La bufaga è un piccolo uccello della famiglia degli storni, che vive nelle grandi savane dell’Africa sud del Sahara, principalmente in Senegal e Sudan.Ne esistono due specie, distinguibili dal colore del becco: la Buphagus africanus (becco giallo) e la Buphagus erythrorhynchus (becco rosso).
Si nutre principalmente di zecche e altri parassiti, perciò la si vede (a fatica vista la differenza di dimensioni) spesso sul dorso di grandi animali erbivori della zona africana: ippopotami, rinoceronti, zebre, bufali ecc.
La lotta alla sopravvivenza è spesso feroce in quelle zone, sia per individui della stessa specie che tra animali diversi: la bufaga, con i suoi 50 grammi di peso, è il miglior pronto intervento che si possa desiderare. Si poggia sulle ferite e inizia a nutrirsi di tutto ciò che potrebbe infettare l’animale colpito, spesso senza che questi se ne accorga. In molte immagini della savana la si vede in sella a bestie di diverse tonnellate, mentre svolge consciamente la propria principale funzione vitale e, inconsciamente, un fondamentale ruolo medicinale per i suoi grandi amici.
Il rinoceronte è enorme, ha una pelle molto resistente, è dotato di un corno appuntito e potente; peccato sia quasi cieco. I bracconieri riescono ad avvicinarsi a meno di cinque metri di distanza dal grosso mammifero, che risulta una facile preda a causa della vista poco sviluppata, tanto che rientra nella lista degli animali a rischio estinzione.
I ricercatori della Victoria University Roan Plotz e Wayne Linklater, mentre tracciavano una popolazione di bufaghe, si sono accorti che il rapporto tra gli uccellini e il rinoceronte va oltre i “normali” benefici reciproci (il rinoceronte offre cibo, l’uccello lo disinfetta).
Lo studio in questione è riuscito a dimostrare che le bufaghe riescono ad avvertire i rinoceronti della presenza degli umani: non è ancora chiaro se lo fanno consapevolmente, o se l’obiettivo sia quello di avvertire gli altri uccellini della famiglia.Plotz e Linklater hanno cominciato l’esperimento calcolando il numero delle bufaghe e mettendolo in relazione con i loro incontri diretti con i rinoceronti. Hanno scoperto che tra il 40% e il 50% dei rinoceronti accompagnati da bufaghe sul dorso riusciva a evitare completamente di incrociare il loro percorso. Questo perché gli uccelli, che a differenza dei rinoceronti ci vedono bene, emettono un richiamo molto riconoscibile quando avvistano un umano, che mette in guardia i rinoceronti quando l’intruso si trova ancora ad almeno 60 metri di distanza.
Secondo i ricercatori è possibile che le bufaghe abbiano sviluppato questa strategia negli ultimi 150 anni, quando la caccia al rinoceronte ha quasi portato all’estinzione la loro principale fonte di cibo.Gli studiosi stanno valutando, in collaborazione con le istituzioni che si occupano della prevenzione delle specie a rischio, la possibilità di introdurre le bufaghe nelle zone popolate dai rinoceronti, in modo da mantenere vivo questo fantastico rapporto.