Come ogni anno, è in commercio dal 30 ottobre, e lo sarà fino al 31 dicembre.
Il vino novello, infatti, in Italia deve rispettare una precisa normativa che ha subìto la sua ultima modifica con il decreto ministeriale del 13 Agosto 2012.
Ma che cos’è?
Si tratta di un prodotto ottenuto interamente dalla vendemmia della stessa annata. Un vino giovanissimo quindi, conseguito tramite una particolare tecnica di vinificazione: la macerazione carbonica. Consiste nel porre i grappoli di uva interi in contenitori di acciaio previamente saturati con anidride carbonica. In assenza di ossigeno gli acini modificano il loro metabolismo iniziando una fermentazione intracellulare.
Questo procedimento è stato scoperto negli anni ’30 in Francia. Si stava cercando un metodo di conservazione dell’uva attraverso l’anidride carbonica e si è notato che invece in questo modo l’uva fermentava spontaneamente.
Questa procedura è stata regolamentata in Francia a partire dal ’51. Il più celebre dei vini novelli è proprio il francese Beaujolais nouveau. Esso può essere prodotto solo nella regione del Beaujoulais (che è un’area AOC, ovvero appellation d’origine contrôlée, analoga all’italiana DOC) ed esclusivamente da uve del vitigno Gamay.
In Italia la produzione del vino novello risale agli anni ’70: ha avuto il suo picco una decina di anni fa, con annate da 17 milioni di bottiglie, per poi diminuire fino ad arrivare alle 2 milioni attuali.
La normativa nel nostro paese è più permissiva: è consentito l’uso di ben 60 vitigni diversi, e ci deve essere un minimo del 40% di uva trattata con macerazione carbonica (tecnica più costosa rispetto a quelle tradizionali).
Il vino novello è un vino dal colore molto vivo e acceso, con sfumature che vanno dal rubino alle classiche tonalità violacee o porpora di un vino giovane.
Anche il profumo è molto intenso: aromi fruttati e freschi, classici della fermentazione e della vinosità del mosto.
Il contenuto alcolico è generalmente di 11-12 gradi.
Ha un gusto fresco, giovane e fragrante. È un vino poco strutturato ma molto morbido, per via dell’alta presenza di glicerina. Si beve facilmente, anche per via del basso contenuto di tannini.
Proprio per via dei pochi tannini non è un vino adatto alla lunga conservazione: va consumato generalmente entro sei mesi dalla sua produzione.
Oltre al tagliere di salumi e formaggi, il grande classico è l’accoppiata di stagione insieme alle caldarroste!