Detta anche “batata”, la patata dolce viene consumata dall’uomo da almeno 8000 anni e coltivata nelle Americhe da 5000. In Italia la coltivazione di questo tubero risale alla metà del XIX secolo, principalmente nel territorio tradizionale di Anguillara Veneta, Padova.
In una classifica sui vegetali più importanti per la nostra salute, l’associazione statunitense Center of Science in the Public Interest (CSPI) ha messo al primo posto proprio la patata dolce. Perché?
- Fa bene al cuore e alle arterie: grazie al contenuto di antiossidanti, vitamine, minerali e fibre.
Inoltre la batata non contiene grassi saturi e colesterolo, e l’elevato contenuto di carboidrati sotto forma di amido riduce l’indice glicemico della patata dolce rispetto ad altre fonti di carboidrati.
- Ricca fonte di vitamine: una batata di medie dimensioni, cotta al forno e mangiata con la buccia, contiene oltre quattro volte l’apporto giornaliero raccomandato di vitamina A, importante per la vista, lo sviluppo delle ossa e delle difese immunitarie. Non solo, ma il tubero è anche ricco di vitamina C, che aiuta a combattere le infezioni e assorbire il ferro. Sembra ancora poco? La patata dolce contiene anche vitamina B6, vitamina E e vitamina D, fondamentale per la salute di cuore, pelle e denti.
- Basso indice glicemico: i carboidrati complessi vengono trasformati dal corpo molto più lentamente rispetto a quanto avviene con le patate bianche, impedendo repentini innalzamenti dei livelli di zucchero nel sangue. Per questo sono particolarmente adatte per i diabetici.
- Ricca di potassio: la patata dolce batte l’alimento più noto per l’apporto di questo nutriente, ovvero la banana.
Il potassio è uno degli elettroliti necessari per regolare il battito cardiaco e i segnali nervosi, aiuta le funzioni renali e riduce possibili gonfiori muscolari.
- Si può mangiare in mille modi: al forno, in microonde, bollite, in pentola e anche cruda!