È opinione comune che il pane, dopo uno o due giorni, diventa raffermo perché il contatto con l’aria comporta una perdita d’acqua. Diversi esperimenti, il primo dei quali svolto nel 1852, hanno però comprovato un livello di disidratazione molto al di sotto delle aspettative. Il fenomeno, quindi, è in realtà dovuto alle variazioni di temperatura. Il processo è infatti quasi del tutto reversibilemettendo il pane in forno ad almeno settanta gradi, ma attenzione: questo funziona soltanto se il pane è intero, ovvero se la sua crosta è intatta. Se si tratta di fette di pane, la disidratazione in forno risulterebbe incisiva.
Se ci troviamo dunque con dei pezzi di pane vecchio, oppure se vogliamo approfittare di questo fenomeno, ci sono diverse cose che possiamo fare. Ad esempio, basta tostare le fette in forno condendole con pomodori, mozzarella e/o rucola per ottenere delle invitantissime bruschette. Un’altra possibilità è tagliarlo a piccoli pezzettini, l’ideale per accompagnare le zuppe o per farci dei crostini aromatizzati: per questi basterà spennellare la superficie del pane tagliato con olio, cospargere sopra gli aromi che si preferiscono (origano, rosmarino, aglio) e poi farli tostare in forno per pochi minuti.
Per ottenere il pangrattato, utile e versatile, è sufficiente far seccare il pane in un sacchetto di carta o in forno e grattugiarlo.
Un’altra opzione, inzuppando la mollica nel latte, è creare un impasto che possiamo impiegare per fare polpette, gnocchi e torte dolci e salate.
Concludiamo con qualche consiglio per conservare il pane: