La risposta è influenzata da tanti fattori, soprattutto di matrice culturale. In Italia per esempio il pane è più comunemente la pagnotta, mentre in Francia penseranno subito a una fragrante baguette. Ma sapevi che può addirittura trasformarsi in un piatto da portata?
Per farti capire di cosa stiamo parlando, ti diamo un nome: injera. Quello che descrive un pane a base di farina di teff, un cereale privo di glutine tipico di Etiopia ed Eritrea. Con 0.8 mm di diametro, il seme di teff è il più piccolo al mondo, disponibile nei colori rosso oppure avorio (la varietà apparentemente più pregiata); se ne ricavano due farine, entrambe con uno spiccato sapore tostato che, a tratti, ricorda quello della nocciola. Con queste si possono creare panificati naturalmente senza glutine e ad alto contenuto proteico, ricchi di calcio, fibre e amminoacidi essenziali come la lisina, importante precursore della vitamina B3.
Uno di questi è proprio il pane injera, simile a una spianata e realizzato con sola farina di teff e acqua. Secondo la tradizione, l’impasto deve lievitare 3-4 giorni prima di essere cotto su una piastra di terracotta. Successivamente si può scegliere se servire l’injera a fette oppure intera.
In questo stato africano il pane injera è parte del piatto nazionale, il wot, uno stufato piccante di pollo, manzo e agnello oppure vari tipi di pesce. A caratterizzare il wot è il il berberè, un insieme di peperoncino, aglio, chiodi di garofano, coriandolo e zenzero fresco che dona allo stufato un sapore pungente. Un’altra variante del wot, consumata in Eritrea, è lo zighinì, un piatto unico costituito da carne, pane injera, legumi e verdure. In entrambi i casi, l’injera funge sia da piatto che da posata: strappando un piccolo lembo di questa piada, lo si può usare per prendere il cibo e consumare il pasto senza usare cucchiai o forchette.