Il re dell’Artico

Il re dell’Artico

C’è chi ama respirare il freddo gelido di questi giorni e chi invece rimarrebbe davanti a un bel camino intere giornate. C’è poi chi trascorrerebbe le vacanze natalizie nelle spiagge dell’emisfero australe e chi si avventurerebbe negli igloo della Groenlandia. Infine c’è un animale gigante che in questo momento si starà stiracchiando su delle lastre di ghiaccio e non ci pensa proprio a trovare riparo.

È il re dell’Artico, sembra bianco (ma non lo è) e a guardarlo in fotografia viene voglia di abbracciarlo, ma sicuramente incontrarlo da vicino genererebbe sensazioni opposte.

Caratteristiche

L’ursus maritimus, comunemente chiamato orso bianco o orso polare, è il carnivoro terrestre più grande del mondo. I maschi, che arrivano a pesare circa 800 kg per una lunghezza di 3 metri, sono grandi circa il doppio delle femmine, lunghe al massimo poco meno di due metri dal naso alla coda e (anche loro non proprio leggere) possono pesare intorno ai 300 kg.

La folta pelliccia ricopre anche le zampe, fungendo da isolante termico e, come accennato, copre una curiosa verità. Il riflesso della luce sul ghiaccio fa percepire ai nostri occhi la colorazione chiara dell’animale, ma sotto la folta pelliccia si nasconde una spessa pelle scura.

Riescono a nuotare in acqua per chilometri a una velocità media di 10 km/h, con le zampe posteriori che fungono da timone, mentre le anteriori vengono utilizzate come dei veri e propri remi.

Sono animali solitari, soprattutto i maschi, che si uniscono alle femmine per pochi giorni solo nel periodo della riproduzione. Le mamme orso si riproducono ogni 3-4 anni e partoriscono in media due cuccioli per volta. Se ne prendono cura per i primi anni di vita, insegnando loro i metodi di caccia. Quest’ultima attività occupa la maggior parte del tempo degli orsi polari, ottimi nuotatori ma anche pazienti predatori.

Di cosa si ciba

Si ciba principalmente di foche, trichechi, pesci e uccelli marini. Riesce a percepire l’odore della preda anche a chilometri di distanza e attende ai margini delle pozze d’acqua la risalita delle foche (per respirare), catturandole in un batter d’occhio.

I rischi a causa del Global Warming

Ad oggi si contano tra i 20 e i 30mila individui di orso polare, suddivisi dagli scienziati in 19 popolazioni distinte. Quattro di queste sono in pericoloso declino, per le altre la situazione sembra attualmente stabile, anche se con il costante surriscaldamento le condizioni sono destinate a cambiare drasticamente.

Il ghiaccio serve agli orsi per percorrere lunghe distanze in cerca di cibo e a riprodursi: le femmine partoriscono i cuccioli in grandi buche scavate nel ghiaccio.

Lo strano caso canadese

Una ricerca portata a termine quest’anno ha dato un risultato decisamente inaspettato. Una popolazione di orsi polari (Ursus arctos), che abita la baia di Kane, tra Canada e Groenlandia, sembra stia beneficiando del surriscaldamento globale per nutrirsi.

Gli scienziati hanno studiato 300 individui, riscontrando un miglioramento della salute di questi animali. Ciò è dovuto alla maggiore luce solare che raggiunge l’oceano, favorendo la produttività delle specie che lo abitano. In questo modo gli orsi hanno più cibo a disposizione e perciò godono di migliore salute rispetto agli anni ‘90.

Attenzione però, perché questa è una situazione temporanea e l’intero habitat, se la situazione dovesse continuare a peggiorare, si ritroverebbe danneggiato, perciò tutte le specie animali al suo interno andrebbero via via scomparendo.

Gli Eschimesi

L’orso, teoricamente, non ha predatori: nessun animale è in grado di cacciarlo (o forse non ne hanno il coraggio). Tuttavia le popolazioni che abitano la Groenlandia, gli Eschimesi, tradizionalmente si cibano di carne di orso cruda.

Curiosamente una parte del gigante viene gettata via, il fegato. Non è commestibile? Lo è, ma contiene una quantità troppo elevata di vitamina A, perciò se viene ingerito può portare un essere umano alla morte.

Il WWF porta avanti diversi progetti a difesa di questi bellissimi animali. Ognuno di noi può fare la sua parte, consultando il sito dell’organizzazione e “adottando” un orso polare (ovviamente a distanza).