La vite Europea fu introdotta in America dalle prime missioni cattoliche spagnole in Messico. Quella autoctona, infatti, non era stata addomesticata e non presentava frutti adatti alla vinificazione.
Quella europea veniva riprodotta per propagazione naturale, come si era sempre fatto sin dall’antichità: questa pratica consisteva nell’utilizzare una parte di una pianta esistente per crearne una seconda, senza passare per l’impollinazione. La normale fecondazione tra viti dello stesso tipo, infatti, porta alla sterilità nel giro di poche generazioni. D’altra parte, incrociando tra loro varietà diverse, diventa impossibile conservarne le peculiarità della pianta faticosamente selezionate. Questo rende necessaria la riproduzione agamica, cioè la clonazione di una vite di prima generazione, conservandone il patrimonio genetico.
A partire dal 1860 in Francia, nella zona di Bordeaux, iniziarono ad ammalarsi moltissimi vigneti. Il motivo era la fillossera, un insetto proveniente dagli USA che attaccava le radici delle viti. L’infestazione si propagò rapidamente nel resto del continente, mettendo seriamente a repentaglio il futuro della viticoltura europea.
Si tentarono molte strade per arginare il flagello: iniezioni di solfuro di carbonio nel terreno, sommersione e insabbiamento delle vigne, ma nessuna soluzione si rivelò definitiva, finché non si osservò una peculiarità delle viti americane e dei loro ibridi. Dato che queste convivevano da molto tempo con il parassita, avevano sviluppato una certa resistenza al suo attacco: botanici e vivaisti si lanciarono così alla ricerca di un ibrido che combinasse questa caratteristica con una produzione di uve di buona qualità.
Non si può dire che da allora il percorso sia stato in discesa: anche se resistevano alle punture della fillossera, spesso le radici non si adattavano al terreno calcareo europeo e anche la ricerca di un ibrido che fruttificasse in modo soddisfacente senza ricorrere all’innesto (Ibrido Produttore Diretto) non ebbe successo.
Furono infine selezionate tre varietà di V.riparia, V. rupestris e V.berlandieri, che da allora furono coltivate estensivamente per diventare basi da innesto, cui veniva applicato l’apparato vegetativo della V. Vinifera.
Migliaia di specie viticole tramandate dal Medioevo si persero e i vigneti furono ricostruiti partendo da nove radici.
La storia del vino era cambiata per sempre.