La parola “Blanche” è presa in prestito dal francese e sta per “bianco”: l’aspetto distintivo che balza subito all’occhio di una delle birre più gettonate dell’estate poiché leggera (di solito non supera i 5 gradi alcolici) e particolarmente dissetante. Ma non solo. La sua delicatezza si abbina perfettamente alle insalate, il piatto principe della bella stagione. Un condimento con elementi di dolcezza e acidità – come una vinaigrette – va infatti ad incontrare sia la componente dolce del frumento che la delicata nota acidula della birra. Se poi nel dressing si aggiunge un goccio di limone, lime o pompelmo rosa il gioco dei sapori è servito. Ma per quale motivo le birre blanche non presentano il classico colore giallo dorato ma molto più chiaro e dall’aspetto opalescente? Quale la sua storia e gli abbinamenti “che non ti aspetti”?
La Birra Blanche è una tipica birra di frumento prodotta secondo il più antico stile belga, come ad esempio la Weizen.
Nelle Blanche, infatti, non viene utilizzato solo il malto d’orzo, ma anche il frumento. Le proteine di quest’ultimo, insieme all’uso del lievito, spiegano il perché queste birre hanno un aspetto più velato rispetto alle altre.
In particolare, la presenza di lievito in sospensione, fa in modo che la maturazione della birra non termini una volta imbottigliata, ma continui anche dopo.
In alcune versioni si può usare fino al 5-10% di avena cruda. Caratteristico l’utilizzo di coriandolo macinato di fresco e curaçao o talvolta buccia d’arancia, che fanno da complemento all’aroma dolce. Si possono usare altre spezie (camomilla, cumino, cannella, grani del paradiso) per aggiungere complessità, ma secondo gli intenditori devono essere molto meno identificabili.
Il sapore di questa tipologia di birra è leggermente acidulo, fresco e speziato, dall’amaro quasi impercettibile, adatta a chi non ama la nota peculiare del luppolo.
La birra Blanche, conosciuta anche come Wit o Witbier, è originaria del nord Europa, Belgio e Olanda. La sua ricetta non si discosta molto da quella medievale, quando l’aroma delle birre non era incentrato sul luppolo. Le birre difatti venivano aromatizzate con una miscela che prendeva il nome di gruit, e conteneva alcune erbe come l’achillea millefoglie, zenzero, chiodi di garofano, noce moscata, semi di anice, bacche di ginepro e cumino.
Oltre a conferire sapore, questa miscela di aromi serviva anche a conservare la birra più a lungo. L’azione antiossidante di queste erbe assicurava il suo mantenimento, anche durante la stagione più calda.
In virtù delle sue caratteristiche di leggerezza e delicatezza, le Blanche sono le birre predilette per il momento dell’aperitivo. Quindi, il modo migliore per accompagnarle, è servirle insieme a qualche stuzzichino. In un brunch all’americana una Blanche può sostituire il classico succo d’arancia per accostarsi a quiche, omelette, tacos e torte salate, specie se includono basilico, prezzemolo, menta e, soprattutto, coriandolo fresco.
Le Blanche amano molto il mare e i suoi frutti: insalate di calamari, polpo e seppie, cozze al vapore o stufate (classico abbinamento territoriale belga), spaghetti alle vongole, pesci delicati come branzino, orata e dentice al vapore, al sale o al forno trovano in questo stile birrario un ideale complemento liquido.
Infine, si può azzardare anche un accostamento con un pesce più impegnativo come il salmone giocando sull’elevata frizzantezza della Blanche per ripulire la grassezza e accostando una salsa agli agrumi o al lemongrass per creare un ponte gustativo. Da provare.