Con il suo mantello striato e il suo portamento da “regina” rappresenta uno degli animali più belli sulla Terra. Insieme all’orso, è considerata il più grande predatore del nostro pianeta. Il suo ruggito è capace di immobilizzare una preda, provocando una vera e propria paralisi momentanea.No, non fa le fusa, però se chiude gli occhi potete stare tranquilli: si sta rilassando.
Appartengono tutte a un’unica specie, la Panthera Tigris, ma da questa si sono distinte ben 6 sottospecie: Tigre siberiana o tigre dell’Amur, della Cina Meridionale, dell’Indocina, Malese, del Bengala, di Sumatra. Ognuna di queste sottospecie presenta caratteristiche diverse: colore, peso, altezza, ma anche habitat preferito e tempistiche di riproduzione.
Nell’arco di 100 anni abbiamo perso circa il 95% di tigri sul nostro pianeta e, considerando che nessun animale è capace di abbatterla in natura, siamo noi esseri umani la causa della scomparsa di un numero così elevato di esemplari.
All’inizio del 900 si contavano circa centomila unità, ad oggi una stima del WWF ne conta circa 4000. Quali sono le cause?
Il bracconaggio, innanzitutto. Ma poi anche il cambiamento climatico, che ne ha fortemente modificato l’habitat e la riserva di cibo disponibile.
I cacciatori di frodo commerciano illegalmente diverse parti del corpo delle tigri, molto richieste in Oriente, impiegate soprattutto nellamedicina tradizionale cinese. Oltre alla caccia, gli insediamenti umani sono un fattore decisivo: con le sue attività, l’uomo ha progressivamente sottratto spazi (e prede) alle tigri.
Nelle aree protette di Cambogia, Laos e Vietnam sono state scoperte oltre 12 milioni di trappole che stanno massacrando la fauna selvatica.
Sono state proposte diverse iniziative per salvaguardare il felino, come ad esempio “Tx2”, che punta al raddoppio del numero di individui in natura entro il 2022. Un programma avviato nel 2010 dai 13 Paesi del mondo che ospitano l’animale (India, Nepal, Bhutan, Bangladesh, Russia, China, Myanmar, Thailandia, Malesia, Indonesia, Cambogia, Laos e Vietnam).
Tuttavia alcuni studi dimostrano che, soprattutto nel Sud-Est asiatico, non si stanno contrastando in maniera efficace le illegalità che la tigre è costretta a subire quotidianamente.
Il clan Giuliano di Forcella, per anni tra le famiglie a capo della Camorra, usava negli anni ’80 spaventare i commercianti che si rifiutavano di pagare il “pizzo” portandoli davanti a una tigre che detenevano illegalmente. A quel punto gli imprenditori, per evitare di essere sbranati, si piegavano alle richieste dei criminali. Niente armi, niente proiettili nelle vetrine, niente bombe accanto alle serrande, bastava un animale feroce e represso. Il problema è che questa pratica non si è estinta insieme ai suoi fondatori, anzi ha coinvolto un numero sempre più grande di animali.
Ma non è vietato avere una tigre come animale domestico?
La possibilità di tenere animali esotici in casa è regolamentata da un accordo sul commercio internazionale di specie a rischio di estinzione (Cites), chiamato anche Convenzione di Washington. Viene applicato in 127 Paesi, compresa l’Italia. L’accordo vieta l’importazione, la riesportazione, il trasporto, la vendita, l’esposizione e la detenzione degli animali protetti, senza previa autorizzazione.
Bisogna rivolgersi alCorpo Forestale dello Stato o al Ministero dello Sviluppo economico per consultare la documentazione relativa alla Cites e chiedere la dovuta autorizzazione.
Nella pratica criminale, si innesta un microchip estratto da un animale di minor valore e importato regolarmente in Italia.
Il punto di riferimento per i contrabbandieri di tutta Italia sembra essere la fiera di Hamm, in Germania. Si tiene una volta l’anno, un solo giorno, e lì si ritrovano anche trafficanti di ogni specie. “Provengono dal mercato di Bangkok, altro punto di riferimento per i contrabbandieri globali” racconta Saverio Mazzarella, guardia zoofila ad Aversa, in provincia di Caserta. “Chi le commissiona lo fa principalmente per impressionare i suoi ospiti. Tra i clienti, oltre al criminale c’è anche chi trova piacere nel vedere come un piranha sbrana la sua preda o un boa stritola e mangia un coniglio vivo”.
