I semi di anguria sono molto ricchi di proteine e minerali: in altri paesi, come la Cina, vengono tostati e consumati come tanti altri semi. In Italia, invece, sono ancora visti con fastidio, specialmente quando si frappongono tra i nostri denti e la succosa polpa di un’anguria fresca.
Non è quindi strano che, dalla loro comparsa negli anni Novanta, le angurie senza semi abbiano riscosso un grande successo. Con una dolcezza comparabile alle varietà classiche, ma senza semini da scartare con la punta del coltello o sputare con assai poca classe, sono sempre più presenti sul mercato.
Ma sono naturali? E se sono senza semi, come si riproducono?
L’anguria è una pianta diploide: come noi, quindi, presenta un corredo genetico a coppie di cromosomi, provenienti uno dal polline della pianta maschio e uno dal pistillo della femmina.
Per ottenere un’anguria senza semi è necessario che l’unione di due piante dia un’anguria triploide, con 33 cromosomi invece che 22. La pianta con i cromosomi a gruppi di 3 sarà sterile; possiamo dire che è il mulo del regno vegetale.
Ecco quindi cosa succede:
1. L’embrione di una pianta femminile viene trattato con colchicina, raddoppiando il numero di cromosomi e portandoli a 44.
2. La pianta cresce ed emette i fiori, che vengono fecondati con polline di una normale pianta diploide, da 22 cromosomi.
3. La pianta femmina genera i frutti, che conterranno semi triploidi, con 33 cromosomi.
4. I semi diventeranno piante in grado di essere fecondate, ma non di riprodursi. I loro frutti saranno quindi senza semi.
Dal momento che la pianta sterile è frutto di impollinazione, si classifica come ibrido e non come OGM.
Le angurie triploidi spesso presentano dei semini piccoli e bianchi, quasi irrilevanti al tatto e al gusto: si tratta semplicemente di involucri vuoti, incapaci di germogliare.
Grazie alla selezione, oggi esistono molte varietà di questi frutti, diverse per dimensioni, consistenza della polpa e livello di dolcezza. Niente paura, sono perfettamente sicuri!