200: i soggetti (tra governi, multinazionali, ong e comunità indigene) che si sono impegnati in un patto, siglato a New York nel 2014, per combattere la deforestazione.
Entro quest’anno avremmo dovuto assistere a miglioramenti decisivi della situazione globale, ma a quanto pare non è così, anzi, stiamo andando verso un peggioramento.
Dagli anni ’90 fino al 2000 si registravano 16 milioni di ettari l’anno di deforestazione.
Nei 10 anni successivi si è verificato un discreto miglioramento: 13 milioni di ettari l’anno.
Nell’anno 2015 si era riusciti addirittura a dimezzare il problema: 6,5 milioni di ettari disboscati nel mondo in un anno.
Il 2016 è poi stato l’anno del picco massimo: a causa di una pericolosa perturbazione che aveva alzato le temperature, sono esplosi violenti incendi nelle foreste del Brasile e dell’Indonesia.
Chiaramente da quel momento i dati sono in discesa, ma rimangono davvero preoccupanti, soprattutto negli ultimi mesi.
Le cause principali della deforestazione sono: gli allevamenti industriali (la zootecnia), l’agricoltura intensiva, la trasformazione delle foreste in piantagioni e l’utilizzo del legname. Anche eventi naturali come incendi, tempeste e uragani contribuiscono al problema: questi stanno diventando pericolosamente più frequenti di anno in anno a causa dell’emergenza climatica in corso.
Gli effetti del disboscamento sono il vero problema: le foreste mondiali assorbono il 30% del carbonio liberato nell’atmosfera dall’uomo, ma questa capacità sta calando. Crescendo gli alberi sequestrano il carbonio dall’aria, ma l’aumento delle temperature e della siccità sta riducendo la velocità di crescita degli alberi. Se a questo sommiamo la deforestazione, con la perdita di specie vegetali e animali prezione per l’equilibrio degli ecosistemi, capiamo di essere in serio pericolo. Non vanno poi dimentricate le comunità indigene, la cui sopravvivenza dipende dall’integrità e dalla biodiversità delle foreste.
Nel bel mezzo di una crisi ambientale, l’assurda risposta del governo brasiliano è stata “alleggerire” i divieti sul disboscamento nell’Amazzonia brasiliana.
Nel 2018 il Brasile ha fatto registrare la perdita del 25% della foresta tropicale, il 10% si è perso in Congo e Indonesia, e percentuali più piccole di perdita si sono registrate in Malesia e Madagascar.
Sempre nello stesso anno, da un rapporto di Global Forest Watch, è emerso che le foreste vergini, quelle sulle quali l’uomo non era mai intervenuto, ha avuto una perdita di 3,6 milioni di ettari.
Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 in Australia gli incendi hanno devastato più di 16 milioni di ettari di foresta, provocando la morte di un miliardo di animali selvatici. Un disastro gravissimo per un continente dalla flora e fauna uniche al mondo.
Il 18 maggio 2020, dopo soli 5 anni da uno degli incendi più tragici del decennio, sono entrate in vigore in Indonesia delle leggi che escludono il controllo sul legname grezzo e poco lavorato. Conseguenza? Il rischio di una massiccia deforestazione per esportare legno.
25 associazioni conservazioniste hanno pubblicato un rapporto volto a valutare l’efficacia del patto stipulato a New York nel 2014, il New York Declaration on Forests.
Secondo i redattori le politiche mondiali hanno attuato regolamenti per contrastare la deforestazione, ma con documenti scritti in maniera poco chiara e con diverse lacune che non sono state valutate. Il tema più preoccupante è inoltre la “riforestazione”: i progetti in questa direzione sono nulli o scarsi in varie parti del pianeta.
Dal 1936 a oggi le foreste italiane sono cresciute di circa il 72%. Ricoprono il 36% dell’intero territorio nazionale e svolgono un importante ruolo sociale ed economico.
Circa il 4% degli occupati italiani lavorano nei settori sostenibili del legno, del mobile, carta e cartone.
Con il decreto legge del 3 aprile è stato presentato il “Testo unico in materia di foreste e filiere forestali”, approvato in seno alla conferenza Stato-Regioni: tutti vogliono contribuire alla salvaguardia dei nostri boschi, che a oggi ammontano a circa 11 milioni di ettari.
La responsabilità che Pam Panorama sente nei confronti dei territori in cui opera è molto forte. Da qui nasce il desidero di procedere alla piantumazione di 600 alberi nella zona boschiva del Comune di Enego sull’Altopiano di Asiago. I boschi della zona sono stati duramente colpiti dalla tempesta Vaia di fine ottobre 2018. Con questa iniziativa si desidera dare inizio al Bosco Pam in una zona del territorio prossima all’azienda. L’obiettivo è quello di far crescere questo Bosco nei prossimi anni.