C’è chi la considera uno strappo alla regola da concedersi solo a Natale, chi invece svuota la ciotolina delle arachidi ad ogni aperitivo perché “tanto fanno bene”. Ma allora la frutta secca fa bene o fa male?
La prima cosa da fare è smettere di incastonare interi gruppi di alimenti in definizioni categoriche e assolute. Non esistono cibi che “fanno ingrassare” o che “fanno male” di per sé: ogni alimento contiene un insieme di nutrienti che, sommandosi a tutte le altre componenti della nostra dieta, possono influire sul nostro bilancio calorico. A fare la differenza saranno poi il nostro stato di salute e il nostro stile di vita nel complesso.
Fatta questa doverosa premessa, possiamo approfondire le proprietà della frutta secca e capire come inserirla correttamente nella nostra dieta.
Anche se spesso vengono consumate e vendute insieme, la frutta “secca” e quella “essiccata” sono molto diverse.
Con la prima si intende la frutta a guscio come noci, nocciole, mandorle, pinoli, arachidi, pistacchi, castagne e noci di cocco. Tutti questi alimenti hanno un altissimo contenuto di grassi, in buona parteinsaturi e polinsaturi (soprattutto omega 3 e omega 6). Essi contribuiscono ad abbassare il livello di colesterolo nel sangue, perciò l’assunzione di tale tipo di grassi riduce il rischio di malattie cardiovascolari.La frutta a guscio è anche ricca di proteine (circa il 13%), vitamina B ed E, sali minerali (magnesio, potassio, calcio, ferro) e fibre. Come i grassi saturi, però, anche i grassi della frutta secca apportano 9kcal per grammo: vanno quindi consumati con moderazione.
Datteri, fichi, albicocche e prugne essiccate e uva passa fanno invece parte della frutta secca polposa, o frutta essiccata: conservano i minerali e una parte delle vitamine del frutto fresco, ma anche le sue calorie. Data la diminuzione di volume tra il frutto “idratato” e quello essiccato, è più facile eccederne con il consumo, dimenticando che gli zuccheri sono gli stessi e, anzi, talvolta vi vengono aggiunti. Se il nostro obiettivo è quello di perdere peso massimizzando il senso di sazietà, è meglio optare per la frutta fresca, più voluminosa a parità di zuccheri.
Si chiama Dottoremaeveroche il sito che la Federazione nazionale dei medici ha deciso di mettere online per contrastare la diffusione delle bufale in medicina.Anche i nostri esperti confermano le proprietà benefiche della frutta secca, soprattutto a guscio, ma ci invitano a un consumo parsimonioso.
Secondo i professionisti l’ideale per un individuo attivo sarebbe assumere intorno ai 20-30 grammi giornalieri di frutta secca, inserendola magari a colazione e negli spuntini. Occhio all’aperitivo: quella proposta dal bar è quasi sempre frutta secca tostata e salata, più ricca sia in grassi che in sodio. Una manciatina di arachidi con lo spritz salate si può spizzicare, certo, ma meglio non farne un’abitudine quotidiana (come d’altronde non dovrebbe esserlo il consumo di cocktail e superalcolici).
La frutta secca è poi sconsigliata a chi soffre di patologie dell’apparato digerente, quali colite, gastrite, ulcera ecc., a causa della grande quantità di fibre in essa contenuta. I diabetici, coloro che presentano problemi renali e le persone che seguono una dieta ipocalorica, devono limitare soprattutto la frutta secca polposa per il suo alto apporto di zuccheri.
Per chi gode di buona salute va comunque ricordato che, per godere al meglio dei benefici di qualsiasi alimento, questo va inserito in una dieta varia, accompagnata da uno stile di vita attivo.