I raggi del sole danno alla nostra pelle un gradevole colore dorato, ma hanno anche degli effetti collaterali da non trascurare. Le creme solari offrono un valido aiuto per proteggere la pelle, ma non sempre le usiamo correttamente. Scopriamo come funzionano e come evitare gli errori più comuni.
UV sta per ultravioletti, raggi non visibili a occhio nudo, ma che raggiungono la nostra pelle ogni volta che la esponiamo al sole.
I raggi UVA riescono a raggiungerne gli strati più profondi, creando radicali liberi e provocando invecchiamento precoce, rughe e macchie solari, ma anche, nei casi peggiori, tumori della pelle.
I raggi UVB si fermano agli strati superficiali e sono i responsabili delle scottature, ma possono anche provocare melanomi.
La capacità di una crema di fermare i raggi UVB è indicata dal fattore Spf: una protezione 6 lascia passare 1/6 di radiazioni, una protezione 30 ne lascia passare 1/30.
Se sulla confezione è presente un bollino con scritto UVA, significa che il fattore di protezione da questo tipo di raggi sarà pari ad almeno 1/3 dell’Spf.
Una protezione 30 farà quindi passare 1/30 dei raggi UVB e 1/10 dei raggi UVA.
*se il bollino UVA è presente.
Vediamo che una protezione 50 scherma solo un 5% di UVB in più rispetto a una 15, mentre per gli UVA c’è una differenza maggiore, di circa il 14%.
I test per determinare l’Spf di un filtro sono eseguiti sull’applicazione di 2 mg di crema per centimetro di pelle. Questo significa che la nostra protezione 30 sarà davvero tale solo se usiamo circa 30g di crema: usandone metà, lo schermo effettivo sarà √30, quindi un misero 5.
Il metodo più efficace per proteggersi a sufficienza è applicare la crema su tutto il corpo mezz’ora prima di esporsi al sole, quindi ripetere una volta arrivati in spiaggia e dopo ogni bagno.