibilità di viaggiare in Europa e assaggiare le birre del vecchio continente: il mercato iniziò a diversificarsi, rispolverando gli stili statunitensi accantonati e provando nuove ricette.
Lo scrittore Michael Jackson (no, non il cantante) è oggi ricordato come il più famoso divulgatore in materia. A partire dagli anni ’70 i suoi libri contribuirono alla rinascita della curiosità per la birra artigianale, indagandone la cultura e la storia. Condusse anche una serie di successo chiamata Beer Hunter, andata in onda alla fine degli anni ’80. È anche grazie a lui se gli USA sono usciti dal letargo e hanno ricominciato a sperimentare in campo brassicolo, con risultati decisamente interessanti.