A tutti noi è capitato di sentire qualcosa ronzarci intorno e, riconoscendo un’ape, una vespa o addirittura un grosso calabrone, avere l’istinto di scappare via. Questo comportamento è fortemente sconsigliato, vediamo perché.
C’è differenza tra la famiglia delle api, della quale fa parte anche il bombo (un’ape di taglia molto grande), e la famiglia delle vespe, che comprende anche i calabroni.
L’ape punge al solo scopo di difendere l’alveare, quindi se proviamo a scacciarla o a scappare via, l’insetto si sentirà minacciato e attiverà il meccanismo di difesa.
Vespe e calabroni usano il pungiglione per lo stesso motivo, ma sono generalmenete più aggressivi, perciò può capitare che attacchino solo perché si sta occupando uno spazio a loro vicino.
“Mi ha fatto male, ma almeno è morta.” Vero per le api, falso per le vespe.
A occhio questi due insetti sono abbastanza distinguibili: l’ape ha una forma più “arrotondata” e presenta alcuni peletti. La vespa invece è liscia, ha una forma allungata e mostra una netta divisione tra torace e addome.
Il pungiglione della prima è accolto in una tasca addominale interna e viene tirato fuori solo in caso di pericolo. Ha una particolare conformazione “a uncino”, perciò quando si attacca ad uno strato elastico come la pelle umana, rimane incastrato. Nel tentare di allontanarsi dopo aver sferrato l’attacco, l’insetto si separa dal suo pungiglione, al quale sono attaccati gli ultimi segmenti addominali. E’ per questo motivo che, dopo la puntura all’essere umano, l’ape muore.
Il pungiglione delle vespe, invece, fa parte del loro apparato riproduttivo ed è liscio, per cui questo insetto può pungere varie volte senza mettere a rischio la propria vita.
Entrambe le famiglie di insetti, quando pungono, iniettano una sostanza velenosa che causa immediatamente rossore, prurito e gonfiore, oltre a un dolore più o meno intenso.
Contemporaneamente rilasciano nell’aria un particolare ormone capace di comunicare il pericolo ai “parenti” nelle vicinanze.
Per questo motivo subito dopo una puntura è bene allontanarsi, avendo cura di non compiere movimenti bruschi, per evitare altri attacchi.
I sintomi immediati sopra descritti, che si manifestano nella zona della puntura per un diametro di circa 2-3 cm, sono considerati normali e poco pericolosi, ma il veleno può provocare reazioni ben più preoccupanti.
Secondo le stime disponibili, nel corso della vita, almeno 9 italiani su 10 vengono punti da un ape, una vespa o un calabrone e fino all’8% sviluppa una reazione allergica.
La professoressa Maria Beatrice Bilò, specialista in allergologia, chiarisce: “Quando il rossore e il gonfiore si estendono a un’area maggiore di 10 centimetri possiamo essere di fronte a una lieve reazione allergica, definita ‘reazione locale estesa’, che in genere tende a ripetersi nel corso di punture successive. I sintomi più gravi, che compaiono generalmente entro mezz’ora dalla puntura, sono invece rappresentati da orticaria, prurito diffuso, vomito, mancanza del respiro, stordimento e perdita di coscienza.”
Uno degli eventi più temuti in seguito alla puntura di un insetto è il famoso shock anafilattico, una violenta reazione allergica che si manifesta con tachicardia, pallore, orticaria e difficoltà respiratorie. In questi casi bisogna agire nel minor tempo possibile: chiamare immediatamente i soccorsi sanitari e, durante l’attesa, stendere la persona in posizione supina con le gambe sollevate di circa 30 cm, possibilmente facendo in modo che il capo sia più in basso del bacino. Questa posizione favorisce il ritorno venoso a cuore e cervello.
Se a pungere è stata un’ape, bisogna estrarre il pungiglione il prima possibile, raschiandolo con le unghie o con una carta di credito. Meglio evitare di usare le pinzette o schiacciare con le dita, perché la compressione aumenterebbe il rilascio del veleno.
La buona notizia è che difficilmente scoprirai di essere allergico a qualcosa direttamente attraverso uno shock anafilattico. Questa reazione violenta non si manifesta quasi mai alla prima esposizione all’antigene. Insomma, devi essere già stato punto e aver riscontrato sintomi simili, ma più lievi e non mortali. Alla comparsa di orticaria e vertigini in seguito a una puntura, comunque, non bisogna assolutamente sottovalutare i sintomi: chiama il 118.
Un grande “tranquillante” è offerto dalla professoressa Bilò:
“Tutti i pazienti che hanno manifestato reazioni gravi a seguito di una puntura di imenotteri possono beneficiare dell’immunoterapia specifica, impropriamente chiamata vaccino, che consente una protezione superiore al 90%. Questo significa ad esempio che un paziente allergico al veleno di vespa che ha avuto uno shock anafilattico, facendo l’immunoterapia specifica, può essere ripunto senza problemi, con riduzione dello stress legato alla imprevedibilità dell’evento e netto miglioramento della qualità della vita.”