La birra è da sposare

La birra è da sposare

È il giorno che non si dimenticherà mai, anche perché quante fotografie ci sono in giro per casa? A distanza di anni ci sarà sempre qualcuno che chiederà di poter vedere l’album del nostro matrimonio. L’emozione, si sa, inizia a pervadere la sposa quando indossa per la prima volta l’abito che la renderà protagonista della giornata.

L’agitazione cresce quando ci saranno tutti gli invitati a osservarla, ma tutto passa al banchetto, con l’aiuto di qualche brindisi e, soprattutto, della magica bevanda luppolosa.

Un attimo, passo indietro: cosa succederebbe se un ingredientedella birra fosse, così per caso, ciò che compone ogni filo dell’abito dei sogni?

Strano vero? Sì, ma meravigliosamente ecologico!

Tutto merito dell’Acetobacter

Un passo alla volta. Gary Cass si laureò in agronomia e subito fu accolto a lavorare nell’azienda vinicola di un amico in Australia. Un giorno fece un errore grossolano, di quelli che non ti aspetti da un agronomo professionista: dimenticò di aggiungere anidride carbonica al vino prima dell’imbottigliamento. Risultato? I batteri si riprodussero formando una strana patina sulla superficie del contenitore, perciò il vino andò perso.

La passione di Gary per la microbiologia non svanì di certo a causa di questo incidente, anzi. Lo studioso venne assunto come ricercatore dall’Università di Perth, in Australia occidentale. Fu qui che incontrò la famosa stilista Donna Franklin, e da una lunga conversazione tra i due nacque un progetto a dir poco innovativo. Quando l’esperta di moda espresse la volontà di produrre vestiti alternativi, a Cass tornò in mente l’imbarazzante errore commesso vent’anni prima. In sostanza, lo scienziato e la stilista arrivarono alla conclusione che, per realizzare abiti ecologici, bisognava provare a sfruttare le proprietà dei lieviti.

Il migliore sembrava essere l’Acetobacter xylinium, un batterio innocuo che durate la fermentazione della birra è in grado di produrre una fibra di cellulosa simile al cotone e del tutto inodore. Gary Cass si è occupato della parte “chimica”, Donna Franklin nel frattempo ha pensato al design dell’abito da sposa: ne è uscito lo splendido capo che si vede nell’immagine.

Il prodotto ecologico è stato esposto all’Expo di Milano del 2015 nel padiglione in cui si valorizzavano fibre e tessuti di origine vegetale.

Il progetto si è inserito alla perfezione nel periodo in cui le istituzioni si sono rese conto del pericoloso impatto ambientale prodotto dal mondo della moda (come ricordato in questo articolo).

Tuttavia il processo che aveva portato al prodotto ecologico risultava estremamente complicato, perciò non era possibile adattarlo ai ritmi della moda odierna.Le ricerche dello scienziato australiano sono perciò andate avanti e sembra che aggiungendo altre materie prime all’acetobacter, quali derivanti delle noci di cocco e un mix di cellulosasi ricavi una fibra robusta e commercializzabile in tempi più brevi.

È solo l’inizio, gli studi proseguiranno e ne vedremo i risultati solamente nei prossimi anni, ma la strada sembra essere quella giusta.

Abiti e birra

I metodi di produzione sono i classici, ma la birra è la protagonista assoluta di alcuni capi d’abbigliamento nati dalla collaborazione tra Moschino e Budweiser.

Nel 2019 a Shangai il famoso marchio di moda ha presentato gli abiti in edizione limitata dedicati alla nuova birra prodotta dal birrificio statunitense: la speciale Pulse.

I 15 pezzi realizzati riportano perfettamente il design della lattina sui vestiti, attraverso i colori scelti per rappresentare la birra di Budweiser: rosso, blu navy, oro e bianco.

Finirà mai di stupirci la nostra amata bevanda?