Il vino Oltralpe: la storia

Il vino Oltralpe: la storia

Cugini si nasce, non si diventa. Abbiamo le nonne in comune, le famose Alpi, tutto il resto è sana rivalità. Nel mondo calcistico (non si dimentica la magica notte del 2006), sul piano economico, ma anche e soprattutto nell’universo enogastronomico. Con i Francesi è così, siamo in continua competizione e, difficile da ammettere, la partita su tutti i campi è fastidiosamente equilibrata.

I meriti vanno riconosciuti, storie e tradizioni sono fatte per essere raccontate, e oggi tocca a loro, i nostri “amati” cugini.

Storia

I Romani furono abili a ereditare le tecniche di coltivazione della vite dagli Etruschi e a farle proprie, iniziando la produzione su larga scala. Anche i Greci presero esempio e sperimentarono con nuove soluzioni fino a quando, nel 600 a.C. circa, non fondarono la città di Massalia, l’attuale Marsiglia, dove diedero inizio a un connubio destinato ad avere grande successo: la vite in Francia.

Furono comunque i dominatori Romani a diffondere in territorio transalpino le tecniche di vinificazione dell’uva. Il manuale Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, già menzionato in precedenti articoli, riporta diverse testimonianze di produzione in alcune regioni francesi. Lo scrittore racconta che a Vienna, l’attuale Vienne, nella Valle del Rodanosi produceva un vino “resinato” e che veniva venduto a prezzi elevati.Proprio nei pressi di quella Valle, poco più tardi, i Romani fondarono la città di Narbonneconsiderata la città più proficua nella produzione vinicola.

La posizione strategica della città di Bordeauxporto di accesso all’Oceano Atlantico, fu il principale vantaggio sfruttato dai nostri cugini per inaugurare un massiccio mercato internazionale.

I maggiori responsabili del successo di cui oggi godono i vini furono tuttavia i monaci, nel periodo del medioevo. Essi avevano necessità di produrre vino per celebrare le liturgie. Riuscirono ad affinare le tecniche tradizionali, fungendo da modello per le future generazioni di vinai.

Dom Perignon

È nel XVII secolo che la Francia ha messo a segno, in un solo colpo, un’infinità di punti che l’hanno portata a stabilirsi in cima alle classifiche dei produttori di vino di qualità.

Pierre Perignon, detto Dom, nacque nell’inverno del 1638 a Sainte-Menehould, nella regione della Champagne-Ardenne. Divenuto prete, all’età di 30 anni, gli venne affidata la gestione dei vigneti del monastero benedettino Saint-Pierre d’Hautvillers. La struttura viveva di produzione e vendita di vino, perciò il giovane parroco aveva nelle proprie mani il destino dell’”azienda”.

Un errore gradito, come talvolta accade, potrebbe aver portato alla nascita della bevanda lussuosa, quella che usiamo per brindare a un avvenimento importante: lo Champagne.

Dopo aver imbottigliato del vino bianco, Dom si sarebbe accorto che alcune bottiglie erano scoppiate. Lo avrebbe chiamato “Vino del Diavolo” allora, perché quel pericoloso spargimento di pezzi di vetro non poteva essere altro che un “dispetto dagli inferi”. Bello scherzo, signor Diavolo. Il prete avrebbe però poi lasciato la tesi superstiziosa e si sarebbe dedicato allo studio scientifico di ciò che era successo al vino. In questo modo avrebbe scoperto come veniva sviluppata l’anidride carbonica dopo che il vino era stato imbottigliato. Avrebbe inventato, in sostanza, il vino frizzante.

L’altra tesi attribuisce tutto il merito della scoperta a Dom Perignon. Egli avrebbe aggiunto di proposito zucchero e fiori all’interno della bottiglia di vino bianco, un escamotage che avrebbe portato alla nascita del vino frizzante.

A quel punto, qualunque sia la leggenda veritiera, il prete decise che bisognava produrre un vino di qualità, dopo la scoperta delle bollicine. Selezionò i vitigni Pinot NoirChardonnayPinot Meunier e diede vita al miglior Champagne che il mondo avesse mai conosciuto fino a quel momento. Certo, era il primo e unico. Ma, signori, è rimasto unico nei successivi tre secoli e lo rimarrà, probabilmente, in eterno.

Infine, per tenere a bada il diavoletto, Pierre decise di utilizzare il tappo di sughero, affinando nel frattempo le tecniche di produzione, per lasciare in eredità ai posteri un gioiello senza tempo!