Onde riabilitative

Onde riabilitative

È entrata a far parte della vasta gamma di terapie mediche dagli anni ’80, prima di tutto in campo urologico per combattere i dolorosi calcoli renali.

Terminati i primi periodi di sperimentazione, nel giro di dieci anni è stato scoperto che la terapia tramite onde d’urto poteva essere applicata in diversi campi, uno su tutti la fisioterapia. Ma in cosa consistono le onde d’urto, e quali benefici possono apportare al nostro corpo?

Le onde d’urto

Si tratta di onde acustiche, prodotte da appositi generatori (ilitotritori), in grado di propagarsi nei tessuti in sequenza rapida e ripetuta.

Si distinguono in due categorie: le onde d’urto radiali, che vengono distribuite “sfericamente” in tutto l’organismo, e quelle focali, le quali invece si concentrano su una zona specifica di trattamento.

In sostanzal’onda entra a contatto con la superficie cutanea, dalla quale viene poi propagata su tessuti e cellule. Questi reagiscono allo stimolo con un aumento dell’attività metabolica, accelerando il processo di guarigione e incrementando la vascolarizzazione nell’area colpita. Per i tessuti ossei il processo è lo stesso: in caso di fratture, la terapia onde d’urto porta all’aumento della vascolarizzazione con successiva stimolazione osteogenica, favorendo la formazione di tessuto osseo.

In base all’entità del problema i professionisti decidono se applicare onde d’urto ad alta, media, o bassa intensità. Si tratta dionde acustiche di naturameccanica, che pertanto non presentano le caratteristiche di rischio associate alla radioattività. Non è perciò un trattamento invasivo, non provoca alcun dolore e, in alcuni casi, può essere una valida alternativa all’intervento chirurgico.

Gli studi sul miocardio

Più di 1.600 chirurghi italiani si sono ritrovati nel 2014 al Congresso nazionale della Società italiana di cardiologia invasiva (Sici-Gise), per discutere l’efficacia delle onde d’urto sulla rivascolarizzazione del miocardio, il tessuto muscolare del cuore.

Dal 2009 al 2014 si sono sottoposti alla terapia 60 pazienti, con ottimi risultati. I volontari hanno dichiarato di non aver avvertito alcun fastidio o dolore durante i trattamenti, divisi in nove sessioni da 20-30 minuti ciascuna.Per il complicato e sensibile sito anatomico, la cavità toracica, è stato progettato appositamente un particolare generatore di onde d’urto.

La terapia ha avuto inizio attraverso un monitoraggio ecocardiografico, con cui si localizzava l’area di trattamento sulla quale intervenire. Le onde d’urto venivano successivamente propagate all’interno della cavità toracica fino all’area di trattamento e sincronizzate con l’elettrocardiogramma.

Per gli sportivi

Inizialmente si è parlato di fisioterapia. Sono proprio i professionisti di tale settore a sfruttare in maggior misura le onde d’urto, su pazienti giovani e meno giovani.

Chi pratica sport a livello agonistico va spesso incontro a tendinite, fascite plantare, contratture e dolori muscolari di ogni tipo (ma gode anche di enormi benefici). Le onde d’urto sono un ottimo rimedio a questo tipo di problemi. Per comprendere al meglio il lavoro specifico che le onde d’urto compiono sul tessuto muscolare è utile riprendere le parole della professoressa Angela Zissler, responsabile di un gruppo di ricerca sul tema: “Il nostro studio indica che le onde d’urto aumentano i livelli di fattori di segnalazione chimica del tessuto muscolare. Questi fattori risvegliano le cellule progenitrici satellite che diventano via via nuove fibre muscolari”.

Rocco Di Cosmo, fisioterapista con studio a Genova, nell’aprile del 2016 ha presentato una relazione scientifica presso il Congresso Internazionale Football Medicine Strategies svoltosi a Londra. Secondo le sue ricerche sono circa 150 negli ultimi tre anni le persone che hanno tratto giovamento dal protocollo riabilitativo tramite onde d’urto.

Il dottore ricorda: “Tra le sedute di trattamento devono passare almeno 7 giorni per il recupero completo del muscolo, e il giorno del trattamento si deve evitare di allenarsi. Il protocollo prevede di terminare ogni seduta con stretching analitico, attività necessaria anche come prevenzione delle contratture muscolari; da eseguire per pochi minuti, ma in modo preciso, dopo ogni seduta di allenamento per gli sportivi o dopo una giornata lavorativa molto intensa”.

Traduzione: no, non è una cura miracolosa che fa sparire il dolore nel giro di qualche minuto.

È un protocollo che richiede più sedute e la collaborazione del paziente, poiché senza un adeguato stretching, assumendo posizioni scorrette durante la giornata e continuando a sforzare i muscoli “danneggiati”, il processo di guarigione viene compromesso.