Pioggia di birra o birra di pioggia?

Pioggia di birra o birra di pioggia?

Non si può uscire senza ombrello, ma tanto ci si bagna lo stesso. Il cielo è grigio e l’umore nero, i parchi fangosi e i portici affollati. Quando si parla di pioggia, come si fa a dire che “non tutto il male viene per nuocere”?

Semplice, pensi alla birra.

Non è proprio la bevanda che si ricerca in una giornata del genere. Ma se ti dicessero che una giornata del genere è ciò che ci vuole per produrre una bella birra fresca, che magari gusterai domani quando ci sarà il sole?

L’acqua del paradiso

Hemelswater”, acqua del paradiso: la birra che nasce dalla pioggia. L’ha inventata Joris Hoebe, trentasette anni all’inizio del progetto (2016), insieme a Thomas Jenkis, ricercatore di MediaLa Amsterdam e un gruppo di quattro studenti della facoltà di Scienze Applicate.

L’esperimento è iniziato proprio nella sede dell’Università della capitale olandese, precisamente in cortile. A maggio sulla città è scesa un’enorme quantità di pioggia: 1000 litri sono stati raccolti dalle cisterne installate dai ricercatori. Tramite un sistema di filtraggio batterico, l’acqua piovana è stata purificata e inviata alla birreria che ha sposato il bizzarro obiettivo: la birreria sociale De Prael.

Hoebe e colleghi hanno preso spunto da uno slogan lanciato dalle istituzioni cittadine: Amsterdam Rainproof (letteralmente Amsterdam impermeabile), che aveva l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sul tema del riassorbimento dell’acqua piovana, al fine di evitare pericolose inondazioni. I giovani ambiziosi hanno allora deciso di unire l’utile al dilettevole.

L’acqua del paradiso è una birra dal gusto soft e fruttato, con gradazione alcolica di circa 5.7 gradi. Tanti bar, pub e ristoranti di Amsterdam l’hanno messa in vendita a prezzi decisamente accessibili (nel 2016 si trovava a 2 euro la bottiglia, 4 euro la pinta).

“I problemi più gravi semmai sono quelli legati all’acqua potabile e alla presenza in essa di farmaci ed ormoni. Crediamo che con l’acqua piovana si riesca a fare una birra ancora più sana rispetto a quella prodotta con l’acqua potabile”. Questa è la risposta di Joris Hoebe agli scettici, che si interrogavano sull’effettiva purificazione dell’acqua.

Passato e futuro

Di sicuro i macchinari utilizzati, la sicurezza di tutto il processo e la velocità con cui si può ricavare birra dalla pioggia sono diversi, ma l’idea non è del tutto nuova. I monaci medievali raccoglievano l’acqua piovana che scendeva dai tetti delle chiese per produrre “la bevanda della gente comune”.

I giovani ambiziosi non hanno intenzione di fermarsi: l’obiettivo è quello di produrre sorbetti e limonate, chiaramente per la stagione estiva, sfruttando le frequenti precipitazioni olandesi. “Potremmo dotare le cisterne di appositi sensori in grado di segnalare quando sono piene, per poi effettuare la raccolta dell’acqua con auto elettriche. Non solo birra, ma anche sorbetti, limonate, e molto altro si potrebbe preparare con la pioggia” hanno detto gli inventori.

Complimenti, e buona fortuna!