C’era una volta in America… La Birra

La birra giunse in America con la colonizzazione da parte degli Europei. Da allora ha attraversato fasi alterne ma finalmente sembra aver trovato la sua strada.

C’era una volta in America… La Birra

Abbiamo già visto che il vino iniziò ad essere prodotto in America dai missionari cattolici che portarono la vite europea in Messico. Ma la birra?

Gli esordi

Essendo molto amata dagli Europei, anche la bevanda ambrata fu introdotta nel Nuovo Continente durante la colonizzazione.
Il primo birrificio sorse nel 1665 a New York, ma era da circa 60 anni che gli Olandesi producevano birra nella zona del fiume Hudson e a Manhattan.

Gli Inglesi non rimasero indietro: nel 1685 ne aprirono uno a Philadelphia, seguito poi da tanti piccoli birrifici locali tra Baltimora, Philadelphia e New York.

La Guerra d’Indipendenza Americana dal 1776 pose un freno all’espansione della produzione brassicola, che riprese successivamente alla fine dei conflitti nel 1783.

Arriva la Lager

Nel 1845 l’Irlanda fu travolta da una terribile carestia che portò all’emigrazione di un milione di persone dall’isola. Molte si diressero verso gli Stati Uniti, dove stavano contemporaneamente arrivando i Tedeschi in fuga dalla tensione politica che sarebbe poi sfociata nella Guerra di Prussia.

Mentre gli Irlandesi si adattarono agli stili inglesi, i Tedeschi si adoperarono per riprodurre le caratteristiche delle loro birre tradizionali. Iniziò così la produzione americana di Lager, caratterizzate dall’impiego di lieviti che prediligono le basse temperature (circa 10°C). Queste furono talmente apprezzate che, partendo dal Midwest, divennero la base della produzione di massa. Sfruttando le nuove tecnologie come la ferrovia, la refrigerazione e la pastorizzazione, le lager venivano prodotte nella città di Milwaukee e vendute su larga scala, anche a grande distanza.

Il Proibizionismo

Nei primi anni del Novecento si era instaurata una forte competizione tra i birrifici esistenti, ma le loro attività dovettero cessare con l’approvazione del Proibizionismo nel 1920.

Questo periodo, durato 13 anni, portò a due fenomeni opposti: se da una parte gli adulti già abituati a bere si rivolgevano al mercato clandestino, che per ragioni logistiche favoriva bevande ad alta gradazione, i giovani crescevano abituandosi ai soft-drink che ancora oggi rientrano nelle abitudini degli americani. La produzione di vino e birra fu quindi accantonata, per riprendere in modo incerto dopo la fine delle restrizioni, nel 1933.

A causa della precarietà economica e la concorrenza delle bibite analcoliche, gli stabilimenti si spinsero verso formulazioni più leggere ed economiche, spesso povere di gusto ma largamente pubblicizzate. Anche i piccoli birrifici ripresero le attività, ma subirono molto il confronto con il marketing della grande distribuzione e molti furono costretti a chiudere.

Il Rinascimento

Le cose cambiarono negli anni Sessanta: gli Americani che avevano combattuto la Seconda Guerra Mondiale e i giovani che tornavano da viaggi di piacere cominciarono a desiderare i sapori scoperti in Europa
Fu così che in California crebbe la ricerca di cibo e bevande di qualità: oltre al settore alimentare e vinicolo rinacque quindi quello della birra, e lo fece partendo dal basso, grazie al fenomeno degli Homebrewers, cioè gli appassionati che la producevano a casa, con metodi artigianali. Questa pratica era ancora illegale (lo fu fino al 1978), ma generalmente accettata; per motivi economici e di disponibilità si predilessero lieviti ad alta fermentazione e ingredienti di origine locale. Anche se il malto era organoletticamente più povero, i luppoli americani arricchirono le birre di nuovi aromi: tra questi spicca il Cascade, resinoso e agrumato, che caratterizzerà il sapore delle nuove American Pale Ale.

Pian piano riaprirono i piccoli birrifici e ne nacquero di nuovi, finché nel 1982 fu fondata la Sierra Nevada Brewing Company, la cui Pale Ale diventò popolarissima in tutti gli USA. Nel 1984 fu il turno della Samuel Adams, il cui fondatore sarebbe poi diventato il più grande produttore di birre artigianali.

Nei decenni successivi gli stabilimenti si moltiplicarono, puntando sempre sulla varietà, la sperimentazione e il recupero degli stili precedentemente accantonati.
La ricerca in campo agrario creò nuove varietà di luppolo ricche di aromi che alimentarono la creatività dei birrai, tuttora in costante fermento.