Gatto delle sabbie: il principe del deserto

Piccolo e schivo, questo felino vive in uno degli habitat più ostili. Scopri tutte le sue particolarità in questo articolo!

Gatto delle sabbie: il principe del deserto

I deserti sono popolati da creature capaci di sopravvivere in un ambiente ostile, dove cibo e acqua scarseggiano. Rettili, insetti, roditori: tutti sono specializzati nel vivere in condizioni estreme. Uno degli abitanti dei deserti africani e asiatici è il gatto delle sabbie (felis margarita): a giudicare dall’aspetto, sembrerebbe un normale gatto domestico ma le sue capacità lo rendono un felino unico. 

Un manto a prova di caldo

Durante il giorno, la sabbia può raggiungere una temperatura pari a 80°C, tale da bruciare le zampe di qualsiasi gatto ma non quelle del nostro principe del deserto. La pelliccia del gatto delle sabbie copre persino le zampe, proteggendole dal suolo bollente. Ciò dà a questo animale diversi altri vantaggi, come quello di non lasciare (quasi) traccia del suo passaggio e di resistere alle rigide temperature notture, che possono arrivare a -5°C.

L’udito come arma

Le sue orecchie sono ampie, con un canale uditivo grande quasi il doppio di quello di un gatto domestico, il che li rende capace di percepire anche le frequenze più basse e captare la preda a più di 500 metri di distanza. Ma oltre che a procacciarsi il pasto, il gatto delle sabbie sfrutta il suo potente udito per trovare i suoi simili. Dozzine di chilometri di sabbia possono dividere due esemplari che, grazie alle loro capacità uditive, potranno trovarsi e accoppiarsi.

Acqua? No, grazie

Per sopravvivere in un ambiente estremamente arido, il gatto delle sabbie ha imparato a fare a meno dell’acqua. L’unica fonte di idratazione sono le sue prede – specie le più grandi come può essere un topo – dalle quali trae tutto il nutrimento possibile.

Piccolo e indipendente

Con 2,8 kg di peso e circa 50 centimetri di lunghezza il gatto delle sabbie è il più piccolo dei felini selvatici, una creatura minuta ma temeraria. I suoi piccoli – solitamente tre per cucciolata – si abituano subito alle condizioni ostili del deserto, raggiungendo entro il primo anno di vita la totale indipendenza dalle madri.