C’è chi invece ama gli animali, in particolare le tigri, con le quali riesce a instaurare un rapporto inimmaginabile se si pensa alle dimensioni e all’istinto da predatore del felino.
Kevin Thatcher, un dipendente dello Zoo di Bowmanville in Canada, ne è un esempio.Il suo amico a 4 zampe si chiama Jonas, ha 7 mesi e… è gigante!
Alcuni video postati dal ragazzo su YouTube mostrano Jonas che si comporta come qualsiasi altro animale domestico, forse leggermente più ingombrante. Fa compagnia al suo amico sul divano, gioca sul pavimento e assaggia il cibo pacatamente.
Ilja Gorjachev invece si prende cura di Aurora da quasi due anni.La portò nella sua abitazione in seguito alla richiesta del direttore di uno Zoo russo, poiché la tigre mostrava diversi problemi di salute. La mamma aveva smesso di nutrirla, probabilmente perché riteneva che la piccola tigre fosse troppo malata per sopravvivere. Aveva problemi con la glicemia alta che le aveva causato lo sviluppo di una cataratta, e iniziavano i primi segni del rachitismo, che avrebbe potuto ucciderla.Ilja la portò con sé, la nutrì e diede inizio alle cure veterinarie necessarie. Adesso vivono in una casa molto più grande, nella quale ospitano altri animali esotici che hanno bisogno di cure provvisorie.
Ecco le parole del ragazzo, utili a chi abbia idea di prendersi cura di un animale di questo tipo: “Nell’allevare un simile animale ci sono molte difficoltà, specialmente per qualcuno che non è preparato. L’addestramento è totalmente differente da quello di un cane o di un gatto: per tenere una tigre a casa bisogna dedicarle molto tempo e attenzione. Aurora non viene mai lasciata incustodita, ci è abituata. Una volta l’abbiamo lasciata temporaneamente allo zoo (dovevamo andare via) e lei ha ruggito così tanto e senza sosta che le persone che vivevano nelle vicinanze non hanno potuto dormire fino al nostro ritorno! Ci sono state così tante lamentele che lo zoo ha rifiutato di prenderla di nuovo”.
L’ultima incredibile testimonianza del rapporto uomo-tigre arriva dal Brasile. Ary Borges e la sua famiglia hanno deciso di fare la loro parte nella lotta all’estinzione, adottando ben sette esemplari. Gli animali girano liberamente per la casa dove l’uomo vive con le tre figlie ventenni, senza alcuna limitazione, e giocano con gli abitanti della casa, compresa la nipotinadi due anni, che spesso si fa portare a cavallo dai felini.
È importante tenere a mente che preservazione di tigri addomesticate, tema peraltro controverso, non compensa la carenza di esemplari selvatici. Il WWF ricorda: “Le tigri costituiscono l’anello più alto di tutti gli ecosistemi in cui vivono, e per questo regolano le popolazioni di cervi, maiali selvatici, antilopi, buoi. Senza predatori principali come le tigri, queste specie si espanderebbero a dismisura, con effetti devastanti sulle risorse e sul territorio. I danni alla vegetazione avrebbero a loro volta un grave impatto su animali più piccoli come gli insetti, che perdendo il loro habitat si sposterebbero probabilmente sui campi coltivati, con gravissime conseguenze anche per l’uomo.”
Dall’ultima rilevazione sembrano però arrivare dati confortanti: dal 2006 al 2018, infatti, si stima che la popolazione di tigri in India sia più che raddoppiata. In Nepal, dal 2009, le tigri sono quasi raddoppiate e la popolazione del solo Bardia National Park è quintuplicata fino a raggiungere gli 80 individui nel 2018. Nel Parco Nazionale Royal Manas del Bhutan, le tigri sono più che raddoppiate tra il 2010 e il 2018. Nei confini settentrionali dell’areale delle tigri, in Cina e nell’Estremo Oriente della Russia, le tigri stanno aumentando e si stanno spostando in territori circostanti.