Uno studio della facoltà diEconomia dell’Università di Milano Bicocca ha rivelato un aumento del 400% in 10 anni della produzione di birra artigianale in Italia. Si è passati infatti dai 132 micro birrifici attivi nel 2005 ai 670 del 2015.
I dati dimostrano non solo il gradimento della bevanda da parte dei nostri concittadini, ma anche una forte vocazione alla produzione fai-da-te, sia per semplice divertimento, sia per intraprendere un percorso che mira all’apertura di un’attività commerciale.
Vediamo allora quali sono le tecniche di produzione e i relativi passaggi da seguire.
Il mercato offre diverse possibilità per chi intende avventurarsi nella produzione casalinga.
Un kit “base” comprende solitamente un fermentatore di plastica, una pentola capiente, un barattolo di estratto di malto, un termometro adesivo, un densimetro, un gorgogliatore, un sanitizzante e un tappa bottiglie. Ha un costo che va dagli 80 ai 100€ inclusi gli ingredienti, arrivando a produrre circa 25 litri di birra. Lo spazio necessario non è un ostacolo: basteranno i fornelli di casa e un luogo in cui riporre il fermentatore, che non deve essere esposto al sole e deve rimanere a una temperatura non inferiore ai 17 gradi.
Chi invece ha meno tempo e pazienza a disposizione può utilizzare una beer machine, una macchina da birra di piccole dimensioni (circa 50 centimetri in altezza, larghezza e profondità). I prezzi in questo caso crescono leggermente e si potranno produrre intorno ai 10 litri per ogni processo. Tutto ciò che il birraio deve fare è: versare il liquido in dotazione nel macchinario, aggiungere la quantità di acqua indicata nel libretto delle istruzioni e attendere una decina di giorni.
L’ultimo step per gli artigiani della birra si chiama invece all-grain e necessita di ulteriore attrezzatura rispetto al kit base: chiaramente il prodotto finale risulterà più qualitativo. Ci sarà bisogno di: un mulino per macinare il malto, un sistema di filtraggio per i grani, un sistema di raffreddamento del mosto e una boccetta di tintura di iodio per controllare il PH del liquido.
Premettendo che gli ingredienti si acquisteranno già pronti per l’utilizzo, il procedimento si compone di 3 fasi principali: produzione del mosto, fermentazione e rifermentazione in bottiglia.
Prima di tutto il malto d’orzo macinato deve essere versato all’interno di una pentola contenente acqua (circa 15 litri) a 60-70°. Dopo circa un’ora si dovrà filtrare la parte solida (principalmente composta da bucce di chicchi d’orzo), che sarà mischiata al luppolo (responsabile del gusto amaro) e portato ad ebollizione. Trascorsa un’altra ora il mosto ottenuto dovrà essere riportato a temperatura ambiente e sarà pronto all’ingresso nel fermentatore.
Il responsabile della fermentazione è il lievito, perciò verrà inserito quello desiderato in base alla birra che si vuole ottenere e inizieranno i processi biochimici necessari. Bisogna mantenere una temperatura costante (che dipende dalla temperatura ideale per il ceppo di lievito prescelto) per circa 5-7 giorni. A quel punto la fermentazione alcolica sarà terminata e il lievito si “addormenterà” sul fondo del fermentatore.
Finita la fermentazione, si passerà alla fase dell’imbottigliamento: versare il liquido ottenuto in un recipiente contenente 300 ml d’acqua bollente, avendo cura di lasciare nel fermentatore i residui che si sono depositati sul fondo. Quando il nuovo mosto si sarà raffreddato, bisognerà aggiungere circa 150 grammi di zucchero nel nuovo contenitore.
Da qui si potrà traferire la bevanda direttamente in bottiglia, dove inizierà la seconda fase della fermentazione: bisogna tenere le bottiglie in un luogo buio a circa 20-24° per due settimane. Trascorso questo tempo, si possono trasportare le bottiglie in un luogo più fresco (17° circa), lasciandole in verticale per altre due settimane almeno.
A un mese dall’imbottigliamento la birraè pronta da bere, ma bisogna tenere presente che una maturazione più lunga migliora di parecchio il prodotto. Per alcune birre molto alcoliche si può arrivare anche a diversi mesi.
Partendo da zero il processo non è per nulla banale: è sempre meglio, inizialmente, farsi aiutare da chi ha già un minimo di esperienza. Provare non costa nulla, o meglio, ha una spesa sostenibile che potrebbe rivelarsi un investimento. È di certo un bel modo di mettersi alla prova e un hobby che richiede precisione e cura dei dettagli, ma che alla fine può regalare una bella e fresca soddisfazione!