È evidente, non si può entrare a casa di ogni cittadino e verificare che venga effettuata una corretta raccolta differenziata, così come non è possibile tenere sotto controllo tutte le aree nei pressi di fiumi e laghi per assicurarsi che non vengano inquinati. Un modo per evitare il disastro ambientale derivante dall’arrivo di plastica (e altro materiale inquinante) in mare potrebbe esserci. Si tratta di un progetto nato in Italia, realizzato su alcune zone che si affacciano sul Fiume Po, nominato “Po d’aMare”.
La prima sperimentazione ha avuto luogo presso il Comune di Ferrara nel 2018. Sono state installate delle barriere in polietilene galleggianti che non interferiscono con la flora e la fauna del fiume, progettate da Castalia e posizionate nel tratto del Po in località Pontelagoscuro a 40 km dalla foce. L’obiettivo era quello di contrastare il fenomeno del “marine litter” (rifiuti in mare), intercettando tutto ciò che sarebbe sfociato nel mare Adriatico, per poi avviare i materiali raccolti al riciclaggio.
A Settembre 2019 l’iniziativa si è trasferita a Torino, con l’utilizzo degli stessi strumenti e condividendo il medesimo obiettivo della città emiliana.
Il progetto è stato predisposto da Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Consorzi Castalia e Corepla, Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, dell’Aipo e la collaborazione del Comune (di Ferrara nel 2018 e di Torino nel 2019).
Nel ferrarese il progetto pilota ha lavorato “a regime” per quasi 100 giorni, dal 18 luglio al 16 novembre 2018, raccogliendo circa 3 quintali di rifiuti. Alla Fondazione per lo sviluppo sostenible spiegano che “La frazione non plastica è costituita, per la maggior parte, da scarti vegetali e sono stati intercettati anche contenitori in vetro. La quota più rilevante in termini di peso del rifiuto plastico captato è rappresentata daPEproveniente da fusti di capacità maggiore a 25 litri, imballaggi utilizzati in ambito agricolo o industriale”.
I rifiuti intercettati sono stati avviati al riciclo e, con il supporto di Corepla, il rifiuto plastico è stato poi inviato al centro di selezione che ha separato e avviato a riciclo le diverse frazioni polimeriche. I granuli di plastica ottenuti dalle operazioni di riciclo sono stati poi inviati a un’azienda inglese per la realizzazione di una casetta rifugio.
Decisamente minore è la quantità di rifiuti intrappolati nelle barriere situate in prossimità del centro storico di Torino, fra i ponti Vittorio Emanuele I e Umberto I. In totale sono stati raccolti 63 kg di materiali, di cui circa il 60% provenienti da imballaggi in plastica di vario tipo: bottiglie in PET (polietilene tereftalato), flaconi in PE (polietilene), polistirolo espanso, pellicole e vaschette. Il restante 40% invece è materiale di vario genere tra cui tessuti, materiale organico, alluminio, acciaio, vetro e oggetti vari.
La Sindaca del capoluogo piemontese si è detta orgogliosa dei risultati ottenuti, dichiarando: “La quantità esigua di materiale rinvenuto è il frutto dell’impegno di un ‘sistema’ fatto di istituzioni, aziende e consorzi che consente di intercettare e riciclare i rifiuti prima che arrivino ai fiumi. Nonché di tutti i cittadini che, con il loro comportamento virtuoso, possono essere davvero protagonisti nella difesa del nostro ambiente. Cosa che è e rimane una priorità, per noi e per le prossime generazioni.”
L’80% dei rifiuti che si trovano in mare, secondo gli esperti, proviene dalla terraferma. L’iniziativa portata avanti in Italia puntava a capire come e quanto il fiume Po, con un bacino che include circa 16 milioni di persone, 7 regioni e 3.200 Comuni, contribuiva all’inquinamento marino, in modo da poter intervenire immediatamente e sviluppare un piano di prevenzione.
Le parole di Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, ci aiutano a comprendere l’importanza di un progetto di questo tipo: “Un progetto importante che è riuscito a dimostrare la possibilità di intercettare i rifiuti prima che raggiungano il mare e diventino così un grave problema ambientale. Una volta in mare, infatti, i rifiuti a contatto con l’acqua salata, sono difficilmente riciclabili e nello stesso tempo le plastiche si trasformano nelle pericolose microplastiche.” Ronchi ha poi concluso il discorso auspicando un deciso intervento legislativo, volto a combattere con forza il problema, allargando ad altri fiumi e laghi le sperimentazioni concluse sul Po.
Sull’argomento è intervenuto colui che ricopre il massimo ruolo istituzionale in materia ambientale, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa: “Come sapete siamo ormai prossimi all’arrivo in Consiglio dei Ministri della legge Salvamare, dove è prevista la collaborazione dei pescatori per il recupero della plastica in mare, ma posso assicurarvi che stiamo già lavorando affinché sia possibile raccogliere la plastica anche nelle acque dolci. È un problema che mi sta enormemente a cuore, tutti insieme riusciremo a liberare dalla plastica il mare.”