Inconfondibile, prima di tutto. Quell’odore che si sente già dalle scale e invade le nostre narici, eliminando il resto dei profumi di casa, non appena apriamo la porta.Buono o cattivo odore è soggettivo, ma siamo tutti d’accordo nel considerare il profumo sprigionato dai broccoli decisamente “forte”, vero?
L’ortaggio poco amato dai bambini e invece molto amato dagli adulti italiani nel periodo invernale ha proprietà molto utili al nostro organismo, e la sua storia parte da molto lontano.
Il broccolo fa parte della famiglia delle Crucifere o Brassicaceae: ha quindi un antenato in comune con i cavoli, la senape, il ravanello, la rucola, la senape, il crescione e molte altre verdure. È proprio nella nostra penisola che si riscontrano più varietà di questa grande famiglia di ortaggi: la loro differenziazione è dovuta alla selezione operata dalle antiche popolazioni italiche, che ne apprezzarono da subito la versatilità.
Le prime testimonianze riferite alla coltivazione dei broccoli attribuiscono agli Etruschi il brevetto.
Il popolo di abili navigatori amava sia il gusto che le proprietà benefiche delle crucifere. Lo fecero conoscere a Fenici e Greci grazie ai continui scambi commerciali, per poi esportarlo, spostandosi sul Mediterraneo, sulle coste delle attuali Sicilia, Corsica e Sardegna.
Da questi luoghi la prossima destinazione risultava scontata: il broccolo doveva necessariamente entrare a far parte della dieta dei gloriosi Antichi Romani.Lo testimonia Plinio il Vecchio, descrivendo la prima varietà coltivata a Roma, detta “broccolo calabrese”. Lo scrittore racconta chei Romani usavano bollire i broccoli insieme a una miscela di spezie, cipolla, vino e olio, o servirli accompagnati asalse cremose preparate con erbe aromatiche e vino. A Roma veniva attribuita ai broccoli una curiosa proprietà: mangiandoli crudi prima dei banchetti, si aiutava l’organismo ad assorbire meglio l’alcol. Stupefacente.
Ultima notizia dall’Impero: broccolo deriva dal latinobrachium, ovvero braccio, ramo o germoglio.
Nel1533 Caterina de’ Medici sposò Enrico II. IFrancesi conoscono i broccoli grazie alla nobile fiorentina, infatti da quell’anno l’ortaggio iniziò ad essere cucinato nella corte francese, nella quale lavoravano diversi chef italiani.
Il viaggio della verdura a forma di alberello proseguì, macinando chilometri e chilometri, fino a superare la Manica. Ecco che nel 1724 il Gardener’s Dictionarydi Miller, alla voce “asparagi italiani” descriveva perfettamente l’ortaggio di origine etrusca.
Si dice che Inglesi e Francesi fossero restii a cibarsi di broccoli, a causa dell’odore di zolfo che emanavano. Come talvolta accade con i bambini, al primo impatto con un “cibo verde” assaggiarono dopo qualche resistenza e… magia, si leccarono i baffi!
Non conosciamo i nomi, ma sappiamo che il porto di partenza fu quello di Messina. Due migranti italiani in cerca di fortuna in USA, nel 1922, decisero di portarla, quella verdura così buona dalla madrepatria. Il viaggio è lungo, lo spazio in valigia poco: perché non portare i semi e piantarli come facciamo in Sicilia? Buona idea, ragazzi.
San Josè in California fu la prima città americana ad avere una piantagione di broccoli. “L’alberello” piacque e iniziò a diffondersi al di fuori del Golden State: negli anni ’30 tutti gli Stati Uniti conoscevano i broccoli. Gli Americani non si fecero frenare dall’odore come Inglesi e Francesi: comprarono, gustarono e approvarono!
Il freddo è alle porte: le coperte sono pronte a proteggerci e noi a preparare qualche ricetta riscaldante a base, chiaramente, di “asparago etrusco”. Alla prossima!