Spesso ci si stupisce davanti ai prezzi di alcuni oggetti, semplicemente perché si considera l’utilità e non ci si interroga sul lavoro che c’è dietro alla realizzazione. È il caso dei famosi tappeti persiani, vere e proprie opere d’arte che anche nel nostro Paese sono fortemente apprezzati dagli intenditori.
I tappeti vengono realizzati con dei materiali che col tempo si degradano, quindi è molto difficile trovare un pezzo antico ancora ben conservato e soprattutto identificare l’epoca delle prime realizzazioni.
Alcune ipotesi immaginano la motivazione della nascita dei tappeti: le popolazioni nomadi dell’Asia centrale, alle quali ancora oggi appartengono i migliori artigiani, avevano bisogno di coperte consistenti per affrontare l’inverno negli accampamenti. Avrebbero deciso di utilizzare la lana delle pecore che vivevano in quelle zone per realizzare coperture per le tende fatte a mano, inserendo tramite alcune tecniche delle decorazioni sui materiali. A supportare la tesi ci sarebbe la teoria che l’unico strumento indispensabile fosse il telaio, sul quale si poggiava la lana per poterla lavorare, e che questo fosse semplice da trasportare, essendo composto di due semplici assi di legno.
La prima testimonianza storica sui tappeti risale al 400 a.C. e deriva dalla letteratura greca, in particolare dal libro “Anafasi” di Senofonte. Nel testo si parla di oggetti preziosi, di lusso, utilizzati come doni per le istituzioni.
La prova concreta dell’esistenza dei tappeti persiani già nell’avanti Cristo è stata rinvenuta in Siberia nel 1947, in seguito a degli scavi che hanno portato alla luce un’antica tomba sciita.Gli studiosi fanno risalire il prezioso tappeto al V secolo a.C. e affermano che la conservazione è stata resa possibile dalle basse temperature.
Ma come venivano, e vengono ancora oggi, realizzati i tappeti?
La lana ovina ricavata dalle pecore delle tribù nomadi Qashqai e Bakhtiari è quella da secoli più utilizzata per ottenere i tappeti persiani. Anche il cotone, coltivato direttamente nella maggior parte dei Paesi produttori, può far parte dei materiali di realizzazione. La seta invece si utilizza per i fili dei tappeti più raffinati ed è ottenuta dai bachi da seta.
I metodi dei nomadi sono stati acquisiti negli anni in tutta la Persia, l’attuale Iran, il più grande produttore dei preziosi tappeti.
La prima parte del processo di realizzazione, la lavorazione della lana a mano, è svolta soprattutto dalle donne all’interno delle abitazioni.
A questo punto si passa alla colorazione dei fili di lana, tramite una tecnica naturale molto sofisticata.Si conservano ad esempio gusci di noci o bucce di melograno e si fanno bollire a fuoco lento. Per quante ore? Diverse, si parla di alcuni giorni, ma c’è da ricordare che queste “ricette” sono segrete perciò non si avranno mai indicazioni precise.La lana viene quindi immersa nel colorante e poi lasciata ad asciugare.
La fase più impegnativa, nonché quella con le tempistiche più lunghe, è la tessitura: consiste nell’annodare i fili colorati a quelli tesi verticalmente nel telaio. Lo stile del tappeto è definito proprio dal tipo di annodatura scelta. In linea generale il valore di un tappeto è tanto più alto quanti più nodi verranno fatti in fase di tessitura. Le realizzazioni tradizionali prevedono l’annodatura a mano, ma alcuni artigiani si servono di strumenti a forma di uncino. Quanto dura questa fase? Dipende dalla grandezza del tappeto che si vuole realizzare, ma in media si parla di diversi mesi. È ancora possibile affermare: “sono troppo costosi”?
Non è finita qui, prima di essere messo in commercio il tappeto ottenuto deve superare altri 4 “ostacoli”.
La cosiddetta rasatura, ovvero il taglio del tappeto nelle forme e dimensioni desiderate; il lavaggio, che consente di eliminare i residui tessili e di fissare i colori definitivamente. Dopodiché si passa all’asciugatura e infine alla revisione, una sorta di controllo qualità, atto a verificare che non ci siano buchi o danni di ogni tipo.
Ma dopo un lavoro del genere, i produttori possono godersi un enorme ritorno economico, giusto? Negli ultimi anni non è proprio così. Perchè?
Sostanzialmente l’Iran ha subito una serie di sanzioni internazionali, a causa di una programmazione sull’energia nucleare molto discussa e contestata dall’ONU.
Non c’è bisogno di entrare nel dettaglio, ma una conseguenza importante delle sanzioni è che, ad esempio, i turisti stranieri fanno molta fatica ad acquistare i lussuosi tappeti. Non possono prelevare contante in Iran, così come non possono acquistare tramite carta di credito, se non in pochi casi specifici.Ciò ha portato a una grossa crisi del settore, spingendo i produttori a cambiare i metodi di realizzazione, inserendo sul mercato prodotti di bassa qualità. Allo stesso tempo all’interno del Paese, dove il mercato era redditizio, hanno preso il sopravvento tappeti provenienti dalla Cina e dall’India, venduti a basso costo.
È interessante concludere con un esempio che evidenzia e sottolinea le enormi qualità degli artigiani iraniani.
Si trova ad Abu Dhabi nella moschea Sheikh Zayed, ed è il tappeto più grande del mondo, rigorosamente persiano e fatto interamente a mano. Tenetevi forte per le prossime cifre.
Pesa 48mila chilogrammi. Misura 5600 metri quadri, poco meno di un campo da calcio, ed è composto da circa 2 miliardi di nodi.
Quante persone hanno lavorato per realizzarlo? 1200 artisti iraniani, per un totale di 18 mesi di lavoro. Qualcosa da aggiungere? È stupendo.