È l’alimento che ci accompagna nei nostri primi mesi di vita: una soluzione che contiene tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno sin da quando usciamo dal pancione. Cambia mentre noi cresciamo e, una volta passati alle pappe, iniziamo a eliminarlo e sostituirlo con quello di mucca. Quanto è importante il latte nella nostra vita?
Con l’inizio della gravidanza i seni iniziano a cambiare. Dalla quarta settimana all’interno della ghiandola mammaria si formano le cellule produttrici di latte, i lattociti, insieme ai dotti lattiferi che trasporteranno il latte al capezzolo. I lattociti si attivano già dalla quindicesima settimana di gravidanza.
Dal primo al sesto giorno di vita il neonato riceverà il colostro,la prima forma di latte materno ricco di proteine e sali minerali, che consente al bambino di recuperare i liquidi persi dopo il parto (per 9 mesi il feto ha vissuto in un ambiente liquido). Il colostro è inoltre ricco di anticorpi , come ad esempio le immunoglobuline.
Dal sesto al quindicesimo giorno le mammelle producono il cosiddetto latte di transizione: diminuisce la quantità di proteine e sali minerali, mentre cresce quella di grassi e lattosio. In questo modo vi sarà un maggiore apporto calorico, per soddisfare il fabbisogno energetico del bambino.
Il latte maturo è invece l’ultima varietà di latte materno che viene prodotta dal quindicesimo giorno fino allo svezzamento. Rimane alta in questo caso la concentrazione di glucidi e lipidie aumenta anche quella di anticorpi: non a caso la produzione di questo latte coincide con la fase in cui il bambino inizia ad afferrare gli oggetti e portarseli alla bocca!
Come per tutti i mammiferi, il latte prodotto dalla mamma è il miglior alimento per garantire una corretta crescita del bambino (o cucciolo), in quanto contiene tutti gli elementi nutritivi nelle proporzioni adeguate.
Quando nasciamo il nostro organismo produce un enzima, la lattasi, in grado di scindere il lattosio in galattosio e glucosio, zuccheri più semplici che il nostro corpo è in grado di utilizzare.
Crescendo la produzione di lattasi diminuisce e in molte persone arriva a scomparire quasi del tutto intorno al quinto anno di età. Questo determina l’intolleranza al lattosio, che interessa adulti di tutto il mondo, ma in particolare gli abitanti autoctoni di Africa e Asia. Come mai?
In Scandinavia 9 adulti su 10 continuano a digerire il lattosio anche dopo l’infanzia e in tutto il Nord Europa le persone che riescono a digerire il lattosio sono la maggioranza. Questo dipende dal gene dominante LCT, che determina la persistenza della lattasi: si tratta probabilmente del tratto più favorito in assoluto dalla selezione naturale umana. I popoli del Nord dipendevano fortemente dalla pastorizia: chi poteva digerire latte e derivati godeva di una miglior salute e aveva maggiori possibilità di mettere al mondo figli a cui trasmettere il gene.
Uno dei principali problemi nelle persone intolleranti al lattosio, specialmente in età avanzata, è la maggior predisposizione a osteopenia e osteoporosi. Questo perché il latte e i latticini sono tra le nostre principali fonti di calcio e il lattosio stesso ne facilita l’assorbimento dalle pareti dell’intestino. Per fortuna le persone intolleranti possono comunque consumare formaggi stagionati come il Parmigiano Reggiano DOP, particolarmente ricco del prezioso minerale.
Ci sono poi altre fonti di calcio che provengono dal mondo vegetale: mandorle, i fichi secchi e fagioli di soia, ma anche semi di sesamo e basilico secco, due ingredienti che possiamo facilmente aggiungere ai nostri piatti.
Sarebbe un peccato poi dimenticare la tanto bistrattata acqua di rubinetto, il cui temutissimo calcare altro non è che una fonte di calcio pronto a rinforzare le nostre ossa (e non ad affaticare i reni).
Prima dei 30 anni il calcio è decisamente importante per il corretto sviluppo del tessuto osseo. Dopo questa soglia di età (approssimativamente) il “bilancio assunzione-perdita” inizia a essere negativo: le ossa perdono più calcio rispetto a quello che riescono a immagazzinare. Ciò non dipende esclusivamente dall’età, ma si combina a stili di vita scorretti: elevato apporto di proteine animali, eccesso di alcol, caffeina e sodio, ma soprattutto la sedentarietà sono fattori determinanti che accelerano l’espulsione del calcio dalle ossa.