Gli scarti della birra: una grande risorsa

Gli scarti della birra: una grande risorsa

La birra è una delle prime bevande alcoliche di cui abbiamo testimonianza nella storia dell’uomo. La sua popolarità ha subìto fasi alterne, ma rimane molto amata in tutto il mondo e da moltissime fasce di popolazione. 
Nonostante ciò ha continuato a rinnovarsi, sperimentando con gli aromi, le materie prime e i metodi di fermentazione.Oggi però non parliamo di una nuova birra, bensì di un nuovo prodotto derivato dagli scarti di produzione.

Trebbie

Abbiamo già visto come nasce la birra, partendo dalla fermentazione dell’orzo germogliato e tostato (il malto). Ma una volta che il mosto fermentato viene filtrato per ottenere la bevanda, cosa succede agli scarti solidi?

L’orzo maltato e cotto, dopo la fase di ammostamento, viene chiamato “trebbia“. In Italia se ne producono ogni anno 200mila tonnellate, e solo un 30% viene trasformato in mangime per animali. Il resto viene generalmente buttato: un vero peccato, perché si tratta di un composto ricco di proteine e fibre, elementi naturalmente contenuti nel chicco d’orzo ma che, ovviamente, non possono far parte della birra.

Un gruppo di studentesse italiane ha deciso di trasformare questo sottoprodotto in una farina, essiccando le trebbie. Da questa si possono ricavare integratori di fibre e proteine, ma anche prodotti da forno e snack.

Questione di efficienza

L’idea di riciclare le trebbie non è di per sé inedita, ma lo è il sistema di essiccazione. Quando si fa la birra, il malto viene lasciato a macerare in acqua calda fino a estrarre quasi tutti gli zuccheri presenti. Il tasso di umidità degli scarti è quindi dell’82%, fattore che ne riduce la conservabilità e ne aumenta i costi di trasporto per il peso dell’acqua.

Le studentesse del Campus Bio Medico di Roma hanno elaborato un sistema efficiente di pressatura e centrifugazione delle trebbie, che permette di recuperare l’acqua residua e ottenere un’ottima farina proteica e soprattutto sostenibile.

La centrifuga è abbinata a un sistema a circuito chiuso che fa circolare un gas di essiccamento a 150°C, riducendo così gli sprechi energetici che sarebbero stati inevitabili con un essiccatore tradizionale.

Un cucchiaio di birra

Un utilizzo particolarmente creativo della farina di birra è “Spoontin” un cucchiaio commestibile pensato per servire il finger food. Può essere mangiato insieme al cibo o compostato, in quanto biodegradabile, perciò si rivela un’alternativa eco-sostenibile alle posate in plastica.