La pesca ci permette di ottenere molte varietà di pesce fresco: Pam Panorama è stato il primo supermercato a dotarsi di una flotta di pescherecci che, ogni notte, salpa dal porto di Chioggia per rifornire i banchi di tutti i punti vendita.
Tuttavia la pesca, da sola, non basta a soddisfare la richiesta di pesce: la sovrappesca, infatti, causa grossi problemi a livello ecologico ed è fondamentale saper rispettare i limiti imposti nel rispetto del mare.
Ecco quindi che entra in gioco l’acquacoltura, che, se praticata nel rispetto dell’ambiente e della salute dei pesci, ci permette di gustare prodotti ittici di ottima qualità.
Si tratta di una forma di allevamento di organismi acquatici, realizzabile tramite tecniche caratterizzate da diversi livelli di intensità.
A seconda della tipologia di pesce allevato, si andrà a ricreare un certo tipo di habitat, perciò troveremo acquacoltura delle acque calde (pesci tropicali o ciprinidi) e delle acque fredde (ne sono un esempio trota e salmone), dolci o salate.
Quella a stampo industriale, che si serve di tecnologie all’avanguardia, è diffusa nei Paesi più sviluppati e rappresenta un importante comparto delle economie. La seconda invece è solitamente a conduzione familiare, ha un mercato ristretto nelle aree sottosviluppate, servendosi di metodi decisamente più economici.
La “molluschicoltura” riguarda l’allevamento di molluschi. La “piscicoltura” si riferisce a tutte le specie ittiche. L’”alghicoltura” alle alghe e la “crostaceicoltura”, chiaramente, è l’allevamento dei crostacei.
Come agisce l’uomo per garantire il rispetto dei pesci e inserire sul mercato prodotti di qualità?
Forma estensiva: è praticata in zone particolarmente ampie e l’unico intervento umano si registra nella fase di estrazione dei pesci. Questi infatti si nutrono in maniera completamente autonoma, senza aggiunta di mangime o concimi. A livello economico si tratta della forma meno redditizia, considerando il rapporto chilogrammo per ettaro, risultando però la migliore in termini di conservazione di specie e ambienti naturali.La vallicoltura è una delle tecniche più sviluppate di allevamento estensivo, praticata nelle valli e nelle lagune costiere.
Forma semintensiva: gli organismi marini si nutrono sia degli alimenti che rintracciano naturalmente, sia di una discreta quantità di mangime. In questo modo viene garantita una dieta più completa, mirata all’accrescimento delle specie allevate. Le zone in cui si pratica sono ristrette rispetto alla precedente, è diffuso l’allevamento in vasche a terra, non si fa largo uso della tecnologia, ma la resa economica è leggermente più elevata.
Forma intensiva: si registra una completa somministrazione di alimento da parte dell’uomo, l’eliminazione delle sostanze di scarto e anche il mantenimento di adeguati livelli di ossigeno. Ciò comporta l’utilizzo di tecnologie altamente sviluppate. L’area di allevamento è ancora più limitata: vasche in PVC, vetroresina o cemento per quanto concerne l’allevamento a terra, e specchi d’acqua in cui vengono collocate gabbie, sia galleggianti che sommerse, nel caso di allevamento in mare aperto.Dal punto di vista economico parliamo del metodo più redditizio, anche se sul piano ambientale è necessario un impegno degli allevatori per mantenerne la sostenibilità.
Riproduzione, allevamento larvale e ingrasso sono le tre fasi di cui si compone il ciclo di allevamento.
La prima è attivata da individui sessualmente maturi che depongono le uova. Queste vengono isolate e nel momento in cui si schiudono inizia l’allevamento larvale, portato avanti fino al raggiungimento del cosiddetto “stadio giovanile”. I giovani pesci vengono così sottoposti alla fase dell’ingrasso, con la quale si punta a raggiungere determinate taglie in base alla destinazione finale del prodotto.
Le prime due fasi per gli individui marini avviene principalmente in vasche a terra per facilitare la gestione dei controlli. La terza invece può avvenire anche in mare.
L’utilizzo delle gabbie sopra menzionate ha permesso di allargare le zone di applicazione dell’allevamento intensivo. Allo stesso tempo ha favorito la conservazione di caratteristiche ben più simili dell’habitat naturale delle specie allevate. Inoltre si mantengono le caratteristiche organolettiche tipiche della pesca tradizionale, limitando l’insorgere di malattie, grazie alla migliore qualità delle acque marine rispetto alle vasche artificiali.